Italia

Cuneo fiscale, ipotesi taglio strutturale sui neo-assunti

  • Abbonati
  • Accedi
la ripresa difficile

Cuneo fiscale, ipotesi taglio strutturale sui neo-assunti

Le somme saranno tirate soltanto tra la fine di agosto e l’inizio di settembre. Ma l’istruttoria tecnica sui diversi dossier aperti per anticipare, al 2017, la riduzione in via strutturale del cuneo va avanti con l’obiettivo di provare a inserire questo intervento nella prossima legge di stabilità, risorse permettendo. A confermarlo indirettamente, del resto, è stato giovedì lo stesso ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Tra le ipotesi sotto la ente della cabina di regia economica di palazzo Chigi in questi giorni ad essere monitorata con una certa attenzione è quella che prevede un taglio strutturale di 4-6 punti dei contributi previdenziali per i soli nuovi assunti a tempo indeterminato. Un’opzione alternativa alla prosecuzione della decontribuzione, in forma ridotta, ancora per un anno, come ha lasciato intendere Poletti.

Ma nella valutazione dei tecnici di palazzo Chigi questo eventuale intervento sarebbe alternativo anche all’ipotesi di un taglio strutturale su tutto il lavoro (vecchi e nuovi assunti), anche perché quest’ultima misura avrebbe un costo rilevante (tra gli 8 e i 12 miliardi solo nella prima fase). Il taglio mirato sui soli neo-assunti costerebbe, invece, sempre nella fase iniziale, tra 1 e 1,5 miliardi.

IL PRELIEVO FISCALE SUI REDDITI
Confronto Italia - Media Ocse (Fonte: Ocse)

Cifre ancora da verificare con attenzione, considerando anche i vincoli di finanza pubblica legati agli impegni presi con Bruxelles per la prossima manovra autunnale. Anche per questo motivo l’eventuale ok all’inserimento nella “Stabilità” di un taglio strutturale del cuneo, seppure in versione “mirata”, precluderebbe l’anticipo di un primo taglio dell’Irpef nel 2017 ipotizzato nei giorni scorsi dal premier facendo riferimento ai vari dossier economici aperti a Palazzo Chigi. Le risorse relative al perseguimento dell’obiettivo di deficit per il 2017 all’1,8% (anziché all’1,1% indicato nello scorso autunno e comunque con uno scarto dello 0,4% rispetto all’1,4% “tendenziale”) sarebbero in gran parte assorbite dalla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia fiscali (Iva in primis), alla quale sarebbe destinata anche una fetta dei fondi derivanti dalla attesa “correzione” pari allo 0,5% del Pil (circa 8-9 miliardi). Che sarà garantita dalla “fase 3” della spending review (in continuità con il programma già avviato negli ultimi due anni dal commissario Yoram Gutgeld), dal riordino delle tax expenditures e dalle misure di contrasto dell’evasione. A cominciare dalla “voluntary bis” (attesi 1-2 miliardi).

A indirizzare l’attenzione dei tecnici del governo sul dossier riguardante il taglio del costo del lavoro stabile per le aziende sono stati, probabilmente, gli ultimi dati sull’occupazione, che hanno evidenziato un rallentamento dei contratti a tempo indeterminato, dovuto anche alla riduzione della decontribuzione in vigore da gennaio. Forse anche partendo da questi dati il ministro Poletti è tornato ad affermare che l’obiettivo dell’esecutivo è quello di rendere il contratto di lavoro standard più conveniente del 10% rispetto ai contratti a termine. Già oggi, del resto, con l’eliminazione dell’Irap lavoro, i contratti fissi costano il 5-6% in meno dei rapporti a tempo determinato. Con uno scarto, quindi, rispetto all’obiettivo indicato da Poletti, di oltre 4 punti.

Del resto, a spingere per una riduzione stabile del costo del lavoro è lo stesso parlamento che approvando alla fine di aprile la risoluzione di maggioranza all’ultimo Def ha apertamente invitato il Governo a rendere strutturale il taglio del cuneo puntando su «forme di riduzione della pressione contributiva che aumentino strutturalmente la convenienza del contratto a tempo indeterminato rispetto ad altre forme contrattuali». Non solo. Il Parlamento ha anche sollecitato l’esecutivo a proroga la decontribuzione per i neo-assunti al Sud assicurando una «maggiorazione» dello sgravio «in caso di assunzione di donne».

© Riproduzione riservata