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La strage di Capaci 24 anni fa. Oggi operazione antimafia a Palermo

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manifestazioni in tutta italia

La strage di Capaci 24 anni fa. Oggi operazione antimafia a Palermo

Francesca Morvillo e Giovanni Falcone. (Olycom)
Francesca Morvillo e Giovanni Falcone. (Olycom)

Nel giorno in cui l'Italia si ferma per ricordare il sacrificio del giudice Giovanni Falcone, della moglie e degli uomini di scorta, periti a Capaci 24 anni fa per mano di Cosa nostra, la Polizia di Palermo gli rende idealmente omaggio con l'operazione “Maqueda”. Ne saranno felici anche le decine di migliaia di studenti che oggi da tutta Italia a Palermo, oltre che nelle principali città, si fermeranno a riflettere e a ricordare.

La Squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti ha infatti eseguito 10 fermi disposti dalla Dda nei confronti di soggetti accusati di far parte, a vario titolo, di un gruppo che teneva sotto controllo una parte del quartiere Ballarò e responsabile di decine di reati aggravati dal metodo mafioso e dalla discriminazione razziale, vicini alle famiglie mafiose di “Palermo Centro”.
Il gruppo, armato, per lungo tempo si è imposto sul territorio del centro storico di Palermo, terrorizzando i commercianti stranieri. I reati contestati sono tentato omicidio, estorsione, incendio, rapina, violenza privata e lesioni personali, tutti perpetrati ai danni di commercianti extracomunitari, prevalentemente del Bangladesh, etnia nota per l'indole pacifica.

All'esecuzione hanno partecipato oltre 100 uomini, non solo in ragione della pericolosità dei soggetti, ma anche della particolarità del territorio caratterizzato, sotto l'aspetto topografico, da vicoli tortuosi e, per quanto concerne l'aspetto sociale, da un alto numero di pregiudicati. Non è un caso che alcuni degli arrestati si siano barricati in casa e ci sia voluto il ricorso ai flessibili da parte dei vigili del fuoco.
Le attività illecite del gruppo criminale andavano avanti da almeno quattro anni, ma i cittadini stranieri non avevano mai trovato il coraggio di raccontare i soprusi patiti.

Gli stessi subivano continuamente rapine e violenze private. Una delle regole principali imposte dal sodalizio era: “se vuoi aprire il negozio, senza avere problemi, devi pagare”. Una volta avviata l'attività, i commercianti erano obbligati a versare l'obolo con una cadenza settimanale.
Il gruppo criminale controllava pienamente la zona e fondava il proprio potere sul timore che procurava all'intera comunità di stranieri. Chi non rispettava i malviventi rischiava pesanti ritorsioni, che andavano dalle minacce, aggravate anche dalla disponibilità di numerose armi, a veri e propri pestaggi.
Le indagini della Squadra Mobile hanno avuto un decisivo impulso dal fermo di Emanuele Rubino per il tentato omicidio di Yusupha Susso.

L'evento ha provocato una reazione a catena tra i commercianti. Gli stessi, convocati presso gli uffici della Squadra Mobile, dopo i primi tentennamenti dovuti alla paura e al terrore, facendosi forza l'un l'altro, hanno rotto il muro di omertà che andava avanti da anni e hanno deciso, coraggiosamente, di raccontare la loro “odissea”. In poco tempo si sono susseguite numerose denunce che hanno messo in luce decine di reati subiti dai cittadini stranieri. Di fatto, i cittadini stranieri del quartiere erano impossibilitati a svolgere liberamente la loro professione ma, anche, a vivere serenamente la loro vita privata, in quanto le minacce erano rivolte, spesso, anche ai loro familiari.

Grazie agli investigatori della Squadra Mobile, le vittime di innumerevoli soprusi e umiliazioni hanno raccontato decine di episodi di violenza e di reati subiti. Dai racconti delle vittime emerge la paura che le portava, addirittura, per evitare di incontrare i criminali appartenenti a questo gruppo o semplicemente per evitare di incrociare i loro sguardi, a mutare radicalmente le proprie abitudini di vita.

Addiopizzo, la storica associazione, ha voluto sottolineare così l'importanza di questa operazione alla quale ha collaborato: «L'associazione e gli uomini della squadra mobile sono entrati in contatto lo scorso aprile con la maggior parte dei commercianti bengalesi e di altri Paesi che erano stati presi di mira con minacce, estorsioni e rapine; li hanno supportati e accompagnati nel percorso di collaborazione e oggi, grazie al lavoro straordinario di polizia e procura, si concretizza questo significativo epilogo. Un'indagine lampo, una storia senza precedenti perché per la prima volta il fenomeno della denuncia collettiva vede coinvolto un cospicuo numero di migranti che da tempo vive a Palermo».

24 anni da Capaci: antimafia sociale a pezzi - vai al blog Guardie e ladri
r.galullo@ilsole24ore.com

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