Con l'operazione “Costa pulita” di ieri in Calabria, sono stati sequestrati oltre 70 milioni di beni, oltre a 23 fermi e decine di iscrizioni sul registro degli indagati, compresi ex amministratori comunali e l'attuale presidente della Provincia di Vibo Andrea Niglia, che si è detto estraneo ai fatti e a disposizione dell'autorità giudiziaria per essere ascoltato quanto prima. Tutti a vario titolo sono ritenuti responsabili di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegale di armi e sostanze esplodenti. Per i pm, il clan Mancuso di Limbadi, con i clan satellite Accorinti, La Rosa ed Il Grande, aveva monopolizzato il settore turistico di Parghelia e Briatico, acquisendo hotel, villaggi vacanze, compagnie di navigazione, imbarcazioni, oltre alle solite ramificazioni nel settore edile.
Nelle pieghe dell'indagine si legge il risvolto di una delle caratteristiche esteriori più tipiche della ‘ndrangheta: la sussistenza di un paradossale quanto profondo legame con il mondo religioso (lo scrivono i pm Camillo Falvo e Pierpaolo Bruni della Dda di Catanzaro e lo sottoscrive il procuratore aggiunto facente funzioni Giovanni Bombardieri).
Le famiglie che fanno parte del circuito della criminalità organizzata cercano molto spesso di accaparrarsi l'organizzazione e la gestione di cerimonie religiose, anche con lo scopo di ostentare il proprio potere mafioso sulla comunità di riferimento. A tale regola non ha fatto eccezione la processione a mare della Madonna del Monte Carmelo, che si svolge ogni anno a Briatico il 15 luglio e rende omaggio alla statua della Madonna del Monte Carmelo.
La statua della Vergine, dopo una breve processione a terra, viene collocata a bordo di una imbarcazione nei pressi del porto del piccolo centro tirrenico e successivamente trasportata lungo la costa in segno di profonda devozione.
Ebbene, negli ultimi anni, investigatori e inquirenti hanno avuto modo di constatare che la gestione dell'intero evento, compreso l'approntamento della nave utilizzata per il trasporto del fercolo, risulti essere appannaggio esclusivo, scrivono i pm nel decreto di fermo, della ‘ndrina Accorinti.
In particolare, dall'ascolto delle conversazioni captate si comprendono i dettagli di una vera e propria forma di imposizione, operata su Don Salvatore Lavorato, parroco pro tempore. Dall'attività captativa, infatti, emerge che quest'ultimo, in ossequio a specifiche direttive avute dalla Diocesi di Mileto-Tropea-Nicotera, si sarebbe inizialmente opposto allo svolgimento delle celebrazioni pagane conseguenti alla festa della “Madonna a mare”. La volontà degli Accorinti era quella di organizzare – in costanza con le celebrazioni religiose e con la tradizionale “processione a mare” – una festa con la partecipazione di un gruppo musicale e con l'esplosione di alcuni giochi pirotecnici.
Don Luigino Fuschi, precedente parroco del comune tirrenico, ascoltato dagli investigatori, addirittura affermerà la totale predominanza nelle manifestazioni religiose da parte degli Accorinti – dallo stesso non condivisa – aggiungendo testualmente: «La popolazione non mi ha mai coadiuvato nell'organizzazione della ricorrenza fatta eccezione per poche persone le quali, purtroppo, secondo me non erano serene. Facevo fatica a trovare qualche volontario che si occupasse del trasporto delle statue».
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