Migliore qualità di vita per i pazienti, e riduzione dei costi per il Servizio sanitario nazionale. Questi i vantaggi della chirurgia “bariatrica”, o chirurgia metabolica, per il trattamento dell'obesità - grave e resistente - secondo un’indagine condotta dal Centro di studio sulla sanità pubblica (Cesp) dell'università degli Studi di Milano-Bicocca: la ricerca è stata presentata a Milano, in Regione Lombardia, in occasione dell'European Obesity Day, la giornata europea contro l’obesità che si celebra in tutta Europa sabato 21 maggio.
L'incontro milanese è stato promosso dall’associazione di pazienti Amici obesi Onlus, con il patrocinio di Centro di studio e ricerca sull'obesità (Csro), Società italiana dell'obesità (Sio) e Società italiana di chirurgia dell'obesità (Sicob).
“In Italia ogni anno oltre 100mila nuovi casi e un impatto economico stimato in 9 miliardi di euro”
I dati, innanzitutto, sono preoccupanti, in particolare per i giovani. In Italia le persone obese sono 5,5 milioni, con oltre 100mila nuovi casi all'anno e un impatto economico stimato in 9 miliardi di euro l’anno: tra i fattori considerati, oltre ai costi sanitari in senso stretto, anche calo di produttività, assenteismo, mortalità precoce. L’obesità grave è infatti un importante fattore di rischio per diabete, malattie cardiovascolari, malattie muscoloscheletriche e tumori.
I dati nazionali dell’obesità «sono allarmanti», avverte il nutrizionista e farmacologo Michele Carruba, direttore del Csro (Centro di studio e ricerca sull’obesità): «si parla di 57mila morti all'anno per cause attribuibili» a questa condizione, e il costo annuo dell'obesità arriverebbe addirittura a più di 22 miliardi di euro se si calcolassero anche i costi complessivi delle patologie correlate».
Attenzione al rapporto peso / altezza e al girovita
Occhio dunque al Bmi (il rapporto tra peso e altezza al quadrato, che se supera i 25 kg/m2 è indice di sovrappeso mentre se pari o superiore a 30 di obesità), ma anche al girovita. «La misura della circonferenza vita - ricorda Carruba - registra in particolare il rapporto tra l'obesità viscerale e il rischio di morbilità e mortalità. Si considerano obesi gli uomini con girovita uguale o superiore a 102 cm, mentre per le donne il valore è di 88 centimetri».
Ma quali sono le strategie oggi sul campo contro questo problema? Secondo Marina Biglia, presidente di Amici obesi Onlus, «per combattere l'obesità è necessario uno sforzo comune di tutte le parti in causa, e soprattutto un corretto approccio con specialisti del settore che possano curare il malato a 360 gradi in centri multidisciplinari specifici».
La scelta di un approccio chirurgico, secondo l’indagine presentata oggi, ha comportato un guadagno per paziente di oltre tre anni di vita vissuta in condizioni di salute ottimale, con una riduzione della spesa per persona di €11.384. Il bisturi, insomma, è risultato essere l'opzione preferibile - rispetto a un approccio non chirurgico - anche dal punto di vista del rapporto costo-efficacia.
La scelta del modello di «Markov»
Per stimare i costi e gli effetti della chirurgia è stato elaborato un modello decisionale di Markov (che permette di simulare la progressione di una malattia e le modifiche conseguenti ai trattamenti adottati), sulla base dei dati provenienti da diversi studi internazionali e nazionali, utilizzando il punto di vista del servizio sanitario nazionale e 2 orizzonti temporali: lifetime (l'arco della vita del paziente), e 10 anni dall'intervento.
In questo modello il paziente obeso poteva essere sottoposto a chirurgia o continuare con una gestione medica ottimale della sua condizione, senza intervento; sperimentare o meno complicazioni post-intervento; sviluppare diabete di tipo 2 o malattie cardiovascolari (angina, infarto, ictus, scompenso cardiaco e artropatia periferica), regredire dalla condizione di diabete o morire. Durante la simulazione, il paziente poteva progredire in una delle condizioni citate, o rimanere in quella in cui si trovava in funzione del suo indice di massa corporea (Bmi).
Le tre procedure chirurgiche considerate
Nell'analisi sono state considerate 3 tecniche bariatriche: bypass gastrico, gastrectomia verticale parziale e bendaggio gastrico aggiustabile. Il modello stimava per le 2 opzioni a confronto (chirurgia o terapia medica non chirurgica) i costi medi per paziente, gli anni di vita, gli anni di vita aggiustati per la loro qualità (“QUALY”) e il rischio assoluto di sviluppare eventi cardiovascolari, arteriopatie periferiche e diabete.
Considerando l’arco della vita del paziente (lo scenario “lifetime”), la chirurgia bariatrica ha prodotto un guadagno medio di 3,2 Qaly per paziente (oltre 3 anni di vita vissuta in condizioni di salute ottimale) e una riduzione della spesa pari a 11.384 euro a paziente, risultando l'opzione più efficace e meno costosa rispetto all'approccio non chirurgico. Nell'analisi condotta con orizzonte temporale a 10 anni, il guadagno medio in termini di Qaly è stato di 1,1 per paziente, mentre la spesa a paziente è risultata aumentata di 1.862.
«In ogni caso - spiegano gli autori - la chirurgia bariatrica è risultata essere l'opzione costo-efficace perché l'Icer ricavato», ossia il parametro amministrativo che esprime il rapporto incrementale di costo-efficacia di una misura di assistenza sanitaria rispetto a un'altra, «era di 1.681 euro per Qaly: al di sotto della soglia di 5 mila prevista in Italia per tutti i tipi di intervento in sanità».
Chirurgia ultima chance
«La chirurgia bariatrica - afferma Luciana Scalone, ricercatrice del Cesp-Bicocca - offre un'opzione di trattamento efficace contro l'obesità quando gli approcci conservativi falliscono. Comprenderne l'impatto economico e clinico è di fondamentale importanza per i medici e i decisori sanitari, al fine di poter scegliere in maniera consapevole l'opzione di trattamento complessivamente più efficiente (più efficace per i pazienti e meno costosa), o comunque economicamente sostenibile per il sistema sanitario, almeno nel breve o medio periodo». Attualmente - aggiunge - in Italia «la terapia chirurgica della grande obesità risulta essere ai vertici europei e mondiali in termini di risultati a breve e a lunga distanza, sia per calo ponderale che per guarigione delle comorbilità».
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