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Weidmann (Bundesbank): «Troppe violazioni al Patto di…

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Weidmann (Bundesbank): «Troppe violazioni al Patto di stabilità». E stoppa Padoan sulla condivisione dei rischi

Omaggio all’Italia, il discorso del presidente della Bundesbank Jens Weidmann all’Ambasciata tedesca a Roma, si apre con la citazione di una battuta di Tommaso Padoa Schioppa, uno dei padri fondatori della moneta unica, che trovava «estremamente adeguata» la denoniminazione inglese dell’European Monetary Union, abbreviata in “EMU”, perché «come il suo omonimo australiano - l'emù - anche l'Unione monetaria non può correre all'indietro». Si tratta dunque di andare avanti, e per Weidmann la strada potrebbe essere quella di procedere a maggiore integrazione, ovvero «gli Stati trasferiscono sia il potere decisionale sia la responsabilità per le questioni di bilancio a livello europeo, ad esempio nella forma di una unione fiscale europea». Un Tesoro europeo in pratica, «una vera unione fiscale (che) potrebbe effettivamente ristabilire la giusta armonia tra le azioni e la responsabilità».

Unione fiscale «sarebbe il passo più grande nel processo di integrazione»
Ma questo richiederebbe , spiega il presidente della Bundesbank nel suo intervento dedicato a «Solidità e solidarietà nell'Unione monetaria», ampie modifiche ai Trattati europei e successivi referendum confermativi nei vari Paesi. «Ostacoli enormi», secondo il capo della Bundesbank: «Al momento non vedo la volontà di superare questi limiti, né in Italia, né in Germania, né in altri Paesi». Il banchiere centrale cita poi il presidente del Consiglio Matteo Renzi: «L'anno scorso in occasione della presentazione del bilancio italiano ha dichiarato che la politica fiscale italiana viene fatta in Italia e che l'Italia non permette che essa venga dettata dai burocrati di Bruxelles. In una unione fiscale questo cambierebbe». Uno Stato membro dovrebbe adempiere alle richieste di una autorità fiscale europea. Una unione fiscale «sarebbe il passo più grande nel processo di integrazione dall'introduzione dell'euro a oggi».

Senza salto di qualità necessario rafforzare vincoli di Maastricht
Ma se gli Stati non trasferiscono questi poteri, se «continuano ad avere la sovranità sul bilancio», allora devono anche «sopportare le responsabilità per le conseguenze». Secondo Weidmann quindi «ora dobbiamo decidere, se il passo finale possa essere quello di osare un salto di qualità verso una maggiore integrazione oppure se debba essere rafforzato il principio della responsabilità sancito dal quadro di Maastricht». E «se si ha timore della rinuncia alla sovranità nazionale, il rafforzamento del quadro esistente rimane l'unica alternativa per rendere l'Unione monetaria più stabile». Una prospettiva comunque tutta in salita, dal momento che «da quando esiste l'Unione monetaria le regole del patto di stabilità e crescita sono state violate da alcuni Stati, fra i quali anche l'Italia, più spesso di quanto siano state» osservate. Tra i paesi dalla parte del torto Weidmann inserisce anche il suo, ricordando che «anche la Germania, nel biennio 2003/2004, ha contribuito a indebolire la forza vincolante delle regole».

Il disaccordo con Padoan su condivisione dei rischi e tendenza al debito
Weidmann conferma poi il suo pessimismo sulla possibilità dei paesi Ue di condividere le responsabilità di bilancio anche in assenza di forti meccanismi di controllo, considerato un incentivo ad accumulare più debiti. «Una ampia condivisione delle responsabilità tra gli Stati dell'Eurozona senza il corrispettivo meccanismo di controllo comune rappresenterebbe invece un percorso sbagliato», spiega il presidente della Bundesbank, perché questo «rafforzerebbe la tendenza presente in una unione monetaria ad accumulare debiti piuttosto che frenarla». «Questo è un punto sul quale ad esempio Pier Carlo Padoan ed io siamo di opinione diversa. Egli ritiene che «”la condivisione dei rischi e delle responsabilità rappresentino forti incentivi a rispettare le regole e a prevenire comportamenti opportunistici”». «Su questo punto io non sarei tanto ottimista», conclude Weidmann.

Weidmann elogia Jobs Act ma bacchetta Italia su violazioni Patto

Elogi all’Italia per il riformismo che ha portato al Jobs Act
Elogi all’Italia da parte del presidente della Bundesbank arrivano invece per le riforme operate nel mercato del lavoro e sui provvedimenti volti a favorire lo smaltimento dei crediti deteriorati nelle banche. Insomma, nel difficile quadro di bassa crescita e inflazione minima che caratterizza l’economia europea è cruciale intervenire sui problemi di lungo periodo. «Per questo motivo in Europa sono importanti le riforme come il Jobs act italiano - sottoliena Weidmann - che abbattono le barriere alle assunzioni, al fine di creare nuovi posti di lavoro». E sono necessarie anche altre riforme strutturali, sia a livello dei singoli Stati membri, sia a livello europeo. L'obiettivo «deve essere quello di raggiungere a lungo termine conti pubblici solidi e strutture economiche competitive».

La critica alla politica monetaria di Mario Draghi
Nel marzo scorso, Weidmann, rappresentante della Germania alla Bce in qualità di presidente della Bundesbank, non si espresse sul pacchetto di misure varate dall'Eurotower per contrastare il crollo dell'inflazione e la debolezza dell'economia europea, dal momento che per la rotazione dei diritti di voto non era previsto il suo parere. Cinonostante, non ha mai nascosto la sua contrarietà alla politica monetaria promossa dal governatore della Bce Mario Draghi. Come traspare anche nel suo intervento di oggi, in cui definisce «quantomeno problematico l'approccio di sostenere i singoli Stati membri attraverso l'Eurosistema, acquistando ad esempio i titoli di Stato di Paesi in crisi. Poiché ciò offusca i confini tra la politica monetaria e la politica di bilancio e comporta il rischio di un trasferimento dei rischi di bilancio in capo ai bilanci delle banche centrali».

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