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Premio Carlo Magno 2016. Discorso pronunciato dal presidente della…

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Politica

Premio Carlo Magno 2016. Discorso pronunciato dal presidente della Commissione europea, Jean- Claude Juncker

Santo Padre,

accogliendo dodici rifugiati – ossia, in proporzione alla popolazione vaticana, più di qualsiasi Stato dell'Unione europea – Lei ci anima di nuovo coraggio. Perché ci dimostra concretamente che la solidarietà e l'amore per il prossimo non sono solo belle parole, ma valori che rinnovano continuamente un dovere di comportamento e d'azione.

Per questo Lei ripone in noi, negli eredi dell'Illuminismo, aspettative molto più grandi: giustamente. Perché l'Europa è più di un'articolazione di istituzioni, indicatori e processi, più di una comunità a finalità economica. L'Europa è, ai miei occhi, l'unione delle forze: per l'umanità, per una pace che comincia nel quotidiano.
L'Europa è il giovane che studia in un altro paese grazie a Erasmus; è la ricercatrice che lavora in una rete europea della scienza; è l'imprenditore che fa affari in tutta l'Unione europea. Questa collaborazione tra le persone che supera le frontiere ci unisce gli uni agli altri in una trama sempre più fitta, foriera di una pace che va ben oltre qualsiasi trattato.

Proprio in questa nostra capacità di collaborare superando le divisioni Lei ravvisa, Santo Padre, la particolare forza dell'Europa. E noi facciamo tesoro delle Sue parole: questa forza, possiamo metterla a frutto ancor meglio di quanto abbiamo fatto finora.
Ho imparato fin da piccolo che questa è una pace costosa, perché tutt'altro che scontata. Mio padre divenne un europeo convinto perché, dopo averla subita in prima persona, di guerra non voleva più saperne, mai più. Eppure l'integrazione europea va oltre il superamento del passato e oltre il vicinato pacifico, per quanto importanti siano e per quanto noi ci adoperiamo per affermarli nel mondo.

L'Europa è la scelta consapevole dell'esperienza opposta a quella subita dalla generazione di mio padre. L'Europa è la professione vivente della dignità umana, della convivenza tra gli uomini e della pace sociale. Nella vita di tutti i giorni rischiamo talvolta di dimenticare il valore di questa conquista; per questo apprezzo molto, Santo Padre, che Lei si appelli alla nostra coscienza rammentandoci che possiamo, e dobbiamo, dimostrarci all'altezza delle nostre responsabilità e sfruttare meglio le nostre enormi potenzialità:
per i rifugiati, per la giustizia sociale, per l'armonia tra gli uomini e tra i popoli. Soprattutto in un'epoca che ci vede confrontati a così tante prove sia all'esterno sia all'interno, la forza che noi europei traiamo dallo stare insieme è più importante che mai.

Santo Padre, a Sarajevo Lei esorta i giovani a non “chiudere gli occhi alla difficoltà”; nell'enciclica Laudato Si' scrive che non si può pretendere di “costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi”; agli attentati terroristici di Bruxelles contrappone un “gesto di fratellanza” lavando i piedi a migranti di confessioni diverse. Ci rammenta ogni volta che la costruzione europea mantiene intatta la sua vocazione: essere un'opera di pacificazione per l'Europa stessa e oltre i suoi confini. Perché le sventure del mondo riguardano anche noi. Perché un mondo più stabile significa un'Europa più forte.

Il compito non fu mai facile né lo sarà mai. Ma la soluzione non è rinchiudersi nel proprio piccolo bozzolo. Il progetto europeo non conosce obsolescenza programmata. Ritroviamo quindi il coraggio dei nostri predecessori, il coraggio di affrontare le difficoltà per superarle, di non subire la Storia ma di esserne gli artefici. Audaces fortuna juvat. Lo dobbiamo ai giovani europei.

Di loro conosco la generosità e la forza di volontà. Sento la voce di tutti questi giovani che non hanno conosciuto la guerra ma sono testimoni, e vittime, dell'odio che spinge a distruggere l'altro. Scelgono di dire “no” all'intolleranza e “sì” alla difesa del nostro modo di vivere assieme, in un variopinto mosaico, in società democratiche e aperte, forti della libertà di pensiero e di movimento, uniti nella nostra diversità. L'Europa li fa ancora sognare. Ascoltiamo allora l'esortazione di Papa Francesco: vecchi europei, svegliatevi! Uniamo le nostre energie, i nostri talenti, i nostri cuori per affrontare assieme le molteplici crisi del nostro tempo.

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