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Dossier Referendum trivelle, battaglia sul quorum

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Dossier | N. 25 articoli17 aprile / Il referendum sulla durata delle trivellazioni in mare

Referendum trivelle, battaglia sul quorum

di Manuela Perrone

Le urne oggi resteranno aperte fino alle 23 per il referendum che deciderà la sorte, alla scadenza delle concessioni, delle trivelle esistenti entro le 12 miglia dalla costa. E sarà a quell’ora, quando si conoscerà la percentuale dei votanti, che si potrà già valutare il primo risultato politico: non tanto il raggiungimento o meno del quorum, ritenuto difficile, quanto il numero degli italiani che avranno partecipato al voto, non raccogliendo l’invito all’astensione lanciato dal premier e segretario del Pd Matteo Renzi.

Conta strategica, quella odierna. Il presidente del Consiglio, in un’intervista a QN, ha definito «assurda» la situazione, ribadendo: «Non è un referendum politico. Non si vota sul governo. Si vota sul futuro energetico del Paese e sul destino di 11mila lavoratori». Ma la consultazione, complice l’inchiesta di Potenza, ha finito col trasformarsi in una bilancia per misurare il peso (e le capacità di coagulare il consenso) del frastagliato fronte anti-astensione, che va dai Cinque Stelle alla Lega. Dunque del fronte anti-esecutivo e anti-Renzi. Un’esercitazione molto utile per tutti in vista del referendum d’autunno sulle riforme costituzionali, sul quale Renzi si giocherà la sua carriera politica. E per il quale non deve esserci quorum: i sì dovranno essere superiori ai no. Determinante sarà la capacità di mobilitare i cittadini, quella che gli oppositori del premier cominceranno a sondare oggi.

All’appuntamento il Pd arriva diviso: contraria all’indicazione ad astenersi, la minoranza partecipa al voto senza essere però unita nel merito (Speranza voterà sì, Bersani no, come Prodi e D’Alema). Gianni Cuperlo ha ripetuto che sarebbe stato «più saggio» non esprimere un appello all’astensione. Ma, ha aggiunto, «ho grande rispetto per il segretario del Pd e per i cittadini che sceglieranno di rimanere a casa». In cui Renzi, che oggi seguirà i dati dalla sua casa di Pontassieve, confida. Anche se molti, come è accaduto quasi sempre in caso di quesiti molto tecnici, lo faranno indipendentemente dalle direttive dei partiti.

Ha fatto capire la posta in palio il governatore dem della Puglia Michele Emiliano, tra i più agguerriti rivali del premier nella disfida sulle trivelle. «Se voteranno in dieci milioni (cioè quasi uno su cinque) - ha detto ieri a Repubblica - credo sarà stato un successo». Anche se decreterebbe il fallimento della consultazione: per il quorum servono oltre 25 milioni di votanti.

Un segnale giungerà già a mezzogiorno, quando arriverà il primo dato sull’affluenza. Non a caso i Cinque Stelle, compatti per il sì, hanno raccomandato dal blog di Beppe Grillo di andare a votare al mattino. Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio ha usato la carta della linea pro-astensione di Renzi e di Giorgio Napolitano, che il M5S ha annunciato di voler denunciare, per sollecitare la partecipazione: «Proprio perché queste persone invitano all’astensionismo, noi dobbiamo andare a votare in massa». Un esposto contro Renzi alla Commissione Ue è stato intanto presentato dal Codacons secondo cui, con le sue dichiarazioni sull’astensionismo, il premier avrebbe violato il Codice europeo sul referendum.

Sinistra Italiana e i vari “cespugli” sono per il sì. Idem, nel centrodestra, la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, in nome della «difesa del nostro mare». Meno nette le posizioni in Forza Italia: se il capogruppo al Senato Paolo Romani non andrà a votare, barreranno la casella del no molti esponenti azzurri, come il presidente dei deputati Renato Brunetta. Sul sì è invece schierato il governatore della Liguria Giovanni Toti.

Se sposano la linea dell’astensione l’Ncd di Alfano e quasi tutti i verdiniani di Ala, alfieri della partecipazione al voto sono i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso. E non ci sono motivi per immaginare che il capo dello Stato Sergio Mattarella interrompa la tradizione di tutti i suoi predecessori al Colle, presenti a ogni consultazione.