Italia

Dossier Interessati 44 giacimenti e 90 piattaforme in mare

  • Abbonati
  • Accedi
Dossier | N. 25 articoli17 aprile / Il referendum sulla durata delle trivellazioni in mare

Interessati 44 giacimenti e 90 piattaforme in mare

  • –di Jacopo Giliberto

Quante sono le famiglie, quali le professionalità, quante le aziende coinvolte dall’esito del referendum “sulle trivelle”? Le stime divergono. Nei giorni di campagna referendaria si sono sentite cifre diversissime, a seconda della fonte, se è contro o a favore delle installazioni in mare. Una stima verosimile è quella dei tre sindacati di chimici ed energia, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, i quali affermano che l’esito del referendum di oggi potrebbe coinvolgere circa 500 aziende, 5mila lavoratori diretti e 15mila dell’indotto.

Il futuro di queste imprese, dei loro dipendenti e delle loro famiglie è nelle matite di 61.562 sezioni elettorali, è nelle mani di 46.730.394 concittadini e di altri 3.951.455 elettori residenti all’estero. Il referendum chiede se allo scadere andranno stoppate le concessioni dei 44 giacimenti, 90 piattaforme, che estraggono metano e in qualche caso petrolio nei mari italiani entro 12 miglia dalla costa. Il referendum non riguarda i giacimenti in terraferma né quelli in alto mare. Se vincerà l’astensione dal voto, o nell’improbabile caso di vittoria dei “no” alla chiusura delle piattaforme, tutto resterà come prima. Ma se vincerà il “sì” alla fermata delle piattaforme, entro fine anno - entro il 31 dicembre prossimo - spariranno per sempre 12 concessioni in mare, 44 impianti, 207 pozzi e l’Italia dal 1° gennaio prossimo dovrà importare 562 milioni di metri cubi di metano in più. Di anno in anno, finché scadranno le concessioni, si arriverà a rinunciare a 1,9 miliardi di metri cubi di metano nazionale, a vantaggio delle importazioni, chiudendo le 90 piattaforme.

I 5mila lavoratori diretti stimati dai sindacati sono quelli che lavorano con quelle 90 piattaforme, impianti dell’Eni e dell’Edison. Ci sono gli equipaggi di bordo che vivono sulle piattaforme: operai, elettricisti, chimici, installatori, ingegneri, impiantisti, addetti alla manutenzione. Ci sono quelli impegnati nelle attività di un impianto produttivo, per esempio che governano la sala controllo, e in quelle tipiche di una nave che non galleggia ma sta con i piedi posati sul fondo, come il marconista nella sala radio e i cuochi di bordo. Con le piattaforme lavora anche personale di terra, per esempio gli addetti alla logistica o del commerciale.

Una stima dell’Università di Brescia («Indotto socio-economico della presenza di Eni a Ravenna», Sergio Vergalli, 2015) dice che nel solo polo di Ravenna, uno dei più importanti al mondo, lavorano 553 dipendenti dell’Eni e 7.120 contrattisti delle aziende di fornitura. Montatori, addetti alle pulizie, piloti di elicottero, marinai, geologi, ruspisti e così via. Secondo lo studio, ciò genera per la Romagna ricadute sui 700 milioni l'anno.

Fanno parte dell’indotto le aziende di altissima specializzazione che lavorano per i giacimenti di metano o di petrolio. Un nome per tutti, chiamato in tutto il mondo a fare impianti, è la Rosetti Marino di Ravenna. In Emilia, fra Parma e Piacenza, c'è il polo delle imprese dell’ingegneria, come per esempio la Bonatti che lavora dal Kazakhstan al Messico. Un polo dell’indotto dei giacimenti è a Trieste, dove spicca la Wärtsilä con la produzione di grandi motori per le installazioni gasiere e petrolifere. Un altro centro di imprese attive per i giacimenti italiani è a Genova. Ci sono le software house che forniscono l’informatica e ci sono decine di studi di geologia che compiono le ecografie del sottosuolo alla ricerca dei giacimenti. L’industria di settore stima, in modo forse generoso, che l’impiantistica sviluppi un valore sui 120 miliardi di euro l’anno e occupi circa 100mila addetti.

Ci sono anche casi di indotto scientifico. Accade con il colossale centro di calcolo Cineca di Casalecchio di Reno (Bologna), invidiato in tutto il mondo. Per mesi al largo del delta del Nilo erano passate tutte le più potenti compagnie del mondo senza vedere nulla, ma quando l’Eni ha passato ai matematici e agli informatici del Cineca i dati del sottosuolo è stato scoperto un giacimento di gas così colossale, il giacimento Zohr, da cambiare il rating dell’Eni e i rapporti fra Italia ed Egitto. Ora il Cineca sta costruendo un centro di calcolo ancora più potente a Piacenza.

Nell’indotto più allargato si possono contare le attività del turismo collegate alla presenza degli impianti. A Ravenna vi sono per esempio piccolissime compagnie di navigazione che offrono ai turisti le gite in battello fino alle installazioni petrolifere. Un indotto molto allargato è quello della pesca, che ha raccolte più generose (fonte: Rie 2013) nelle aree in cui le zampe delle piattaforme proteggono la riproduzione del pesce.