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«Pmi del centro-nord uscite dalla crisi, ora serve la leva…

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Politica economica

«Pmi del centro-nord uscite dalla crisi, ora serve la leva finanziaria»

Alberto Baban
Alberto Baban

«È una misura attesa, che Confindustria sollecita da tempo. Se si punta alla crescita, inevitabilmente bisogna concentrarsi sulle pmi, in particolare su quelle più solide, dove lo sviluppo è un’opportunità concreta». Alberto Baban, presidente della Piccola industria di Confindustria, cita due numeri: le Pmi rappresentano il 67,7% del valore aggiunto del Pil e, numericamente, sono il 99% delle imprese italiane. Bene quindi il pacchetto competitività e il provvedimento che punta ad incentivare gli investimenti a lungo termine nelle piccole e medie imprese, con un’aliquota zero sui rendimenti, annunciato dal governo e riconfermato dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. «L’Italia scommette sull’Italia. Far crescere le piccole e medie imprese non solo fa aumentare il lavoro e il benessere, ma può rappresentare anche un affare interessante per chi investe, in un paese dove il risparmio privato è molto consistente, ma non arriva all’economia reale, pur in questa fase di bassi rendimenti».

“Bene le misure annunciate dal governo, le sollecitiamo da tempo”

Alberto Baban 

Il momento è propizio. Dopo i lunghi anni di crisi «stiamo maturando una svolta», annuncia Baban. È quello che il presidente della Piccola sta toccando con mano sul territorio e che emerge nel primo Rapporto Pmi Centro-Nord curato da Confindustria e Cerved, presentato questa mattina a Roncade (TV). Dalle statistiche risulta che il tessuto imprenditoriale del Centro-Nord è uscito dalla crisi ridotto nei numeri ma più solido. «C’è una ripresa ormai consolidata, più robusta nel Nord-Est, ad alto valore aggiunto, che ha una grande propensione all’innovazione, non più solo tecnologica, ma di processo, prodotto e capitale umano. È un cambiamento di pelle profondo, che va colto e sostenuto. L’intervento del governo arriva nel momento opportuno, anche perché dalla ricerca viene fuori che è l’aspetto finanziario quello che frena maggiormente lo sviluppo. Mi aspetto attenzione non solo dal Mef ma anche dal ministero dello Sviluppo. Carlo Calenda ha fatto molto bene da vice ministro ed ha un’ottima conoscenza del mondo delle imprese per averle vissute in prima persona».

Potrebbero arrivare alle Pmi 10 miliardi di investimenti all’anno: una spinta consistente. Realizzabile?

Questa è la cifra che si ipotizza come raccolta. E che potrebbe generare investimenti dieci volte maggiori. Lo sforzo del governo è trovare un meccanismo che equilibri il rischio dell’investitore, con l’aliquota zero, e agisca da acceleratore per quelle imprese che necessitano di una leva finanziaria per crescere, non per ristrutturare il debito.

Un modo anche per ridurre il ricorso alle banche ancora troppo presente tra le pmi?

È così, una strada imboccata con i minibond, che però sono stati utilizzati soprattutto dalle imprese più grandi. Ora il governo si rivolge a quelle con un fatturato fino a 300 milioni. E non saranno le banche ad intermediare questi risparmi: si pensa in particolare a fondi pensione e sgr.

La crisi ha svolto un’opera di selezione, come risulta dal Rapporto. Il clima economico più positivo ha spinto la nascita di nuove imprese. E il Nord Est guida questa tendenza: sta nascendo un nuovo modello?

Sta nascendo una tipologia di imprese in tutto il Nord, e nel Nord Est in particolare, predisposta a cambiare continuamente. Inoltre alle nuove imprese che nascono si stanno aggiungendo le re-startup, cioè aziende che stanno vivendo un nuovo ciclo: spinte dalla crisi hanno scoperto il mercato e di potercela fare. L’internazionalizzazione ha avuto l’effetto di farle maturare, di dare loro la consapevolezza che potrebbero diventare molto più grandi. Sono realtà sui 20-30 milioni di fatturato e che potrebbero triplicare i numeri, o anche di più. Ne abbiamo tantissime.

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