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Pa, nuove regole per la «meritocrazia»

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Pa, nuove regole per la «meritocrazia»

Il consiglio dei ministri di ieri ha dato il via libera definitivo anche al regolamento sulla «valutazione delle performance» nella Pubblica amministrazione. A dispetto del titolo, in realtà, il provvedimento va considerato solo un antipasto del nuovo tentativo di «meritocrazia» negli uffici pubblici, perché le regole generali saranno portate dal secondo gruppo dei decreti attuativi della riforma Madia, in particolare da un decreto ad hoc sulla valutazione e dal nuovo testo unico sul pubblico impiego atteso nelle prossime settimane.

L’origine del regolamento è infatti precedente alla legge delega, e affonda le sue radici nel decreto sul pubblico impiego del 2014 che ha trasferito dall’Anac alla Funzione pubblica i vecchi compiti sul tema prima attribuiti alla Civit, la «commissione indipendente sulla valutazione» antenata dell’Autorità anticorruzione.

In pratica, il decreto fissa gli indirizzi per cominciare ad attuare davvero la valutazione delle performance, sia dell’ufficio sia dei singoli dipendenti, già previste dalla riforma Brunetta del 2009 ma finora rimaste lettera morta. A Palazzo Vidoni opererà una «commissione tecnica per la performance», chiamata a fornire i «metodi» e gli «strumenti operativi» per le valutazioni. Nelle singole amministrazioni i compiti sono affidati agli «organismi indipendenti di valutazione», ma va detto che la realizzazione di tutto il sistema nelle regioni e negli enti locali dovrà passare attraverso intese in conferenza unificata.

Potrebbe invece arrivare al prossimo Consiglio dei ministri il primo via libera definitivo a un decreto attuativo della riforma della Pa, quello sulla trasparenza che deve introdurre anche da noi il «Freedom of Information Act». Ieri la ministra per la Pa e la semplificazione Marianna Madia ha incontrato i rappresentanti del «Foia4Italy», la rete delle associazioni che ha raccolto 82mila firme in calce alla proposta del Foia per l’Italia. Madia ha ribadito che il testo finale accoglierà le «modifiche migliorative» chieste anche dal Consiglio di Stato, a partire dalle correzioni al silenzio-rifiuto (il testo originale permette alla Pa di non rispondere senza motivarne le ragioni) e alle regole sui costi a carico dei richiedenti. La versione finale, insomma, sarà il frutto della «collaborazione fra istituzioni e società civile», che secondo il ministro deve proseguire anche nell’«avventura dell’attuazione» per sensibilizzare amministrazioni e cittadini sulle potenzialità delle nuove regole.

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