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Referendum trivelle, comitato per il sì annuncia ricorso al Mise

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nonostante il quorum mancato al referendum

Referendum trivelle, comitato per il sì annuncia ricorso al Mise

Le associazioni del Comitato per il sì al referendum sulle trivelle presenteranno un ricorso al Ministero dello Sviluppo Economico per chiedere il blocco immediato di cinque concessioni estrattive entro le 12 miglia. Lo ha annunciato Enzo Di Salvatore, estensore del quesito referendario, che ha mancato il quorum, secondo il quale «le concessioni sono scadute da anni. La norma prevede che siano prorogati i titoli vigenti, non quelli scaduti. Di conseguenza le aziende petrolifere stanno continuando a estrarre senza autorizzazione».

Comitato sì: proroga concessioni illegittima
Non solo. Di Salvatore, nel corso della conferenza stampa dei Comitati del Si, stamani alla Camera, ha reso anche noto che l'europarlamentare Barbara Spinelli ha presentato una interrogazione alla Commissione Europea chiedendo se non ritenga di aprire una procedura di infrazione per violazione delle regole sulla concorrenza in merito alla estensione delle concessioni.

Affluenza non delude opposizione e minoranza dem
Il quorum mancato del referendum trivelle non intimidisce opposizioni e minoranza dem, che a poche ore dalla chiusura dei seggi fanno leva sui numeri del sì (l'85% dei 15 milioni di italiani che sono andati a votare) per sfidare il premier Matteo Renzi. Anche in vista delle amministrative di giugno e del referendum d'autunno sulle riforme costituzionali. In prima linea il governatore Pd della Puglia, Michele Emiliano, che sbandiera il dato sull'affluenza come «un successo enorme», espressione di «un popolo si è ribellato».

Il governatore della Puglia: «Renzi farà i conti con me»
«Avevo detto che sarebbe stato un successo avere dieci milioni di voti. Siamo andati ben oltre. È il secondo referendum più partecipato negli ultimi 15 anni, dopo quello sull'acqua. È più di quanto ha preso il Pd alle Europee - osserva -. Siamo di fronte alla più grande aggregazione ambientalista d'Europa, che chiede risposte», conclude Emiliano, confermando l'ambizione di candidarsi come leader alternativo a Renzi per il centrosinistra: «Il premier farà i conti con me».

Prossima battaglia lo smontaggio delle 30 piattaforme inutilizzate
Nonostante i toni minacciosi, intervistato a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24 Emiliano esclude però l’avvio di una battaglie «contro Renzi, anche perché Renzi è il presidente del Consiglio e ho il dovere di leale collaborazione come scritto nella Costituzione. Quindi il presidente può contare su di me». Ovviamente, aggiunge, «deve evitare di fare favori a lobby, soprattutto quelle pericolose per l'ambiente, perché in quel caso sarebbe mio dovere...». La prossima battaglia - aggiunge poi - sarà quella per lo smontaggio delle oltre 30 piattaforme inutilizzate «che erano il vero oggetto del referendum di ieri. Si è eliminato il termine massimo di estrazione perché si voleva consentire alle aziende petrolifere di tenere in mare senza limite queste piattaforme senza spendere il miliardo di euro che serve a smontarle. Noi pretenderemo che vengano smontate».

Brunetta (FI): «Una vittoria di Pirro, Renzi ha poco da stare sereno»
Dall'opposizione, è invece il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, a mettere in chiaro il significato nascosto del prevalere dei sì nell'ambito della minoranza che ha raggiunto le urne referendarie. «I votanti di ieri sono per la stragrande maggioranza contro il premier e contro il governo Renzi», spiega Brunetta, che individua «uno zoccolo duro di quasi 16 milioni di cittadini, tutti potenziali voti contro Renzi al referendum costituzionale, quello della vita per il segretario-premier». Un ottimo punto di partenza, secondo l'ex ministro della Pa, «per costruire la vittoria del “no”» al referendum confermativo in programma ad ottobre, che vedrà schierati per il no, oltre a Forza Italia, anche Sel-Sinistra italiana, il Movimento 5 Stelle, la minoranza Pd e il centrodestra d'opposizione. Renzi, conclude Brunetta, «ha conseguito dunque una vittoria di Pirro, e ha davvero poco da stare sereno».

Salvini (Lega): «Ride bene chi ride ultimo»
All'attacco del premier anche il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, che parlando a Radio Padania delinea la strategia del Carroccio dopo il fallimento del referendum: «Renzi ha in mano televisioni e radio e noi no ma a Renzi che oggi ride io dico che ride bene chi ride ultimo». Noi, rassicura gli ascoltatori Salvini, «abbiamo i nostri strumenti e sono la cabina elettorale e la piazza, le grandi manifestazioni democratiche e il voto. Così ci prepariamo alle amministrative e al referendum di ottobre. Il 29 maggio ci sarà una manifestazione federale a Milano e poi, in vista del referendum, dal 16 al 18 settembre andremo a Pontida per il ventennale della manifestazione sul Po». Alle critiche di Salvini che parla di «vittoria dell'arroganza» e di «spreco da 300 milioni di euro» dovuto al mancato accorpamento del referendum alle altre elezioni, risponde a stretto giro la vice segretaria del Pd Debora Serracchiani, sottolineando come «motivi tecnici» e non la volontà politica del premier abbiano impedito l'accorpamento consultazione referendaria-amministrative.

La proposta M5S: «Abolire quorum, decida solo chi partecipa»
Altrettanto polemica ma più propositiva la posizione del Movimento 5 Stelle, che in una nota firmata dai senatori del Movimento ringrazia «gli oltre 15 milioni di cittadini che hanno detto SI alla democrazia e un futuro con mari puliti, energie rinnovabili, efficienza energetica e turismo sostenibile». Dopo aver ricordato gli ostacoli superati da questi «eroi della democrazia» - «dalle lobby del petrolio di Trivellopoli e della disinformazione» alle «bufale sui posti di lavoro a rischio» e gli inviti all'astensione di un ex presidente della Repubblica - i senatori M5S rilanciano la richiesta di «abolire il quorum nei referendum». Perché, concludono, «negli strumenti di democrazia diretta solo chi partecipa deve contare e decidere».

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