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Renzi: «Studio la voluntary bis e una nuova Irpef»

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Renzi: «Studio la voluntary bis e una nuova Irpef»

Il premier Matteo Renzi ospite della trasmissione “Porta a Porta” (LaPresse)
Il premier Matteo Renzi ospite della trasmissione “Porta a Porta” (LaPresse)

Il Governo è pronto a una voluntary bis. A ipotizzare un nuovo rientro dei capitali è stato lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ospite ieri alla trasmissione televisiva “Porta a Porta”. «La voluntary disclosure secondo me la rifaremo» ha detto Renzi. «C'è uno spazio per poterci lavorare ancora». La prima edizione della voluntary è stata un successo soprattutto per le casse dello Stato: la possibilità di regolarizzare le attività detenute all'estero o in Italia in violazione delle norme fiscali, versando imposte dovute ma con abbattimenti delle sanzioni e la non punibilità di alcuni reati tributari, garantirà un gettito stimato in circa 4 miliardi di euro. Il dato certo si avrà solo dopo la chiusura degli oltre 500mila accertamenti su cui l'agenzia delle Entrate ha messo in moto la macchina in vista della scadenza del 31 dicembre prossimo.

L'ipotesi di una riapertura dei termini con una maggiorazione delle sanzioni per consentire la riemersione dei capitali per le annualità 2015 e 2016 è tra quelle allo studio dell'Esecutivo e già circolate a ridosso della presentazione del Documento di economia e finanza. Sul tavolo anche la possibilità di una “stabilizzazione” del rientro dei capitali sul modello francese o su quello tedesco, che come controindicazione presenterebbe però dei costi di adesione da parte dei contribuenti particolarmente elevati.

Sulla possibilità che il Governo intervenga subito sull'Irpef il primo ministro ha risposto che potrà prendere questo impegno: «nel 2017 le tasse continueranno a scendere». Sulle varie ipotesi di riduzione di aliquote e scaglioni non ha però scoperto le carte: «Non dirò come, finché non avrò i numeri chiari. Stiamo facendo degli studi». Il taglio di scaglioni Irpef o di ritocchi alle aliquote intermedie restano comunque in ballottaggio con l'estensione della “no tax area” ai pensionati o ancora l'estensione degli 80 euro, anche in versione maggiorata per i pensionati al minimo. O ancora con il taglio di 4-6 punti dei contributi previdenziali in chiave riduzione costo del lavoro da ripartire equamente tra datore di lavoratore e lavoratori. Sotto stretta osservazione anche il taglio delle tax expenditures che potrebbe però andare in direzione opposta a una riduzione del carico fiscale sui contribuenti.

Infine sulle banche Renzi ha sottolineato come in passato ci sia stata complicità tra politica e gruppi editoriali: «In questo Paese c'è stato un meccanismo in cui i politici, d'accordo con gli esponenti del territorio e alcuni gruppi editoriali, erano in complicità con alcuni istituti di credito». Per i progetti di fusione di banche, Renzi ha precisato, invece, che alcuni sono «più credibili, altri meno». Mentre il tanto contestato meccanismo di salvataggio interno delle banche in crisi, il cosiddetto “bail in” «è arrivato a noi cotto e mangiato. Non si poteva toccar palla». Comunque sia il presidente del Consiglio ha ribadito che «le banche italiane sono tutte o quasi tutte solide». E in questo senso ha citato Banca Intesa «che ha prospettive di sviluppo anche all'estero: Messina ha vinto il premio come miglior banchiere d'Europa».

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