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Pompei, vecchi lavori sotto la lente anche per gli intrecci societari

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Pompei, vecchi lavori sotto la lente anche per gli intrecci societari

  • –Marco Ludovico

Non ci sono soltanto le ipotesi investigative sulle possibili infiltrazioni di società ricollegabili al boss mafioso Matteo Messina Denaro nei vecchi lavori per Pompei. Al vaglio di investigatori e organi di controllo, in un giro di carte vorticoso, ci sono anche gli intrecci societari sospetti nei vecchi appalti di lavori di restauro affidati al consorzio Research e alle società consorziate. Un’analisi incrementata alcuni giorni fa dall’accesso della Dia agli uffici della Soprintendenza di Napoli per acquisire documenti sul restauro della Casa del marinaio tuttora in corso.

Indaga la procura di Torre Annunziata, ma gli accertamenti cominciati oltre due anni fa hanno almeno due canali: penale e amministrativo. Il 12 aprile scorso il generale di divisione dell’Arma Luigi Curatoli, direttore generale del Gpp (Grande progetto Pompei), scrive all’Anticorruzione, alla prefettura di Napoli, al prefetto Gabriella Tramonti (coordinatore del gruppo per la legalità e la sicurezza del Gpp) e, per conoscenza, al Garante della concorrenza. Il generale segnala che la Sac-società appalti costruzioni, finita in un’indagine della Gdf di Roma dove emerge la figura della “dama nera” Antonella Accroglianò, dirigente Anas, fa parte sì del Research Consorzio Stabile, un gruppo di imprese di riferimento per gli appalti di Pompei. Ma la stessa Sac – il suo ad, Emiliano Cerasi, finì ai domiciliari nell’inchiesta Anas - ha soltanto una quota dello 0,46% del pacchetto societario del consorzio Research e non ha mai partecipato, scrive Curatoli, ad alcuna gara d’appalto del Gpp.

La nota del generale dell’Arma, però, vale soprattutto perché cristallizza la scena, tutta da approfondire, delle società affidatarie degli appalti. La Forte Costruzione srl si aggiudica il restauro della Casa del marinaio, la messa in sicurezza del Regio VII, il consolidamento della Casa dalle pareti rosse, gli ultimi due lavori conclusi. Poi c’è la Samoa restauri srl, che partecipa al Regio VII e alla Casa della fontana piccola (conclusa). E la Kairos srl che sta eseguendo la recinzione perimetrale degli scavi. La lettera di Curatoli fa notare anche che il consorzio Research partecipa a 12 gare d’appalto vinte, poi, anche dalle singole ditte facenti parti del consorzio, presentatesi singolarmente alle gare. Più di qualcosa, insomma, non torna. E la procura di Torre Annunziata, infatti, sta indagando. Dalla ricognizione delle carte svolta già nel 2014 con il predecessore di Curatoli, Giovanni Nistri - oggi comandante interregionale dell’Arma - è emerso pure un legame, oggi venuto meno, del consorzio Research con la Mediterraneo Spa guidata da Giovanni Savalle: imprenditore di Castelvetrano (Tp) legato al latitante numero uno Matteo Messina Denaro.

L’ipotesi mafiosa legata agli appalti di Pompei non è stata ancora iscritta per tabulas e resta legata agli sviluppi degli accertamenti in corso. Oltre alle conclusioni svolte due anni fa dal generale Nistri - che ricorda, tra l’altro, la nota della prefettura di Trapani dove si evidenziavano i collegamenti tra Mediterranea e «un noto personaggio mafioso», cioè Messina Denaro, ci sono gli atti di due settimane fa della prefettura di Napoli. Il 27 aprile gli uffici guidati dal prefetto Gerarda Pantalone trasmettono la nota del generale Curatoli alla divisione anticrimine dalla questura, al nucleo informativo del comando provinciale dell’Arma, al Gico (gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) della Gdf e alla Dia. Quest’ultima ha la delega di polizia giudiziaria nell’inchiesta di Torre Annunziata.

Nucleo informativo carabinieri, anticrimine questura e Gico sono poi gli organismi della prefettura per le interdittive antimafia. Il sospetto di infiltrazioni mafiose e la necessità di fugare ogni dubbio hanno fatto sì che sui lavori di Pompei siano impegnati tutti gli organismi di controllo.

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