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Renzi al Pd: non dividiamoci sul referendum

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Renzi al Pd: non dividiamoci sul referendum

  • –Barbara Fiammeri

roma

Giocare all’attacco, tornare nelle piazze, coinvolgere i cittadini, «tutti insieme», rinunciando alle divisioni perchè quella che si gioca da qui a ottobre è «la partita» del cambiamento: «Io farò solo questo e non altro». Il count down elettorale è partito e Matteo Renzi suona la carica. «Non dividiamoci per questioni interne, deve essere una battaglia unitaria», è il mantra che ripete il premier segretario, parlando prima con i segretari regionali e provinciali del Pd per la consegna dei moduli destinati a raccogliere le firme per «l’Italia che dice sì» alla rifroma costituzionale e poi all’assemblea dei senatori e deputati dem. Un appello rivolto anzitutto alla minoranza alla quale assicura di voler rispettare l’impegno («pacta sunt servanda») sulla legge per l’elezione dei nuovi senatori su cui è tornato a insistere ieri anche Pier Luigi Bersani avvertendo di volerci «vedere chiaro».

Il premier usa la retorica delle grandi occasioni, facendo appello all’orgoglio del partito diventato protagonista di «una svolta epocale». Il tempo dei distinguo lo rinvia al congresso che si terrà dopo il referendum. «Se smetteremo di farci le pulci tra noi e diremo che il simbolo del Pd serve a far vincere i nostri candidati la gente ci sarà grata», insiste di fronte ai parlamentari con riferimento all’imminente scadenza elettorale delle amministrative.

Renzi è un fiume in piena. Il via libera ottenuto da Bruxelles sulla flessibilità «non è abbastanza», dice, ma «due anni fà quel termine era bandito dal vocabolario nella Ue e noi lo abbiamo imposto». Ma per vincere la sfida decisiva serve un impegno totale di tutto il partito: « Stiamo dettando la linea nella Ue e restituendo la speranza in Italia ma l’atteggiamento è perplesso a volte. Vi chiedo di giocare all’attacco e non di rimessa e col catenaccio pensando che gli altri siano dei fenomeni», dice Renzi , che definisce il M5S un partito «familista», «non della rete ma dell’erede(di Casaleggio ndr)» e il centrodestra «senza regole».

Il gioco di squadra però è il punto su cui torna più volte. La pace con il governatore della Puglia Michele Emiliano che ha dato il via libera al patto per la Puglia che sarà siglato tra 2 settimane (ieri è stato il turno di quello per Bari e per L’Aquila) è un segnale. L’attenzione per il Mezzogiorno si intensificherà - garantisce - e non a caso quest’anno la festa nazionale dell’Unità si terrà a Palermo.

Adesso però bisogna «gettarsi pancia a terra e a testa alta» per vincere la partita più importante che per Renzi è quella referendaria. Sabato, con l’election day, partirà la raccolta delle firme dei cittadini: obiettivo superare quota 500mila. Non perché siano necessarie ad indire il referendum ma perché decisive a coinvolgere il maggior numero di persone in vista di un voto che si giocherà sulla capacità di portare al voto il maggior numero di persone nonostante per il referendum costituzionale non sia richiesto il quorum.

L’assemblea si chiude senza interventi, con la sinistra che incassa la garanzia di una legge per l’elezione diretta dei futuri senatori. Ma il malessere è tutt’altro che sopito. «Io non sto facendo polemiche - dice Bersani rispondendo alla richiesta di tregua del premier. - Io sono positivo nel senso che penso che la mia voce e la voce della sinistra Pd sia indispensabile per riuscire a tenere assieme un popolo». Anche di chi non è d’accordo con la riforma costituzionale:«È legittimo che un elettore del Pd dica ’questa cosa non mi convince’. Non ritengo illegittimo che elettori del Pd votino No».

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