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Primo sequestro conto Ior, imprenditore Proietti ai domiciliari per…

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inchiesta a ROMA, imprenditore agli arresti

Primo sequestro conto Ior, imprenditore Proietti ai domiciliari per bancarotta

È il primo caso di sequestro preventivo di conti correnti di un cittadino italiano presso lo Ior, l’Istituto di credito del Vaticano. A disporlo, su richiesta dei Pm Stefano Fava e Stefano Pesci della Procura di Roma, è il Gip Cinzia Parasporo che, con lo stesso provvedimento eseguito oggi dal Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, ha anche disposto l’arresto ai domiciliari (con divieto di comunicazioni) del titolare dei conti Ior sequestrati, e cioè di Angelo Proietti, indagato dai Pm della capitale per bancarotta fraudolenta aggravata. Si ripete così, ma a parti invertite, il copione di un altro clamoroso sequestro nei confronti dello Ior.

Nel 2010 il sequestro di 23 milioni di un conto Ior presso il Credito artigiano
Nel 2010, infatti, sempre la Procura di Roma chiese e ottenne il sequestro di 23 milioni di euro dello Ior depositati presso la Banca Credito artigiano, soldi che lo Ior voleva movimentare senza rispettare la disciplina antiriciclaggio vigente nel nostro Paese. Stavolta, invece, a rimanere impigliato nelle maglie della Procura di Roma è un imprenditore italiano, Angelo Proietti. Nome non nuovo alle cronache giudiziarie, e così pure quello della società – la Edil Ars – di cui è stato per anni amministratore unico e che tra il 2002 e il 2006 spadroneggiava in Sogei, ottenendo commesse milionarie: appalti su appalti, non sempre trasparenti e perciò segnalati alla magistratura romana. Tra l’altro il nome di Proietti compare anche nella vicenda dell’appartamento romano affittato da Marco Milanese per ospitarvi l’allora ministro Tremonti (canone mensile 8.500 euro, diviso a metà), finito nel mirino della Procura della capitale e poi archiviato: la ristrutturazione dell’appartamento fu fatta gratuitamente da Proietti, titolare della Edil Ars, a sua volta indagato, che mirava così a ingraziarsi l’ex ministro e il suo braccio destro per ottenere gli appalti della Sogei.

“Complessivamente sono state contestate condotte distrattive per oltre 11 milioni di euro”

Il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Gdf 

Proietti rischia fino a 15 anni di carcere
Adesso Proietti è finito in un guaio giudiziario per il quale rischia fino a 15 anni di carcere per avere, tra l’altro, - in qualità di amministratore unico della Edil Ars dal 3 marzo 1999 al 16 agosto 2011 e, successivamente, di amministratore di fatto e dominus della società, incorporata a maggio del 2013 dalla Emiroma srl – «distratto beni dal patrimonio della società», sottraendo, tra l’altro, dal conto corrente acceso presso Banca Etruria e intestato alla Edil Ars la somma di 7.543.229,00 euro mediante 256 prelievi di contanti, dall’11 gennaio 2005 al 2 febbraio 2012. Con l’aggravante di aver provocato un danno patrimoniale di «rilevante gravità» e di aver commesso più fatti di bancarotta. Complessivamente sono state contestate condotte distrattive per oltre 11 milioni di euro.

I clienti più importanti dell’impresa
Cinque sono i capi di imputazione, e si riferiscono a vicende che hanno interessato nel tempo le società Edil Ars srl, Emiroma srl, e A.P. Costruzioni generali srl, tutte riferibili a Proietti. La Edil Ars esercita lavori edili dal 1980 e ed è rappresentata da Proietti fino al 2011 quando gli subentra il liquidatore Aldo Belli e, dal 2012, il genero Gabriele Bisegni. A maggio 2013 viene deliberata la fusione per incorporazione di Edil Ars nell’Emiroma srl. Tra i clienti figurano molti enti ecclesiastici: l’A.P.S.A., ovvero l’Amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica, da molti ritenuta la vera banca del Vaticano, la Lumsa (Libera Università Maria Santissima Assunta), la Pontificia università, l’Ospedale Bambino Gesù, la Parrocchia Santa Lucia; nonché ministeri, come quello delle Infrastrutture (debitore di 1.314.099 euro) e dei Beni culturali (debitore di 210.085 euro); la Sogei (debitrice di 2.504.608) ed altre società controllate al 100% dal ministero dell’Economia. Il capitale sociale di Emiroma è ripartito tra Proietti, la moglie e la AP Holding srl ma la società fallisce il 13 maggio 2014.

Banca Etruria non si è insinuata nel passivo fallimentare
Il fallimento è dichiarato dal Tribunale il 21 maggio dell’anno successivo e nella sentenza i giudici rilevano, tra l’altro, «la grave situazione debitoria» per un totale di circa 9.209.542,00 euro di debiti; i crediti ammessi al passivo, ammontano a 5.292.847,42, di cui oltre 4.500.000,00 vantati da Equitalia Sud spa. Stranamente non risulta essersi insinuata al passivo fallimentare anche Banca Etruria, benché risulti creditore per ben 2.930.151,05 euro. I motivi di tale comportamento, annota il giudice, «sono ignoti». Dal canto suo Banca Etruria fa sapere che il termine scadrà ad ottobre. Ma da questa verità cauta e “ufficiale” potrebbero emergere scenari particolarmente interessanti circa i contatti tra la Banca, oggi nel mirino degli inquirenti, e l’imprenditore edile, forse più importante, operante nello Stato del Vaticano.

La rogatoria con il Vaticano
Per l’esecuzione del sequestro preventivo sul conto Ior bisognerà procedere a una rogatoria con lo Stato Città del Vaticano. E sarà una rogatoria classica, come potrebbe avvenire con un qualsiasi Stato extraeuropeo, perché tra Italia e Vaticano non esistono forme più ravvicinate di cooperazione, come quelle in atto con i principali Paesi europei.

Sequestro per circa un milione e mezzo di euro
Il sequestro riguarda due conti gestione patrimoniale, del valore di 1.210.177,03 e di 194.264,68 euro e un terzo, il cui saldo è di 68.728,24 euro. La libera disponibilità delle somme, scrive il Gip, potrebbe aggravare e protrarre le conseguenze dei reati; in ogni caso si tratta di beni confiscabili in quanto profitto del reato. Nel complesso, sono state contestate condotte distrattive per oltre 11 milioni di euro. Finora, nel corso dei processi i conti Ior sono stati più volte individuati come canali di riciclaggio, per esempio nel caso di Monsignor Palumbo (il processo è in dibattimento), che grazie al suo conto Ior operava come sponda di un avvocato poi arrestato perché dedito a numerosi traffici illeciti. Questa volta, però, ad essere in primo piano è il deposito di ingenti somme, che la magistratura romana ritiene di provenienza illecita, su un conto corrente dell’Istituto del Vaticano.


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