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Lodi: offensiva Pd al Csm, poi la frenata

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Lodi: offensiva Pd al Csm, poi la frenata

  • –Donatella Stasio

ROMA

Per una giornata, Palazzo dei Marescialli ha fatto un salto indietro di qualche lustro, al tempo in cui i laici di investitura governativa inveivano contro le inchieste che toccavano l’allora premier (o esponenti della maggioranza) e i togati insorgevano. Ieri mattina, a scagliarsi contro i magistrati - quelli di Lodi che hanno chiesto e autorizzato l’arresto del sindaco Pd Simone Uggetti - è stato un laico in quota Pd, Giuseppe Fanfani, avvocato fiorentino ed ex deputato della Margherita. Mentre il premier Matteo Renzi sceglieva il profilo basso, rifiutando letture complottistiche e dietrologiche, Fanfani - considerato il laico a Renzi più vicino - vergava una nota consegnata ai cronisti per far sapere che si «riservava» di chiedere al Comitato di presidenza l’apertura di una pratica sulla vicenda, per verificare «la legittimità dei comportamenti tenuti e dei provvedimenti adottati», in particolare dell’arresto del sindaco, ritenuto «ingiustificato e comunque eccessivo». Immediata la reazione dei togati, seppure solo di Area (il cartello di centrosinistra), per quella sortita «incomprensibile e istituzionalmente inaccettabile», un’«interferenza indebita» nel campo riservato alla magistratura e al processo, che rischia di «delegittimare» pm e gip in una vicenda delicatissima «per la natura delle incolpazioni e la qualità dei soggetti coinvolti». Insorgeva anche il laico Renato Balduzzi, presidente della prima commissione: «Non spetta al Csm prendere posizione su singoli provvedimenti giurisdizionali e tanto meno interferire con vicende giudiziarie in corso». Compito del Csm è garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura», senza «ingerenze» nei procedimenti. Non è andata forse così anche nella vicenda della Procura di Arezzo, ricordava Balduzzi? In serata, dopo un secco comunicato dell’Anm sull’«indebita interferenza», Fanfani faceva una quasi marcia indietro in plenum: «Allo stato non chiederò l’apertura di una pratica al Csm, a meno che non emergano altri fatti». Gesto apprezzato dal vicepresidente Giovanni Legnini, con una chiosa: «A me non piace un Csm imbalsamato ma vivo, plurale, capace di intervenire per rafforzare la cultura della giurisdizione senza mai interferire sui procedimenti in corso, perché sono i principi costituzionali e quelli costitutivi del Consiglio che lo impediscono».

Una giornata carica di tensione. Che a Palazzo dei Marescialli cercano di stemperare con una serie di distinguo sulla libertà di espressione e le modalità di comunicazione. Quella scelta da Fanfani in mattinata è una miccia. Nella nota galeotta (cui segue, a voce, l’assicurazione che si muoverà a breve), Fanfani premette di «non essere mai intervenuto nel merito di provvedimenti giurisdizionali», ma l’arresto del sindaco di Lodi proprio non lo capisce, gli sembra «figlio di un clima di tensione che non fa bene né alla giurisdizione né ai rapporti interistituzionali». «In 40 anni e più di attività di penalista non ho mai visto incarcerare qualcuno per un reato come la turbativa d’asta - scrive - soprattutto quando l’interesse dedotto è quello di una migliore gestione di una piscina comunale». Sostiene che nella fattispecie non ci sono le condizioni per far scattare le manette perché «bastavano provvedimenti interdittivi, non coercitivi». Il carcere «è fuor di luogo, frutto di una non equilibrata valutazione del caso».

Accuse gravissime per qualunque magistrato. E, osserva qualcuno, anche giuridicamente infondate perché l’articolo 289, terzo comma, del Cpp vieta di applicare a chi ricopre un ufficio elettivo per diretta investitura popolare la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio. «Indebita interferenza», gli risponde all’istante Area con un comunicato. «Indebita interferenza», ripeterà in serata l’Anm con un comunicato di due righe, mentre al plenum del Csm si accende il dibattito, con voci apertamente critiche della sortita e altre più sfumate, che contestano più la forma (la nota stampa) che la sostanza (la possibilità di un intervento del Csm). Fanfani esclude richieste (per ora) ma rivendica la legittimità della sua esternazione. «Sostenere pubblicamente che un magistrato fa bene, è un dovere, ma lo è anche dire che possa sbagliare. Io confermo tutto quello che ho scritto». Intanto, alle toghe di Lodi arriva la solidarietà dei colleghi. Armando Spataro, che prima della Procura di Torino ha guidato per breve tempo quella lodigiana, dice: «Ho conosciuto la elevatissima professionalità di Sara Mantovani (giovanissima Pm che regge la Procura) e del Gip Isabella Ciriaco. E do per scontato possa dirsi altrettanto per la giovane pm Laura Siani che ha condotto le indagini».

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