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«Whiskey Tango Foxtrot», commedia dentro la guerra

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Cinema

«Whiskey Tango Foxtrot», commedia dentro la guerra

È basata sul memoir del 2011 (The Taliban Shuffle) scritto dalla reporter del Chicago Tribune Kim Barker, la commedia Whiskey Tango Foxtrot, in uscita il 19 maggio distribuita da Universal Pictures. Un film “sulla guerra” e “dentro la guerra”, a un passo dal gusto e dallo humor di Barry Levinson e Robert Altman; sin dalle prime scene, ride dell'inconsistenza dell'alleanza antiterrorismo e del puzzle etnico-economico che vede anche l'Italia in campo, a rafforzare il suo contingente; in un colpo solo, disinnesca illusioni, eserciti, network e taciti affari, sotto le mine dell'Afghanistan, dove Tina Fey (la Sarah Palin del Saturday Night Live) dà vita a un riff di satira e politica per raccontarci, in piccole forme, il fallimento delle unità americane a Kabul (siamo nel 2002, amministrazione Bush) e, più in generale, nel Medio Oriente. Uno “statement” femminista contro l'emarginazione delle donne dal giornalismo (la vera Kim Barker è malvoluta nell'Afghanistan talebano e vista con sospetto da militari e corrispondenti di guerra), nel mezzo di un'arena ribattezzata “Kabubble”.

Scritto da Robert Carlock, partner della Fey in 30 Rock e Unbreakable Kimmy Schmidt, e diretto da Glenn Ficarra e John Requa (Focus, Crazy Stupid Love), il film segue le orme di M*A*S*H e trova nella reporter ingenua ma risoluta (la Baker si è fatta spedire in guerra per staccare dalla routine del desk e mandare a quel paese l'ex fidanzato) un corpo cinematografico non convenzionale, affogato da battute come “Copriti, p... senza vergogna” (le islamiche rimproverano alla giornalista di non indossare l'hijab, il velo islamico). Ci pensa Fahim (Christopher Abbott), suo interprete e “fixer”, a guidarla pazientemente verso la giusta direzione. Solo così potrà sopravvivere. A Fahim si aggiungono i consigli del Colonnello Hollanek (ottimo Billy Bob Thornton), che tenta di proteggerla in qualità di “embedded reporter”. Mentre al fianco della Fey, ci sono una collega aggressiva (Tanya Vanderpoel/Margot Robbie) e un amore improvviso (il fotografo scozzese Iain/Martin Freeman). Divertente che, poco dopo lo scoppio della guerra, il pubblico americano perda interesse nella consistenza della guerra in tv (era già esploso YouTube) e non segua più gli scoop della giornalista. Dimenticata. Chissà poi quanto sia empirico il gap culturale tra i giornalisti/fotoreporter che vivono isolati e segregati nei teleport, e il “fuori”, la realtà di Kabul o l'ancora più ostile Kandahar.

Tragedia e satira, dicono i registi, sono i punti di forza di Whiskey Tango Foxtrot (“WTF” è il codice militare abbreviato) dove è netta la cooperazione tra reporter e truppe, e al tempo stesso in ombra l'exit strategy da tanto sangue che scorre. Secondo NPR, la presenza di attori non provenienti dal Medio Oriente, nei ruoli più importanti in Afghanistan - e quindi il casting di Abbott (del Connecticut) e Molina (di origini spagnolo-inglesi) - segna un altro punto a sfavore della Hollywood che dice di battersi per il riconoscimento della diversità nell'industria, e puntualmente non sceglie volti e caratteri realistici.
«A noi interessava girare un film sul modo di riprendere un territorio, sui media» ci hanno detto a New York i filmmakers Glenn Ficarra e John Requa. «Abbiamo filmato in New Mexico, in Albuquerque e Santa Fe. Il direttore della fotografia nella seconda unità, Gelareh Kiazand, ha raccolto del materiale per noi direttamente a Kabul. Volevamo ricreare un Afghanistan più sabbioso e surreale, ecco perché nel film ci sono circa 1.300 effetti speciali». «Il New Mexico è il più somigliante all'Afghanistan ma ha l'aria cristallina, pulitissima. E questo è diventato un problema perché in fase di montaggio ci siamo accorti che le immagini in digitale erano troppo perfette, immacolate. La parte divertente di una zona di guerra è il suo essere rozza e sporca. Se l'è fatto spiegare bene il nostro produttore, Ian Bryce, che dopo aver girato gli action di Michael Bay ha ormai un legame speciale con i militari». «Comunque lo Studio ci ha lasciato controllo totale sul girato. Anzi, abbiamo editato tutto a casa, davanti a un computer con il classico software Final Cut Pro X, praticamente potevamo generare la nostra copia amatoriale di DCP. Oggi le storie - pure quelle di guerra - le puoi raccontare con un telefonino e un programmino da 300 dollari. Se consideriamo il film ‘politico'? No, non è politico. Sappiamo però che ai veterani e al Pentagono il messaggio di Whiskey Tango Foxtrot è andato giù. Buon segno».

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