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Pensioni, Poletti: con la flessibilità penalizzazioni non uguali per tutti

Le penalizzazioni per la flessibilità in uscita «non saranno uguali per tutti». Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in vista dell’incontro del 24 maggio con i sindacati. E ha spiegato: «Abbiamo vincoli di bilancio, abbiamo un equilibrio da gestire e un tema di equità sociale. La penalizzazione non può essere uguale per tutti: chi ha perso il lavoro è diverso da chi vuole legittimamente lasciare il lavoro tre anni prima».

Poletti: con flessibilità taglio non uguale per tutti
Poletti ha dunque assicurato che il governo ha scartato l’ipotesi «di un taglio lineare» per consentire ai lavoratori di andare in pensione anticipatamente. Il meccanismo allo studio del governo, ha assicurato ancora Poletti, «parte con l’individuazione di tre anni di tre classi di età» ma prevederà, nel tempo, uno slittamento per far entrare nel beneficio nuove classi di età. «Il meccanismo durerà nel tempo ma non sappiamo se sarà strutturale o permanente» ha spiegato ancora il ministro, ribadendo come la proposta dovrà comunque tener conto «dei vincoli di bilancio, di una equità da gestire e di una equità sociale» da assicurare.

«Confronto sindacati, decisioni in Stabilità»
«Sappiamo che le organizzazioni sindacali hanno una loro piattaforma previdenziale. Faremo questo incontro e ragioneremo sul tema previdenza insieme ai temi lavoro, occupazione e politiche attive. Ascolteremo le loro posizioni e poi vedremo cosa è possibile fare concretamente» ha affermato ancora il ministro del Lavoro in vista dell’incontro con Cgil, Cisl e Uil, convocato per il 24 maggio, e alla vigilia della manifestazione nazionale indetta dai sindacati dei pensionati. «Il confronto si farà - ha quindi aggiunto - la sede per le decisioni sarà la Legge di Stabilità».

Pensioni: Governo chiama i sindacati, incontro il 24/5

Barbagallo (Uil): niente tagli a chi esce prima
L’incontro del 24 si preannuncia acceso, con la Uil già schierata contro le penalizzazioni legate alla flessibilità in uscita. «A quel che si capisce, il governo sta pensando a una flessibilità in uscita tagliando l’assegno a chi vuole andare in riposo prima. Secondo un nostro studio un uomo che decidesse di andare in pensione a 65 anni e 7 mesi, cioè con un anno di anticipo, perderebbe ogni anno, e per tutta la vita, l’equivalente di una mensilità netta. La proposta del sindacato prevede invece di poter andare a riposo anche a 62 anni senza penalizzazioni, visto che la penalizzazione è insita nel sistema contributivo: lasciando prima il lavoro si versano meno contributi e dunque l’assegno è più basso», attacca in un’intervista a Qn, il segretario della Uil Carmelo Barbagallo.

La forbice del governo sul taglio
A ufficializzare la forbice per la riduzione dei trattamenti previdenziali con il decollo dell’Ape (Anticipo pensionistico) che renderà più flessibili le uscite verso la pensione degli “over 63” è stato Matteo Renzi a “Porta a porta”, confermando di fatto che la riduzione della pensione sarà variabile sulla base del numero di anni dell’anticipo e dell’entità dell’assegno percepibile al momento del raggiungimento della soglia di vecchiaia. Il taglio sarà tra l’1 e il 3% l’anno. Con la possibilità di arrivare eventualmente a quota 4% per gli assegni più elevati.

Renzi ha spiegato che l’intervento sulle pensioni sarà «nella legge di stabilità» per il 2017, ma non esclude del tutto la possibilità di farlo scattare già quest’anno («se riusciamo anche prima, ma stiamo studiando i numeri»). E è detto pronto «a incontrare anche domani i sindacati dei pensionati». L’intervento sarà in ogni caso strutturale: a beneficiarne dovrebbero essere in via permanente gli over 63. In una prima fase si partirebbe con i nati nel ’51, ’52 e ’53.

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