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Le unioni civili sono legge, sì con polemiche

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Le unioni civili sono legge, sì con polemiche

  • –Emilia Patta

Roma

«Avete contribuito a scrivere una pagina di storia. Grazie. Adesso avanti». Matteo Renzi, a votazione conclusa alla Camera, ringrazia così i parlamentari del Pd. E fin dal mattino il premier e segretario del Pd, con qualche ragione vista l’astensione del M5S e l’opposizione di leghisti e cattolici, si era voluto intestare il merito del via libera definitivo alla legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso. «È un giorno di festa per tanti, oggi - è quanto scrive Renzi su Facebook già in mattinata -. Per chi si sente finalmente riconosciuto. Per chi vede dopo anni che gli vengono restituiti diritti talmente civili da non aver bisogno di altri aggettivi. Per chi stanotte ha fatto fatica a prendere sonno, per chi da giorni ci scrive chiedendo dove festeggiare, per chi semplicemente non sta più nella pelle... Scriviamo un’altra pagina importante dell’Italia che vogliamo. Lo facciamo mettendo la fiducia perché non erano possibili ulteriori ritardi dopo anni di tentativi falliti».

Una legge inequivocabilmente di sinistra, quella voluta da Renzi sia pure dopo la rinuncia alla stepchild adoption, che per una volta ricompatta un Pd sempre in lite («Oggi è un bel giorno», dice il leader della minoranza interna Roberto Speranza). E la fiducia è stata calcolata ed è tutta politica, come fa capire lo stesso Renzi nel suo scritto su Facebook. Con il sì finale che arriva giusto in tempo per piantare una bandiera nel campo progressista in vista del difficile voto del 5 giugno prossimo nelle grandi città. La fiducia passa nel pomeriggio con 369 sì e 193 contrari. Mentre il sì alla legge ottiene in serata 372 voti a fronte di 51 contrari e 99 astenuti (i deputati grillini, appunto). A votare sì alla legge (ma non alla fiducia, come è normale per chi è all’opposizione) sono anche i deputati di Sel. Con Nichi Vendola che ringrazia su twitter «coloro che in tanti non si sono mai arresi nel difendere la propria dignità rivendicando i diritti per tutti e per tutte contro l’oscurantismo» invitando ad approvare presto anche la legge contro l’omofobia, «vergognosamente ferma al Senato dal 19 settembte 2013». E a votare sì alla legge è anche una pattuglia di deputati azzurri di cultura “liberale”: da Stefania Prestigiacomo a Mara Carfagna, da Elio Vito a Nunzia De Girolamo, e ancora tra gli altri Elena Centemero, Renata Polverini, Giorgio Lainati, Lara Ravetto...

Certo, l’approvazione della legge è avvenuta tra le polemiche(i grillini hanno ad esempio motivato la loro astensione, pur essendo favorevoli alla legge, con la mancanza di dibattito) e con la forte opposizione della Lega, di Fratelli d’Italia e di una parte di Forza Italia. Matteo Salvini è arrivato a invitare i sindaci leghisti a non applicare la legge rifiutandosi di celebrare le unioni tra gay. Immediata la risposta del premier: «La legge sulle unioni civili dovrà essere applicata da ogni sindaco, non è possibile una disobbedienza su questo». Ma, leghisti a parte, c’è tutta la delusione di un mondo cattolico che pure in parte ha il Pd come riferimento. Alcune associazioni hanno anche messo a punto un dossier, inviandolo al Capo dello Stato Sergio Mattarella, per dimostrare che la nuova legge è incostituzionale. E Massimo Gandolfini, tra i promotopri del Family day, ha addirittura paventato un rischio autoritario: «Con il voto finale sulle unioni civili oggi si uccide la democrazia». Non teme Renzi di perdere voti nel mondo cattolico? «Nessuno di noi ha fatto calcoli o ha verificato con i dati dei sondaggi - risponde in serata il premier a Radio Capital -. Quando ci sono delle cose giuste da fare vanno fatte. Punto». D’altra parte per Renzi non su questo ma su altro tema, le riforme costituzionali, si peseranno i voti. Sarà il referendum confermativo di ottobre il giudizio “finale” sul suo operato: «Non sto in paradiso a dispetto dei santi. Se perdo, non finisce solo il governo ma finisce la mia carriera come politico e vado a fare altro», ribadisce.

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