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Il governo accelera sulle privatizzazioni

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Il governo accelera sulle privatizzazioni

(Reuters)
(Reuters)

Il ministero dell’Economia sembra intenzionato ad accelerare il processo delle privatizzazioni, forse anche in risposta alle sollecitazioni che sono arrivate in questo senso dall’Unione europea la settimana scorsa e dal Fondo monetario internazionale ieri. D’altra parte, il ministro Padoan ha confermato a Bruxelles la volontà di raggiungere nel 2016 l’obiettivo di privatizzazioni pari allo 0,5% del Pil nonostante sia venuta meno la transhe legata a Fs, che ora va sostituita. E per le alternative, le ipotesi al vaglio sono cessione di immobili e Poste.

Il segnale arriva in queste ore con il ritorno in auge di un riassetto sul capitale di Poste Italiane che in qualche modo era già circolato nei mesi scorsi, ma che ora prende una forma più articolata. Padoan, il suo staff e i vertici di Cassa depositi e prestiti e quelli di Poste hanno valutato nelle ultime settimane un’operazione in due step sul capitale della società, che era stata quotata a piazza Affari nell’ottobre scorso. Il progetto in verità sarebbe ancora al vaglio (ieri dal Mef è arrivato un «no comment») e molti aspetti sarebbero ancora da definire, anche in tema di governance, ma un primo esame della questione potrebbe già andare al cda della Cdp di domani. Il piano prevede il passaggio di una quota del 35% del capitale di Poste alla società guidata da Fabio Gallia. Il senso di un nuovo passaggio delle azioni di Poste alla Cassa (il 35% della società dei recapiti era stato ceduto alla Cdp, che l’ha poi ripassato al Tesoro nel 2010) risiederebbe nell’intenzione di spostare il controllo della società al gruppo di via Goito e affidare ad essa il compito di indirizzo sull’universo postale. Del resto, si sostiene, tra le due società vige un’importante convenzione che remunera la raccolta attraverso buoni postali che il gruppo dei recapiti svolge per conto della Cassa e il passaggio sotto il suo controllo garantirebbe una certezza nei proventi derivanti da quel servizio.

La tabella di marcia - se un simile percorso venisse alla fine confermato - dovrebbe, dunque, prevedere prima il passaggio del 35% di Poste alla Cdp, in modo tale da dare certezza al mercato sull’azionista di riferimento della società dei recapiti. E poi, in seconda battuta, mettere sul mercato una seconda tranche di Poste con tutto il capitale residuo, pari a circa un altro 30 per cento. Se il ministero mandasse a buon fine l’operazione entro quest’anno potrebbe incassare circa 5,6 miliardi di euro.

L’altra operazione sul trampolino di lancio è la cessione attraverso la quotazione in Borsa del 49% del capitale di Enav, la società dei controllori di volo. Proprio questa settimana l’ad della società, Roberta Neri, sta incontrando di nuovo gli investitori tra Europa e Stati Uniti. L’offerta pubblica di vendita, ipotizzata in una prima fase nella seconda metà di giugno, non ci sarà prima di inizio luglio per evitare di sovrapporre il collocamento con il referendum su Brexit che rischia di portare molta volatilità sui mercati.

La valutazione della società dei controllori di volo dovrebbe attestarsi attorno a 1,8-2 miliardi, per cui il ministero dell’Economia potrebbe incassare almeno 900 milioni.

Se tutto il percorso venisse confermato l’incasso complessivo potrebbe essere di poco inferiore ai 7 miliardi di euro.

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