Italia

Orlando: prescrizione a macchia di leopardo

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Orlando: prescrizione a macchia di leopardo

  • –Donatella Stasio

ROMA

Nei primi sei mesi del 2015 si sono prescritti 68.098 procedimenti penali, contro i 63.753 dello stesso periodo del 2014 (si veda Il Sole 24 ore del 20 e 29 gennaio 2016), con un trend in aumento rispetto agli anni 2009-2012. Un dato che, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, aveva spinto anche i vertici della Cassazione, Gianni Canzio e Pasquale Ciccolo, a chiedere una riforma della prescrizione, «non più rinviabile» (stop dopo il rinvio a giudizio o dopo la condanna di primo grado). Ma,in attesa che la maggioranza trovi un’intesa sugli emendamenti da presentare al Senato, ecco che il ministro della giustizia Andrea Orlando rilancia la palla nell’altra metà campo, quella dei magistrati: il numero delle prescrizioni dipende anche da come sono organizzati gli uffici giudiziari.

Dalla mappatura dei distretti di Corte d’appello effettuata dagli uffici tecnici di via Arenula risulta infatti che il numero di processi prescritti varia notevolmente da ufficio a ufficio. «In alcuni distretti le prescrizioni sono del 25% e in altri soltanto dell’1%», aveva anticipato Orlando il 16 aprile a La Spezia, aggiungendo di essere rimasto «colpito da questi dati». Che oggi illustrerà in una conferenza stampa convocata a via Arenula, alla vigilia della maratona di riunioni di maggioranza, che si prevedono fino al 25 maggio, data di scadenza degli emendamenti in commissione Giustizia. Orlando ribadirà che questi dati impongono non solo di cambiare la legge, ma anche di affrontare il problema «di come sono organizzati gli uffici. Non credo - aveva detto il ministro - che tra Lombardia e Piemonte ci sia una struttura criminale molto diversa, eppure i numeri delle prescrizioni sono diversissimi». Ecco perché la sua ricetta ha più ingredienti: la modifica delle norme vigenti (anche se «per i reati di corruzione il problema può dirsi già risolto perché, con gli aumenti di pena previsti dalla legge Severino in poi, non si prescriveranno più»); la riduzione dei tempi delle indagini, dell’udienza preliminare e dell’appello (come previsto dal ddl sul processo penale); la riorganizzazione gli uffici.

Insomma, i dati ministeriali dimostrerebbero che la “colpa” della prescrizione non sta soltanto in cattive norme, ma anche nella cattive gestione di alcuni uffici giudiziari. Quindi, magistrati e Csm si devono rimboccare le maniche.

Scomponendo i dati del primo semestre 2015 (presentati in occasione dell’anno giudiziario) si vede che in Cassazione ci sono state circa 700 prescrizioni (930 in tutto il 2014, quando si registrò un aumento del 112% rispetto al 2013); in Corte d’appello circa 12mila (24.304 nel 2014); in Tribunale oltre 16.362 (23.740 nel 2014); 1.078 in udienza preliminare (4.739 nel 2014) e, in fase di indagine, sono stati emessi 34.526 decreti di archiviazione (73.770 in tutto il 2014).

«Allungare i tempi di prescrizione e accorciare i processi sono due necessità da coniugare» ha ribadito il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini mentre ha riscosso molto successo nel centrodestra (Costa, Lupi), ma anche in Fi, la proposta del presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone di una corsia preferenziale per i processi di corruzione, invece che allungare a dismisura i termini di prescrizione dei reati. Tanto che Cantone si è poi smarcato, precisando di non aver mai detto no all’allungamento della prescrizione: «Anzi, sono favorevole, ma il termine deve essere ragionevole: e la corsia rapida ai processi per reati contro la Pa non è in contraddizione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA