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In Italia patrimonio «cedibile» di almeno 6 miliardi

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gli immobili della santa sede

In Italia patrimonio «cedibile» di almeno 6 miliardi

Corbis
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È un patrimonio immobiliare stimato almeno 5-6 miliardi, esclusivamente di case e palazzi “non funzionali” all'attività religiosa. Solo in Italia (e in gran parte a Roma), in mano al Vaticano. E tutta la Chiesa nel mondo conta su un patrimonio valutato oltre 2mila miliardi, comprese università e ospedali.

Le parole di ieri del Papa («Mantenete soltanto ciò che può servire per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio») hanno rimesso sotto i riflettori i beni economici della Chiesa, già interessati dalle vicende tutt’ora oscure di Vatileaks, sia il primo che soprattutto il secondo round (il processo è ancora in corso) basato sulle carte dell’indagine interna voluta dalla stessa Santa Sede che riguarda in particolare le «case del Vaticano».

Anzitutto una distinzione: c’è un patrimonio della Santa Sede - quindi il governo centrale e lo stato - e un altro ben più vasto che fa capo alle diocesi e alle congregazioni religiose. Il Vaticano ha tre enti cui fanno capo gli immobili, ma anche alcuni portafogli finanziari. Il più consistente è l’Apsa (Amministrazione patrimonio sede apostolica) presieduta dal cardinale Domenico Calcagno, che è in pratica il forziere immobiliare del Papa: gli asset liberi da vincoli funzionali (per sempio il palazzo della Cancelleria a Roma non può certo essere conteggiato...), quindi appartamenti e terreni, ammontano a 3-4 miliardi. «Non ci sono valutazioni puntuali, anche perché la situazione del mercato è complessa», dice al Sole 24 Ore una fonte interna dei Sacri Palazzi interpellata dopo la frase del Papa. Poi ci sono le residenze, centralissime, di Propaganda Fide, il dicastero competente per le missioni, guidato dal cardinale Fernando Filoni, che possiede circa 500 appartamenti in sessanta palazzi nei luoghi più belli della Capitale e che sono gestiti in modo autonomo dall’amministrazione centrale della Santa Sede. Immobili questi di prestigio e molto spesso affittati ai privati che hanno un valore che si aggira in quasi due miliardi. Infine c’è il Governatorato della Città del Vaticano, diretto dal cardinale Giuseppe Bertello, ma i suoi sono perlopiù immobili interni allo stato, anche se interessati alla spending review del Papa, che ha dato indicazioni su come gestire questi appartamenti, specie dopo il caso dell’attico del cardinale Tarcisio Bertone. In ogni caso sono 26 le istituzioni a cui fanno capo a vario titolo case e palazzi, cui si aggiungono quelle “territoriali” e “religiose” .

Il Papa ieri parlava ai vescovi italiani - che possono contare sul gettito dell’8 per mille, che lo scorso anno è amontato a 995 milioni, e i dati di del 2016 saranno noti tra due giorni, compresa la ripartizione - che attraverso le curie vescovili o una miriade di enti morali, fondazioni e società, possiedono e gestiscono spesso patrimoni vasti: la maggior parte è sicuramente no-profit ma una discreta fetta è dedicata anche a fini commerciali o quasi. Oltre alle chiese (di proprietà dello Stato attraverso il ministero dell’Interno, che ha una direzione per gli edifici di culto), sedi parrocchiali, case di riposo, seminari, ospedali, ospizi, ma anche asili, scuole, università, fabbricati, sedi di alberghi e strutture di ospitalità per turisti e pellegrini e abitazioni civili in affitto. La Curia vanta possedimenti importanti ovunque in Italia: se oggi il valore del patrimonio immobiliare italiano complessivo supera 6.400 miliardi di euro - valutazione dell’Agenzia del territorio - si può stimare prudenzialmente che solo nel nostro Paese il valore in mano alla Chiesa, compresi quindi tutti gli immobili per il culto e anche quelli non vendibili per vari motivi (in questo caso il palazzo della Cancelleria entrerebbe nel computo...), si aggiri intorno ai mille miliardi, circa il 15%.

Se a questa ricchezza detenuta si aggiunge il patrimonio posseduto all’estero - dati calcolati dal Sole 24 Ore sulla base dell’Annuarium Statisticum Ecclesiae - fatto di circa 700mila complessi immobiliari tra parrocchie, scuole e strutture di assistenza la stima, anche stavolta più che prudenziale può raddoppiare almeno a 2mila miliardi. In ogni caso, quindi, in Italia, la disponibilità potenziale di immobili “liberi” da funzioni o vincoli, e quindi vendibile sul mercato, è di circa 5-6 miliardi, tra Vaticano, diocesi e congregazioni religiose, che meriterrebero un discorso a parte, vista la grande autonomia di cui godono nonostante vi siano dei vincoli patrimoniali con la Santa Sede (le operazioni straordinarie andrebbero autorizzate dal dicestero della Vita Consacrata).

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