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Da Expo 2015 un indotto di 31,6 miliardi

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Da Expo 2015 un indotto di 31,6 miliardi

Un «acceleratore» di 15 anni per il business di Milano e del paese. È così che viene descritto l’Expo 2015 dalla ricerca curata dalla Sda Bocconi, commissionata dalla Camera di commercio di Milano. Da anni si parla delle ricadute positive dell’evento universale, ampliando lo sguardo al periodo 2012-20120, ovvero dall’inizio delle attività istituzionali per l’adesione dei paesi e la successiva fase di cantierizzazione del sito e delle opere connesse fino ad arrivare ad un futuro in cui ancora si trarranno i benefici dall’«impatto reputazionale della manifestazione», come ha detto il ministro all’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, ieri a Milano in occasione della presentazione della ricerca, insieme al presidente della Camera di Commercio milanese Carlo Sangalli, al sindaco di Milano Giuliano Pisapia, al ministro del Mipaf Maurizio Martina e al vicepresidente della Regione Lombardia Fabrizio Sala.

L’IMPATTO ECONOMICO DI EXPO
(Fonte: Camera di Commercio Milano, Expo, Sda Bocconi)

Oggi i ricercatori, coordinati da Alberto Dell’Acqua, tirano le somme e si dicono più ottimisti del previsto, considerando le aspettative del 2013 e il consuntivo di fine 2015.

Le previsioni dell’impatto economico sono migliorate del 30%, stando all’analisi. Ecco i principali numeri. L’indotto complessivo (per il periodo 2012-2020) sarà pari a 31,6 miliardi in termini di produzione aggiuntiva (cioè il volume d’affari generato), corrispondente a circa l’1% della produzione nazionale. Il “Pil” dell’evento è stato pari a 13,9 miliardi e sul fronte dell’occupazione ha portato a 242,4mila posti di lavoro in più su base annua.

Questo per quanto riguarda il paese. Vediamo il territorio. L’indotto economico stimato per la Lombardia sul medesimo arco temporale è pari a 18,7 miliardi in termini di produzione aggiuntiva, con un valore aggiunto di 8,6 miliardi e un impatto occupazionale di 132mila unità annue.

Per Milano l’indotto economico è stimato in 16,1 miliardi, con un valore aggiunto di 7,4 miliardi e un impatto occupazionale di 115mila unità di lavoro.

Prima e dopo l’evento
Il modello matematico ha diviso due periodi: prima dell’evento, quando la macchina organizzativa si concentrava sull’attività internazionale da un lato e sulla costruzione di infrastrutture dall’altro, e dopo l’evento, quando si è cominciato a beneficiare della nascita di nuove attività e turismo.

Il sito espositivo ha visto un investimento di circa 1,2 miliardi, e lì si sono riversati i paesi ospiti, che hanno a loro volta speso 1 miliardo per realizzare i propri padiglioni. Oltre a questo, si è creato un indotto di opere connesse e collegate (queste ultime sono le infrastrutture per i collegamenti cittadini e le grandi opere già in programma sul territorio lombardo, che facevano parte di un dossier di candidatura), per un ammontare di circa 9-10 miliardi tra risorse pubbliche e private. I visitatori sono stati 27,3 milioni.

In questa fase preliminare, che va dal 2012 all’inizio del 2015, si parla di un volume di affari di 4,2 miliardi; nel solo anno 2015 si arriva 9,7 miliardi. È stato prodotto dal 2012 al 2015 un Pil pari a 6 miliardi, di cui il 50% nella sola area di Milano.

Per quanto riguarda il periodo 2016-2020 il volume d’affari prospettico dovrebbe raggiungere i 17,7 miliardi, in larga parte ascrivibile al patrimonio di 10mila nuove imprese nate su stimolo dell’evento nei settori delle costruzioni, turismo-ristorazione, servizi alle imprese e dall’attrattività turistica che potrà muovere un nuovo flusso di visitatori.

Il gettito fiscale
Lo ha ricordato Padoan: il dipartimento delle Finanze stima un gettito fiscale per il solo periodo di Expo di 500 milioni in più. «E assicuro che non sono pochi, anzi aiuterà il lavoro del governo», sottolinea.

Dal punto di vista del governo, l’Expo ha avuto anche un altro merito: aumentare la reputazione di Milano e del Paese, «fatto non riassumibile in un numero preciso ma con importanti ritorni nel lungo periodo», dice Padoan.

Il sindaco Pisapia,a questo proposito, ha aggiunto che «per ogni turista che arriva e che parla bene di un posto, se ne aggiungono altri tre, per un fatto statistico ormai condiviso dagli economisti. E questo farà bene alla Milano di domani, anche in considerazione del progetto del dopo-Expo, che vedrà l’insediamento di nuove aziende nell’area di Rho».

Il ministro Martina ha ricordato che il 2015 «è stato l’anno record dell’export nell’agroalimentare, con un picco di 36,8 miliardi. Ora - ha aggiunto - l’obiettivo è arrivare a 50 miliardi nel 2020». È per questa serie di ragioni che il presidente della Camera di commercio di Milano Sangalli ha definito l’Expo «un acceleratore di 15 anni».

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