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Confindustria: danno enorme chiudere il Brennero

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Attualità

Confindustria: danno enorme chiudere il Brennero

  • –di Nicoletta Picchio

La richiesta di un’azione comune della Ue sul tema dell’immigrazione. E l’auspicio che domani i ministri degli Esteri europei possano “ricomporre” una volontà comune per dare accoglienza a chi ne ha bisogno.

In vista dell’incontro di domani, e dopo le vicende degli ultimi giorni, con un aumento consistente del flusso migratorio e l’annuncio del governo austriaco di costruire una barriera al Brennero, Confindustria ieri ha messo nero su bianco la propria posizione. Sottolineando aspetti politici, umanitari ed economici: la chiusura del Brennero sarebbe «un danno enorme per la nostra industria».

L’accoglienza dei profughi, esordisce il comunicato di ieri, «deve essere un’azione comune, condivisa da tutte le Regioni europee» e «non un obbligo morale per chi è più esposto dalla condizione geografica come è il nostro Paese». È «con questo spirito» che Confindustria segue «con attenzione» la situazione che si sta prospettando «per il caso del flusso migratorio in direzione dell’Austria». Una circostanza che tra l’altro, continua il testo, «potrebbe comportare la chiusura del Brennero, un danno enorme per la nostra industria».

Confindustria nella nota si sofferma in particolare su export e turismo: «Ne avrebbero un immediato contraccolpo che toccherebbe tutta la nostra economia». In particolare «quelle imprese del Nord-Est che lavorano costantemente e in modo rilevante con i Paesi del Nord Europa».

In questo scenario da Confindustria arriva un auspicio: e cioè che domani, in occasione dell’incontro tra i ministri degli Esteri in Lussenburgo «si possa arrivare ad un concreto tentativo ci accordo che ricomponga la volontà comune di offrire la giusta accoglienza a chi ne ha bisogno». Per concludere che «solo un’Europa senza frontiere - è la frase finale del comunicato - può garantire benessere e solidarietà veri».

Da parte dell’Anita, l’associazione delle imprese dei trasporti automobilistici, è già arrivata una prima quantificazione dell’impatto economico del ripristino dei controlli alle frontiere: un camion fermo costa all’azienda circa 60 euro l’ora, quindi con un ritardo di solo due ore si può supporre, ha detto il presidente Thomas Baumgartner, un aumento dei noli del 10% che ricadrà senza dubbio sui costi e quindi sui prezzi dei prodotti e di conseguenza sul consumatore finale.

«La chiusura del Brennero potrebbe compromettere una ripresa già di per sé timida», è stato l’allarme lanciato venerdì dai presidenti delle Confindustrie del Nord Est, Roberto Zuccato (Veneto), Giuseppe Bono (Friuli Venezia Giulia) e Stefano Pan (Trentino Alto Adige), che hanno sottolineato i rischi per le imprese di perdere commesse, oltre ai danni per export e turismo.

Con 29 milioni di tonnellate movimentate ogni anno, il Brennero è il valico alpino con il maggior traffico su strada e ferrovia; seguono a distanza quello di Ventimiglia (17,3 milioni di tonnellate) e di Tarvisio (15,2 milioni).