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Politica

Controlli italiani rafforzati, così è «svanito» il muro al Brennero

Gli sforzi dell’Italia per gestire e soprattutto accogliere il flusso inarrestabile di migranti non sono in discussione. Ma, oltre i balletti quotidiani sulle cifre, ogni giorno che passa rischia di confermare le previsioni più nefaste sugli sbarchi quest’anno. Il caos in Libia già da solo è sufficiente a garantire un esodo senza interruzioni. In assenza di un governo davvero stabile e riconosciuto - come ancora non è quello di Fayez Serraj - i trafficanti di esseri umani spadroneggiano. Le rotte di immigrati come quella sub-sahariana si ingrossano.

L’Italia ha scelto da tempo di non respingere in Libia i disperati che si imbarcano nel canale di Sicilia: una scelta umanitaria irreprensibile. Altro è, però, svolgere controlli sistematici sugli arrivi di migranti clandestini e costituire, di fatto, fattori di scoraggiamento agli approdi privi di futuro.

Proprio ieri il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha raccontato come i controlli ai confini col Brennero siano stati intensificati, in particolare sui treni in transito. Così sarebbe venuto meno il progetto austriaco del muro al confine.

La questione è più generale. Gli sforzi compiuti finora dal dipartimento di Ps guidato da Alessandro Pansa sono notevoli: all’Unione europea, intenzionata a concludere una procedura di infrazione sull’Italia per carenze di controlli degli stranieri in arrivo, abbiamo dimostrato che ormai la quasi totalità di chi entra in un hotspot viene identificato, rilievo digitali e fotografici compresi.

Non basta, però. Non tutti i migranti sbarcati sulle coste italiane finiscono negli hotspot. Chi scappa evita le procedure della polizia delle frontiere. E finisce chissà dove. Altro esempio noto: stranieri di varia provenienza che con volo aereo fanno scalo in Italia, scendono di corsa dalle scalette e se la danno a gambe sulla pista. A volte ripresi dalle forze dell’ordine, a volte no. A Fiumicino, per esempio, accade.

C’è poi l’alea del percorso delle domande di protezione internazionale. A parte alcuni Stati che con evidenza non possono essere considerati tali da giustificare un’istanza di questo genere, c’è poi una zona incerta di nazioni di provenienza dove le domande vanno valutate caso per caso. Tutto legittimo, senza dubbio, e guai a intaccare principi costituzionali e internazionali di rispetto dei diritti umani. Avviene però di fatto che una serie numerosa di non aventi diritto possa usufruire di un sistema di accoglienza che ha sfondato quota 120mila persone, ormai al limite. Tanto che il capo del dipartimento Libertà civili, Mario Morcone, ha chiesto ai prefetti sul territorio di fare una ricognizione dei non aventi diritto nei centri di accoglienza.

È probabile che nei prossimi giorni l’Unione europea svolga altri interventi sull’Italia per stringere, ancora di più, i controlli. Il tema è molto delicato sul piano politico, l’Italia non può contraddirsi con una tradizione ormai consolidata di accoglienza: ne possiamo essere orgogliosi. Ma i segnali di attenzione al rispetto delle regole non possono avere cedimenti o zone franche. In caso contrario i flussi non si arresteranno. Come ha dimostrato la Storia, non c’è muro che tenga davanti alla disperazione umana.

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