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Verdini a giudizio per bancarotta aggravata

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Verdini a giudizio per bancarotta aggravata

  • –Silvia Pieraccini

FIRENZE

Le attività editoriali avviate in Toscana da Denis Verdini causano un altro guaio giudiziario al senatore di Ala, ex coordinatore nazionale di Forza Italia. Il giudice dell’udienza preliminare di Firenze, Maria Dolores Limongi, ieri lo ha rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta insieme con gli altri amministratori della Ste (Società toscana edizioni), che dal 1998 fino all’ottobre 2012 ha pubblicato il Giornale della Toscana, dorso regionale del quotidiano Il Giornale, e che nel febbraio 2014 è stata dichiarata fallita dal tribunale di Firenze.

Gli altri rinviati a giudizio (il processo inizierà il 14 marzo 2017) sono il deputato Massimo Parisi, ex coordinatore di Forza Italia per la Toscana ora passato anche lui in Ala, e membro del consiglio di amministrazione di Ste fino al 2008; Girolamo Guicciardini Strozzi, presidente della Ste fino al 2012; Enrico Luca Biagiotti, componente del cda; e Pierluigi Picerno, amministratore e poi liquidatore della Ste.

Verdini – socio di maggioranza e amministratore di fatto della Ste - era l’unico presente in aula ieri mattina, ad attendere la decisione del gup sul procedimento nato da un’inchiesta più ampia, riguardante sempre la Ste e società collegate che pubblicavano altre testate a Firenze, per una presunta truffa allo Stato sull’assegnazione di fondi all’editoria. I suoi avvocati hanno sostenuto che si tratta di un caso di “bancarotta riparata” e che quindi non ci sarebbe reato visto che i denari distratti - 2,6 milioni secondo l’accusa - sono stati restituiti.

L’accusa di bancarotta nasce appunto dagli atti di distrazione di capitali della società editrice, che sarebbero stati realizzati dagli imputati con un tourbillon di operazioni tipico di queste fattispecie. Tra gli episodi contestati c’è l’obbligo assunto dalla Ste, e contenuto in un contratto preliminare del 2004, ad acquistare da Verdini e Parisi, per 2,6 milioni di euro, quote di un’altra società, la Nuova Toscana Editrice srl, già all’epoca in difficoltà finanziaria. L’operazione, secondo gli inquirenti, non poteva fondarsi su valide ragioni economiche perché la Ste si trovava anch’essa in uno stato di difficoltà finanziaria fin dalla sua costituzione, e nel 2004 registrava una perdita che aveva intaccato il capitale sociale. E allora perché spendere 2,6 milioni per comprare un’altra società editoriale in perdita? A inizio 2005 Ste versò sui conti bancari di Verdini e Parisi 1,3 milioni di euro ciascuno, e questo prima della stipula del contratto definitivo, che non avvenne. Nonostante questo mancato perfezionamento del contratto, la Ste, secondo la procura, non ha mai fatto valere le proprie ragioni contro Verdini e Parisi. Nel 2009, addirittura, la Ste cedeva quel contratto preliminare – mai perfezionato e comprensivo della posizione creditoria verso Verdini e Parisi – agli imprenditori Antonella Pau e Giuseppe Tomassetti al prezzo di 2,6 milioni di euro. I due si obbligarono a sottoscrivere un aumento di capitale di 200mila euro entro il 31 dicembre 2010, e versarono 800mila euro tra giugno e dicembre 2009 senza garanzie per il prezzo residuo. Secondo la procura di Firenze, l’operazione fu fatta solo «per rendere definitiva l'attribuzione di 2,6 milioni di euro a Verdini e Parisi».

Altra accusa agli imputati è l’aver aggravato il dissesto della Ste, non richiedendo la dichiarazione di fallimento nonostante fin dal 2009 la società fosse insolvente, fino a maturare un debito verso il Credito cooperativo fiorentino che nel 2010 raggiunse i 7,6 milioni di euro. Proprio quella banca, presieduta da Verdini fino al luglio 2010, ora al centro del processo per bancarotta che vede coinvolto lo stesso senatore. Con quello di ieri, sono sei i rinvii a giudizio per Verdini in due anni, quattro dei quali per vicende collegate alla Ste.

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