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Dossier Le caramelle scandinave made in Italy per il 13%

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Dossier | N. 6 articoliRapporto Food & Wine

Le caramelle scandinave made in Italy per il 13%

Un’azienda storica, la gestione lungimirante di due fondi di private equity e un processo di internazionalizzazione in cui le fabbriche italiane hanno un ruolo strategico. Sono gli ingredienti del successo della storia recente di Sperlari, il marchio celebre per il torrone fondato a Cremona quasi due secoli fa.

I fondi di private equity Cvc e Nordic Capital nel 2005 ne hanno preso il controllo rilevando il Gruppo Leaf, di cui Leaf Italia faceva parte - gruppo che, oltre a Sperlari, include marchi forti come Saila, Dietorelle, Galatine e Dietor - e dopo avere rilanciato l'azienda ne erano usciti nel 2013 (una volta completata la fusione con Cloetta, multinazionale svedese del settore dolciario). Quell'operazione, tecnicamente un reverse take-over (dato che il Gruppo Leaf era più grande di quella svedese) ha fatto di Cloetta una società con una significativa presenza sul mercato globale non solo nel cioccolato, dove già era forte, ma anche nel settore delle caramelle e delle chewing-gum. Un’operazione di successo, confortata dai risultati economici positivi.

Il gruppo ha chiuso il 2015 con un fatturato di circa 620 milioni di euro e 43 milioni di utili. Oltre 2.600 i dipendenti in 14 Paesi, 13 i centri di produzione, di cui quattro in Italia: Cremona, Gordona (Sondrio), San Pietro in Casale (Bologna) e Silvi Marina (Teramo). Le fabbriche italiane lo scorso anno hanno realizzato il 13% della produzione del gruppo. Dopo la fusione, il loro lavoro è stato riorganizzato in un'ottica di sinergia con il resto dell'attività internazionale. «Abbiamo diviso l'innovazione in due aree: in una lavoriamo sui nuovi prodotti, nell'altra valutiamo continue migliorie ai prodotti esistenti, grazie anche a idee che arrivano dagli altri Paesi del gruppo», spiega Giorgio Boggero, presidente di Cloetta per l'Italia. Gli stabilimenti sono stati organizzati per macro-aree di produzione così da permettere a Cloetta di realizzare nel nostro Paese anche prodotti destinati ai mercati esteri. La fabbrica di San Pietro in Casale è focalizzata sulla produzione di caramelle senza zucchero, Cremona realizza le Galatine, il torrone e le caramelle dure Sperlari, mentre a Gordona il 60% della produzione è destinata all'estero, per prodotti che non sono venduti in Italia, e Silvi Marina è diventato un polo internazionale per la liquirizia, che da quest'anno sarà tutta made in Italy.

La specializzazione delle fabbriche ha attrezzato il gruppo per competere in mercati difficili come Stati Uniti e Cina. In America, Cloetta ha aperto una filiale nel 2013 e modificato i brand di prodotti già esistenti: «Il marchio Dietorelle là non funzionava: lo abbiano convertito nel brand Sweet ’n Pure senza alterare la ricetta e siamo riusciti a sfondare - racconta Boggero -. In Cina l'ingresso è avvenuto nel 2014 con le Galatine e nel 2015 ne abbiamo vendute ben 2,5 milioni di buste». Lì molto del successo passa dall'ecommerce: l'online vale ben il 40% delle vendite, tanto che l'azienda sta studiando il caso cinese come best practice per altri mercati.

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