Italia

Il premier guarda al voto locale ma punta tutto sul referendum

  • Abbonati
  • Accedi
PALAZZO CHIGI

Il premier guarda al voto locale ma punta tutto sul referendum

«I dirigenti del Pd dovrebbero pensare alle amministrative invece di organizzare incontri con Verdini... Il Nazareno lasci perdere i comitati per il sì al referendum di ottobre sulle riforme perché prima di ottobre viene giugno». L’accusa a Matteo Renzi di non impegnarsi per la buona riuscita del voto nelle grandi città chiamate ad eleggere il sindaco il 5 giugno viene da uno dei leader della minoranza del Pd, quel Gianni Cuperlo che già sfidò Renzi alle primarie di partito del 2013. Lo stesso Cuperlo chiede poi da settimane di non trasformare il referendum sulle riforme in una sorta di giudizio pro o contro Renzi, e anzi chiede l’impossibile: concedere ai democratici una sorta di “libertà di coscienza” sulla riforma del Senato e del Titolo V. Una provocazione, certo, dal momento che il premier e segretario del Pd ha detto più di una volta che sul referendum confermativo di ottobre si gioca tutto. Ma anche la lucida conseguenza di una prospettiva politica opposta a quella di Renzi. Il quale, in realtà, non sta affatto sottovalutando le amministrative di giugno ed è consapevole che l’eventuale perdita di Milano o addirittura di Torino sarebbe un colpo tremendo per il suo Pd. Ma la campagna elettorale Renzi la fa a modo suo, facendo il giro d’Italia per esaltare i risultati del suo governo (solo ieri è stato in Calabria e Sicilia e a Napoli, dove si voterà, è stato già tre volte nel giro di pochi giorni).

Gli elettori non vedranno Renzi sul palco insieme a Sala, Giachetti e Valente ma assisteranno alla campagna “parallela” di un premier impegnato a «sbloccare tutto quello che c’è da sbloccare», a siglare Patti per il Sud, a sottolineare i nuovi posti di lavoro ottenuti grazie al suo Jobs act. E soprattutto - qui sta il punto - a presentare la riforma del Senato e del Titolo V varata faticosamente dalle Camere come la riforma delle riforme, l’architrave della modernizzazione dell’Italia. Perché se Renzi la faccia sui candidati sindaci del Pd non ce la mette direttamente, ribadendo ad ogni piè sospinto che a giugno si eleggono alcuni sindaci e non il premier, sul referendum di ottobre ci mette non solo la faccia ma tutto il suo peso. Domani a Firenze partirà ufficialmente la campagna elettorale dei comitati per il “sì”, una campagna che evidentemente tenderà ad oscurare quella del partito nelle città. E proprio in queste ore si sta chiudendo il cerchio sulla composizione del comitato nazionale, per la cui presidenza si cerca un nome che sia rispettato da tutti e che abbia anche un certo appeal presso i cittadini (si fa a questo proposito il nome di Sergio Zavoli). Insomma, il premier lascia ai candidati dem la battaglia nelle città e punta tutto sul referendum di ottobre, che si configura sempre più come spartiacque della legislatura anche per il riassestamento del quadro politico e delle alleanze in vista delle prossime elezioni nazionali.

Da qui l’allarme di Cuperlo e della minoranza del Pd, che lavorano alla ricostruzione di un centrosinistra classico con Sinistra italiana, schierata per il “no” al referendum sulle riforme. Mentre dall’altra parte il temutissimo Partito della Nazione sembra prendere forma proprio attorno ai comitati per il “sì”, che vedranno assieme al Pd gli alfaniani di Ncd, Scelta civica e appunto la nuova formazione verdiniana Ala. Eppure in questo schema è piovuta da pochi giorni la variabile Berlusconi: la scelta dell’ex Cavaliere di mollare il duo Salvini-Meloni a Roma per puntare sul candidato moderato Marchini potrebbe essere l’inizio di un cambio di strategia a livello nazionale. Ossia il tentativo di aggregare un centrodestra moderato, senza le ali populiste, potenzialmente antagonista del Pd ma nel rispetto di regole comuni in Italia e in Europa. Da questo punto di vista sarà interessante vedere che tipo di campagna per il “no” farà la Forza Italia berlusconiana per il referendum di ottobre. Intanto Berlusconi ha voluto sottolineare che «è importante non confondere le nostre posizioni con quelle degli altri: le ragioni del nostro no sono diverse».

© Riproduzione riservata