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Rafforzata la scorta ad Antoci dopo l’agguato. Crocetta: serve…

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Rafforzata la scorta ad Antoci dopo l’agguato. Crocetta: serve l’esercito

E' stato deciso il rafforzamento della tutela a Giuseppe Antoci, il presidente del Parco dei Nebrodi vittima di un agguato la scorsa notte. Secondo quanto si apprende, la decisione di rafforzare la scorta è stata presa al termine di un Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica convocato in via straordinaria questa mattina.

In mattinata, il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta aveva sottolineato che «Occorre rafforzare le misure di sicurezza a favore del presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci e intensificare l'azione di lotta contro la mafia dei Nebrodi che pensa ancora di essere potente e immune». Sono tutti illesi grazie all'azione di coraggio dei poliziotti» sottolinea il governatore, che lega l'attentato «alla battaglia che con il presidente Antoci stiamo facendo contro la mafia dei pascoli e all'azione di moralizzazione che stiamo portando avanti e che ha già portato a diversi arresti sul territorio. Dobbiamo liberare - prosegue Crocetta - la provincia di Messina dalla mafia dei colletti bianchi e da quella che nei territori esercita un potere violento verso i cittadini». «Non bastano più gli strumenti ordinari. Le forze dell'ordine fanno un lavoro eccezionale. Ogni giorno sono schierate in campo contro ogni forma di crimine, ma adesso serve molto di più: occorre procedere a dei rastrellamenti sui Nebrodi anche con l'esercito», ha sottolineato ancora Crocetta.

Il presidente della Regione siciliana ha pubblicato su Twitter la foto della lettera di minacce anonima inviata al presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci nel dicembre 2014 «quando - scrive Crocetta - abbiamo avviato con forza la battaglia contro la mafia dei pascoli». «Finirai scannato tu e Crocetta» si legga nella lettera. Crocetta ha anche detto che «Ci sono veterinari del sistema regionale compiacenti con i mafiosi dediti alla macellazione clandestina. Lo dico con certezza, senza temere denuncia. C'è una inchiesta aperta dalla magistratura e la mafia lo sa».

Il sindaco di Caronia, vicepresidente del Parco: «L’attentato è una ritorsione contro i protocolli antimafia adottati»
L'attentato contro il presidente Antoci è la conseguenza di «una serie di atti che l'ente Parco ha messo in atto, in particolare il Protocollo di intesa firmato nel 2015, sottoscritto dai sindaci del territorio, che prevede il certificato antimafia per ottenere in concessione terreni di proprietà demaniale».

Così il sindaco di Caronia Calogero Beringheli, comune del messinese con la più grande fetta di territorio del Parco dei Nebrodi, pari a 18 mila ettari, circa il 20% del totale. «La novità del Protocollo - aggiunge il sindaco che è anche vicepresidente del Parco - ha creato evidentemente qualche problema». «Si aggiunga il fatto che ora i termini di tempo di durata della concessione non sono più 5 o 10 anni, ma molto meno, e questo permette di evitare quello che prima accadeva, cioè che chi prende i terreni chieda e ottenga finanziamenti e fondi a Bruxelles, magari senza avere le carte in regola con la certificazione antimafia». «Quei soldi e quei contributi potevano finire nelle mani sbagliate, alimentando l'economia della mafia - sottolinea il sindaco - mentre ora questo è molto più difficile».

Il sito del Parco dei Nebrodi

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