Italia

«Con le riforme governi più stabili»

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

«Con le riforme governi più stabili»

  • –Emilia Patta

ROMA

«Io sono stato il primo premier a visitare alcuni Paesi africani sotto il Sahara. Questo è allucinante: l’Italia ha avuto 63 governi in 70 anni. Ma ora, con la riforma costituzionale, abbiamo deciso di fare come tutti: una volta ogni cinque anni».

Una giornata intensa quella di ieri per Matteo Renzi, giocata tra la conferenza ministeriale sull’Africa alla Farnesina (si veda pagina 23) e la soddisfazione per l’atteso via libera della Commissione Ue alla flessibilità utilizzata con la scorsa Legge di stabilità nonché ai margini di flessibilità che potranno essere usati con la manovra d’autunno, crescita permettendo (si veda pagina 3). Ma politica estera e politica economica hanno per il premier un unico comun denominatore: la stabilità e la credibilità. Entrambi valori - nella lettura renziana - conquistati da poco dal nostro Paese proprio grazie alle riforme approvate, in primis quella costituzionale che abolisce il Senato elettivo e che riscrive il Titolo V sul federalismo e sulla quale dovranno esprimersi i cittadini con il referendum confermativo del 16 ottobre. Una riforma il cui obiettivo è ammodernare le nostre istituzioni e che Renzi si è in un certo qual modo già “venduto” a Bruxelles. Da qui l’insistenza, anche nella diretta serale con i cittadini su Facebook e Twitter #Matteorisponde, sul tema della riforma costituzionale e del referendum: la flessibilità sui conti pubblici ottenuta da Bruxelles è frutto delle riforme e di conseguenza della ritrovata credibilità, e il referendum d’autunno sarà la certificazione di questa credibilità. O non sarà.

«Finalmente - dice Renzi rispondendo a un cittadino sui social - la campagna per il referendum di ottobre sta per partire, sabato a Bergamo. E finalmente si comincia a entrare nel merito. Quello che chiederemo ai cittadini sarà: volete abolire il Senato elettivo e superare il bicameralismo paritario, volete togliere poteri alle Regioni per riportarli allo Stato? Volete abolire enti inutili come il Cnel e risparmiare soldi pubblici? Perché di questo si tratta. L’accusa di voler personalizzare il referendum è del tutto strumentale. Se perdo non faccio come tanti altri prima di me che parlavano di buon risultato sempre e non perdevano mai. Se perdo ne traggo le conseguenze e vado a casa, è una questione di serietà. Noi non siamo attaccati alla poltrona, noi non saremo mai attaccati alla poltrona». Insomma, si conferma la nuova linea: puntare più sul merito per cercare di convincere più cittadini possibili, e non solo quelli che votano per il Pd renziano.

In vista della partenza della campagna per il sì sabato a Bergamo, intanto, tra Palazzo Chigi e gli uffici della ministra per le Riforme e per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi sì è al lavoro per mettere a punto il comitato nazionale per i Sì che affiancherà i tanti comitati “spontanei” da far partire nei circoli del Pd ma anche nei luoghi di lavoro (basteranno dieci persone per attivare un comitato). Sui nomi che faranno parte del comitato e sul suo presidente le carte sono ancora coperte, ma le decisioni andranno prese appunto entro sabato: sarà un organismo ampio, che oltre a contenere nomi storici del centrosinistra (tra cui Luigi Berlinguer e Pierluigi Castagnetti), sarà allargato ad esponenti della società civile e al mondo della cultura, dello spettacolo, dello sport. E si sa che Renzi ama sorprendere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA