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Confindustria: non rallentare sulle riforme, bisogna attuarle

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Confindustria: non rallentare sulle riforme, bisogna attuarle

Una crescita più sostenuta. E attuare le riforme. È il messaggio arrivato ieri da Confindustria nell’audizione alle Commissioni Bilancio di Senato e Camera. Per quanto «realistiche e condivisibili come previsioni», questi ritmi di crescita appaiono «insoddisfacenti per ripristinare i livelli di occupazione e redditi pre-crisi, sanare le ferite del tessuto sociale». Quindi è «doveroso puntare su una crescita più elevata e fare ogni sforzo per raggiungerla».

Un percorso che passa per la realizzazione delle riforme, dalla Pa alla giustizia civile, alla lotta all’evasione, alla ricerca e innovazione. Il governo «ne ha pianificate e realizzate un numero consistente». Ma bisogna andare avanti: «Tale processo riformatore non può né fermarsi né rallentare», ha sottolineato il direttore del Centro studi, Luca Paolazzi, nell’audizione. È proprio un «deficit di attuazione» quello che è maggiormente mancato in Italia. Sotto questo profilo il Piano nazionale delle riforme va nella direzione giusta. Così come vanno accelerati gli investimenti: l’obiettivo di crescita del Def è positivo, ma «preoccupa che la quota di progetti effettivamente in esecuzione sia ancora molto limitata». Una «robusta accelerazione è assolutamente necessaria per completare l’utilizzo della clausola richiesta», cioè la flessibilità di bilancio, «ma soprattutto per accrescere la competitività dell’economia».

Confindustria ha ritenuto una «scelta condivisibile» del governo quella di «ridurre l’ammontare della restrizione di bilancio nel 2017 e nel 2018 per rinviarla al 2019, una volta consolidata la crescita del pil». Correttamente «il governo ritiene inopportuno e controproducente» operare una restrizione di bilancio così consistente e ha programmato un percorso di rientro meno restrittivo. Sia per l’uso delle risorse a deficit, sia per l’impegno, «positivo», di annullare le clausole di salvaguardia ancora attive, le risorse da recuperare a bilancio nel 2017 ammontano a 8,2 miliardi. È importante, tra le varie misure, trovare strumenti di contrasto all’evasione più efficaci. L’auspicio è che si nomini presto la Commissione di monitoraggio per l’evasione fiscale, prevista dalla delega fiscale.

In una nota di ieri, il Csc aveva dato una misura della crisi dell’Italia in termini di pil: -9,1% dal 2008. Un calo «persistente e non ciclico». Si è persa capacità produttiva. A cominciare dal Def bisogna realizzare in modo urgente un disegno di politica industriale, è scritto nella nota, tenuto conto che in Italia per ogni euro di aumento della produzione manifatturiera, il pil sale quasi del doppio. Bisogna spingere il paese verso nuove frontiere tecnologiche e creare un forte collegamento tra imprese, università ed enti di ricerca. Un passo è il Piano nazionale per la ricerca in discussione in Parlamento. Nell’audizione Confindustria ha incalzato sull’attuazione del Pnr, chiedendo interventi migliorativi.

Sul credito di imposta in R&I si chiede l’eliminazione o l’innalzamento del limite massimo di 5 milioni annui ad impresa, il ripensamento dell’approccio incrementale. Per il ridurre gli squilibri territoriali è negativo che non si faccia cenno alla possibilità di prorogare al 2017 per le sole regioni meridionali lo sgravio contributivo per i nuovi assunti.

Sulle riforme istituzionali, bene la conclusione dell’iter del disegno di legge, fonte di soddisfazione per Confindustria che l’ha sostenuto. Quanto ai contratti, l’intenzione del governo di rafforzare con legge il ruolo del secondo livello è condivisibile. «Ma in questa materia va fatta molta attenzione all’eterogeneità di situazioni: bisogna offrire uno strumento e rafforzare la convenienza ad usarlo, più che imporre comportamenti uniformi».

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