Italia

Camorra e politica, l’inchiesta di Napoli si allarga

  • Abbonati
  • Accedi
l’inchiesta

Camorra e politica, l’inchiesta di Napoli si allarga

«Guardi, basta leggere il capo di imputazione di Alessandro Zagaria per capire che il sistema sul quale stiamo indagando va ben oltre il Comune di Santa Maria Capua Vetere». La fonte nella Procura di Napoli di più non può dire ma a dire di più non è solo il capo di imputazione ma anche le sottolineature degli investigatori.

Tutto, dunque, lascia presupporre che l’indagine – che due giorni fa ha portato all’arresto di nove persone e nel cui ambito è indagato per concorso esterno in associazione camorristica il dimissionario segretario regionale del Pd Stefano Graziano (per il quale il 23 febbraio 2017 è poi definitivamente caduta l’accusa di corruzione elettorale, rimasta dopo che a Napoli era toccata identica sorte all’accusa di concorso esterno alla camorra, NDR) – vada oltre l’appalto da due milioni che ruota intorno a Palazzo Teti Maffuccini di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), che nel 1860 ospitò anche Giuseppe Garibaldi, e che punti ad abbracciare altri appalti e altri soggetti. Nel luglio 2015, nel primo filone dell’inchiesta delegata al Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Napoli e ai Carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, scattarono già 18 perquisizioni nei comuni di Santa Maria Capua Vetere, Francolise e Riardo ed è probabilmente lì che bisogna tornare per capire se presto altri politici, anche di quel centrodestra che a livello nazionale partecipa al Governo, faranno (o rifaranno) i conti con la Giustizia.

La figura chiave in questo filone di indagine è dunque quella di Alessandro Zagaria, imprenditore di Casapesenna, accusato di partecipare al clan dei casalesi promosso e guidato dal boss Michele Zagaria. Alessandro Zagaria, in particolare, sarebbe stato incaricato di instaurare e mantenere rapporti illeciti di tipo corruttivo con esponenti politici locali, in prevalenza sindaci del territorio casertano, allo scopo di ottenere, attraverso questi, apporti e grazie alla sistematica corruzione di amministratori e pubblici funzionari l’affidamento di lavori pubblici ad imprenditori graditi, rafforzando così l’influenza del clan presso gli enti pubblici ma anche la sopravvivenza economica e finanziaria del clan stesso.

Il Gip che ha firmato l’ordinanza, recependo l’impianto della Dda di Napoli coordinata da Francesco Borrelli, richiamando un’intercettazione ambientale del 13 novembre 2014 in casa di uno degli indagati, descrive l’interessamento ad una vicenda su presunti illeciti a Pompei «per la quale sono in corso approfondimenti investigativi e che non è oggetto di valutazione nella presente procedura». E sono sempre i pm che richiamano la richiesta ad un indagato di intercedere con Zagaria per un appalto alla Mostra d’Oltremare e, poco sopra, le vicende legate ad alcuni appalti nei comuni di Cicciano e Tora e Piccilli.

Non sono questi gli unici casi sui quali la Procura di Napoli sta continuando a indagare per capire quanto sia profondo il sistema messo in piedi in provincia di Caserta. Un sistema che – come si legge nel provvedimento emesso due giorni fa – appare ben collaudato per estrarre i nominativi dei professionisti “amici” da inserire nelle Commissioni di gara, messo già in atto «da tale zio Peppe il quale inseriva, all’interno di un ciotolone, sempre lo stesso nominativo in modo tale che sarebbe stato sicuramente estratto». E a proposito della gara d’appalto del Palazzo Teti Maffuccini, gli investigatori avevano registrato questa frase tra due indagati: «Ma chi ti ha fatto mettere la Commissione che volevi tu? Guglielmo chi te l’ha fatta mettere? Se no come vincevi. Chi ti ha fatto mettere la Commissione?». Ed è proprio quanto è avvenuto, secondo l’impianto accusatorio, nella formazione della commissione per l’aggiudicazione del Palazzo Teti Maffuccini – che nei desiderata dell’amministrazione e ironia della sorte avrebbe dovuto essere trasformato in un polo della legalità e della cultura – della quale hanno fatto parte quei soggetti che avrebbero veicolato in modo illecito la vittoria ad una società oltretutto priva dei requisiti di legge. In cambio di una tangente.

Del resto è un indagato che il 18 marzo 2015 si lascia andare a quella che viene sintetizzata come la filosofia del gruppo: «L’importante è vincere, in tutte le guerre… e no perché se no uno partecipa solamente… non significa granché, non significa proprio niente».

Guardie o Ladri

© Riproduzione riservata