Affrontare con più forza i mercati globali. È il punto fermo della strategia di Settesoli, la cooperativa con sede a Menfi (Agrigento), fondata nel 1958 e che oggi conta duemila soci, una superficie vitata di circa seimila ettari (la più grande d’Europa), tre stabilimenti enologici dedicati alla vinificazione con circa 500mila quintali di uve trasformate ogni anno con 55 dipendenti fissi e 150 stagionali (mentre il fatturato si attesta mediamente a 52 milioni). Una strategia, quella della cooperativa guidata da Vito Varvaro, che passa attraverso alcuni interventi su vari fronti: marketing e packaging del prodotto, organizzativi e di nuovi prodotti che arriveranno presto sul mercato. Tutto ciò per portare a casa un posizionamento più forte sui mercati globali, dove Cantine Settesoli è molto presente: già oggi il 70% di 20milioni bottiglie prodotte ogni anno (che rappresenta il 55% del vino totale prodotto) finisce all’estero in più di 30 Paesi nel mondo. «Il nostro obiettivo - spiega Varvaro - è di fare di Settesoli un marchio veramente globale, presente in ogni parte del mondo e per riuscirci ci stiamo attrezzando adeguatamente. Settesoli, che in questo momento è la bottiglia più venduta in Italia nella fascia dei 3-4 euro, deve essere disponibile in tutti gli scaffali del mondo. È una grande sfida: il nostro Paese è stato bravo finora a operare nel settore Horeca ma è arrivato il momento di fare il grande salto».
Partiamo dal packaging: al recente Vinitaly sono stati presentati il restyling delle etichette e del logo. Nella nuova etichetta il tradizionale sole simbolo dell’azienda si è fatto più grande «bonario e sorridente». «Cercavamo - dice Antonella Imborgia, responsabile marketing delle Cantine Settesoli - un simbolo grafico che ci rendesse inconfondibili a scaffale e al contempo esprimesse i valori del brand in modo forte e univoco. Il sole porta con sé una miriade di significati positivi, che nel vecchio logo erano dormienti. Adesso il nostro simbolo racconta realmente chi siamo, evocando la luce abbagliante che fa crescere sane e forti le nostre uve e il carattere benevolo e giovanile della nostra comunità. Da qui in poi, chiunque vedrà il nostro sole penserà a Sicilia e Settesoli». Altre novità riguardano i prodotti. Con l’annata 2015 arrivano due nuovi monovarietali (in vendita a scaffale a partire da maggio): il vermentino e il nerello mascalese. Due nuovi vini che vanno ad arricchire la gamma Settesoli, che già può contare sulla coltivazione di 28 vitigni, sia autoctoni siciliani sia internazionali.
Altre novità rilevanti sul fronte del management. Le Cantine Settesoli hanno assunto da poco come direttore export l’ex buyer della catena di supermarket inglesi Sainsbury's, per 19 anni direttore commerciale e membro del board di Enotria, una delle più grandi agenzie di importazione e distribuzione di vino del Regno Unito. Si chiama Mark Kermode ed è a capo di un gruppo di lavoro che si occuperà della distribuzione dei vini della cantina di Menfi, con la missione di espandere in tutto il mondo la distribuzione: un gruppo di lavoro fatto in questo momento da quattro brillanti e giovani export manager, impegnati a organizzare la distribuzione in tutti i paesi europei, portando il Settesoli dove ancora non ancora presente.
Quale sia il significato concreto di tutte queste azioni è presto detto: «Il punto della questione è aumentare il reddito per ettaro - spiega Varvaro -. In questo momento quello dei nostri marchi è il doppio della media siciliana che si attesta, per quanto riguarda la produzione delle coop e che rappresenta l’80% del totale, tra 1.500 e 2.000 euro. Settesoli è a quattromila euro e l’obiettivo è di crescere ancora. Ma questa strategia porterà anche a un aumento del vino imbottigliato destinato a tutti e tre i canali che noi curiamo: Settesoli, Mandrarossa e private label».
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