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Un intervento per restituire fiducia al sistema

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L’ANALISI

Un intervento per restituire fiducia al sistema

Il presidente del Consiglio lo aveva annunciato da New York: entro la fine del mese «ci sarà un ulteriore provvedimento, che auspico sia l'ultimo, per aumentare la solidità delle banche e smuovere il credito all'economia». Domani con ogni probabilità il decreto approderà in Consiglio dei ministri. Conterrà certamente le misure per offrire un ristoro agli obbligazionisti subordinati delle quattro banche andate in default. In questo caso, infatti, è già stato definito uno spartiacque temporale, che è l'agosto del 2013, data dell'adozione del criterio del burden sharing da parte della Commissione europea: chi ha sottoscritto prima di quella data dovrebbe poter accedere al rimborso automatico mentre, per chi lo ha fatto, dopo la strada da seguire sarà quella dell'arbitrato. Ma se la finalità della prima parte del provvedimento è irrobustire la fiducia dei risparmiatori, sono altre le misure in cantiere che sinora hanno destato qualche dubbio a Palazzo Chigi. Si tratta delle disposizioni per accelerare il recupero dei prestiti deteriorati.

Sono norme che tutte le aziende di credito italiane, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco vedono come il necessario complemento, sul terreno delle regole, per assicurare efficacia anche al progetto Atlante, che in sé, come ha detto anche il presidente della Bce Mario Draghi, è «un piccolo passo nella giusta direzione». Accorciare in modo consistente i tempi del recupero crediti (che in Italia sono tuttora di una durata pari a sei- sette anni)consentirebbe di far risalire rapidamente il valore di mercato delle sofferenze presenti nei bilanci bancari(oggi pari, complessivamente a 210 miliardi al lordo e a 87 miliardi al netto delle svalutazioni).

I calcoli fatti dagli esperti dicono che una riduzione dei tempi di recupero di due anni potrebbe addirittura dimezzare il peso delle sofferenze in rapporto al totale dei prestiti creditizi. Non sono, però, misure semplici da definire. Un motivo ci sarà, del resto, se il nostro Paese nel ranking del rapporto Doing Business della World Bank del 2015 (elaborato, peraltro, prima dei provvedimenti presi nell'estate scorsa) è peggiorato di due posizioni in classifica nel campo della risoluzione delle procedure fallimentari. Poter rimandare, possibilmente alle calende greche, decisioni dolorose, permette a molti di tirare a campare. Eppure, come ha spiegato il governatore Ignazio Visco in una recente audizione «non c'è vero conflitto tra interessi dei creditori e interessi dei debitori: tempi di recupero dei crediti in linea con le migliori prassi internazionali si traducono, in ultima analisi, in condizioni migliori per la clientela bancaria e in un miglioramento delle condizioni di credito».

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