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Nelle liste poli divisi e M5S in solitaria

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Nelle liste poli divisi e M5S in solitaria

  • –Barbara Fiammeri

ROMA

L’ultima “sorpresa” è il sostegno dei verdiniani di Ala alla candidata del Pd a Napoli Valeria Valente. Una convergenza, dopo quella già registrata a Cosenza, che ha fatto riaccendere le fibrillazioni interne ai dem e che rischia di riflettersi anche sulla campagna elettorale. Il rischio maggiore lo corre ovviamente il premier. Matteo Renzi continua a tenersi distante dalla campagna elettorale, liquidandola come una corsa per la scelta dei sindaci, senza ricadute sul governo. Il premier gioca in difesa, consapevole che il suo partito difficilmente potrà replicare il successo di 5 anni fa, quando conquistò Milano, Cagliari, Trieste e Novara ai ballottaggi, oltre a Bologna e Torino già al primo turno. Anche perché l’avversario allora era solo il centrodestra di Silvio Berlusconi mentre oggi protagonisti della gara, in alcune grandi città come Roma e Torino, sono anzitutto gli esponenti del M5s i quali si caratterizzano anche per la scelta di correre da soli. I candidati grillini non fanno infatti parte di coalizioni né presentano l’affiancamento di liste civiche. L’obiettivo è affermarsi come alternativa ai due polici storici. Una scommessa che potrebbero vincere a Roma, dove Virginia Raggi è data da tutti i sondaggi saldamente in testa (26-28%). La vittoria nella Capitale per i 5 stelle ratificherebbe l’affermazione di un terzo polo come alternativa di governo, confermando contemporanemente la perdita di consensi del Pd renziano e la crisi del centrodestra che per il Campidoglio si presenta con due candidati: la leader di Fdi Giorgia Meloni, sostenuta dalla Lega e da una lista moderata guidata dall’ex ministro Mario Mauro,e l’imprenditore Alfio Marchini, appoggiato da Fi, dai centristi di Ap e dai fittiani. Una divisione che ha terremotato anche Fi dove molti big erano pronti a convergere sulla Meloni: «Berlusconi ha sbagliato, se fossi a Roma voterei Giorgia» fa sapere Daniela Santanchè. Riflessi anche sulle liste dove si è assistito a passaggi da un fronte all’atro e anche a “faide” familiari con due Mussolini schierate l’una contro l’altra: Alessandra guida la lista di Fi per Marchini, che Berlusconi martedì presenterà a Roma, mentre Rachele sta con Meloni. Entrambi i candidati del centrodestra vengono dati attorno al 20% così come il dem Roberto Giachetti. Tutti e 3 fino alla fine si giocheranno quindi il posto al ballottaggio contro la grillina Raggi.

Ma il M5s punta al colpaccio anche a Torino. Il successo con cui nel 2011 Piero Fassino sbaragliò già al primo turno gli avversari, questa volta non si ripeterà. Il ballottaggio tra il sindaco uscente e la grillina Chiara Appendino è dato quasi per scontato. E nonostante ancora oggi la distanza tra i due sia marcata, i sondaggisti ritengono che il gap sarebbe largamente colmato al secondo turno. La candidata pentastellata ha infatti già ottenuto l’endorsement del leader della Lega Matteo Salvini e contemporanemente può beneficiare anche dei voti in uscita a sinistra, tra gli elettori del candidato di Si, l’ex sindacalista Fiom Giorgio Airaudo.

A Milano invece si ripropone il duello tra centrosinistra e centrodestra. Nonostante la rottura a Roma, Berlusconi e Salvini qui hanno deciso di mantenere unita la coalizione per la sfida all’ultimo voto tra l’ex commissario di Expo Giuseppe Sala e Stefano Parisi. È forse la partita più importante. Sala fin dall’inizio è stato indicato come «il candidato voluto da Renzi», una sorta di prototipo di quel partito della Nazione che guarda più al centro che a sinistra. I sondaggi li danno alla pari e quindi al ballottaggio potrebbero essere decisivi i voti degli elettori grillini che valgono circa il 15% e che nei precedenti appuntamenti elettorali hanno preferito astenersi piuttosto che schierarsi. Stavolta però la tentazione di assestare un colpo a Renzi potrebbe risultare troppo appetitosa per rinunciare alle urne. Anche perché è data per assai probabile anche la sconfitta a Napoli dove il sindaco uscente l’ex Pm Luigi De Magistris è saldamente in testa, seguito a distanza dal forzista Gianni Lettieri e dalla dem Valeria Valente, che deve fare i conti con la rottura con l’ala che fa capo ad Antonio Bassolino, e con i malumori provocati dal sostegno dei verdiniani su cui ieri è tornato anche il leader della minoranza dem Roberto Speranza definendo «un errore dare segnali di un rapporto organico con mondi che non appartengono al centrosinistra».

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