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Flessibilità quasi a costo zero per i disoccupati

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Politica economica

Flessibilità quasi a costo zero per i disoccupati

Le penalizzazioni saranno prossime allo zero per l’Ape riconosciuta ai disoccupati di lungo corso. A ufficializzarlo è il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ospite ieri sera a “Porta a Porta”, dove ha ribadito che per gli altri lavoratori la decurtazione dell’assegno potrebbe invece oscillare tra il 2 e il 4 per cento.

Negli schemi attuali, l’operazione flessibilità con anticipo bancario potrebbe svilupparsi in due fasi: subito per i nati tra il 1951 e il 1953. E solo successivamente l’estensione del meccanismo di uscita anticipata, sempre con assegni decurtati, per le altre coorti di pensionati over 63 (i nati dal 1954 in poi) in chiave automatica. Una soluzione di perfezionamento della riforma Fornero, dunque. Che rimarrà comunque intatta per tutte le sue altre linee essenziali, a partire dai requisiti legali di anagrafe e contributivi. L’obiettivo di dare strutturalità all’operazione è, insieme con il ricorso a penalità medie del 3-4% e al prestito garantito da banche e assicurazioni per erogare gli assegni anticipati, tra i punti fermi del dossier al quale stanno lavorando i tecnici della cabina di regia economica di Palazzo Chigi, guidata dal sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini.

I nodi da sciogliere restano ancora molti. A cominciare dalla calibratura delle penalizzazioni per numero di anni di anticipo, reddito pensionistico e anche categorie di appartenenza(la “selettività” per disoccupati di lungo corso, lavoratori over 63 interessati in crisi aziendali e uscite volontarie). E dal meccanismo di restituzione a rate del prestito.

«Stiamo lavorando sul tema della flessibilità in uscita. Non abbiamo ancora scelto in termini definitivi quale sarà la proposta finale», ha detto ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Che ha ribadito: «Abbiamo due vincoli: di bilancio e di equità sociale». Ed è tornato a sottolineare che a suo parere devono essere maggiormente tutelati i disoccupati di lungo corso.

Proprio questa dovrebbe essere la categoria di lavoratori alla quale dovrebbe essere garantita la possibilità di uscire anticipatamente con penalizzazioni quasi azzerate. Penalizzazioni che dovrebbero invece salire per chi opterà per uscire volontariamente oltre che per i pensionati destinati a maturare un assegno di vecchiaia elevato.

Quanto all’aumento delle pensioni più basse, Poletti ha detto che «a oggi non c’è una decisione su a quanto portare le pensioni minime». Per poi aggiungere: «Io credo che potrebbe essere l’ipotesi del presidente del consiglio Matteo Renzi di un bonus 80 euro, ma siamo a sei mesi dalla legge di stabilità, è ancora presto per sapere come sarà articolato». Il ministro del Lavoro, che ieri ha annunciato l’avvio della campagna informativa sul part-time agevolato, ha anche accennato a ritocchi sul meccanismo di riscatto della laurea, per renderlo «più equilibrato» e «meno oneroso».

Sulla questione flessibilità è intervenuto ieri anche il presidente dell’Inps, Tito Boeri, nel corso di un’audizione alla commissione parlamentare di vigilanza sugli enti previdenziali. «La flessibilità in uscita si può dare e può essere sostenibile» ha detto Boeri.

Il presidente dell’Inps ha anche affermato che nel 2023 l’Istituto avrà un «passivo patrimoniale di 56 miliardi di euro». Ma ha anche voluto sottolineare che «se i dati possono sembrare allarmanti, lo sono molto meno considerando che l’Inps è una parte dello Stato e se si parla di sostenibilità bisogna guardare al bilancio consolidato dello Stato». L’economista ha ancora una volta evidenziato che le importanti riforme delle pensioni approvate negli ultimi anni hanno reso «sostenibile» il sistema previdenziale.

Tornando al tema flessibilità, ieri il presidente della commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano, è tornato sulla questione dei nati nel 1952 che lavorando nel settore privato, possono andare in pensione (per effetto della stessa legge Fornero) al compimento dei 64 anni di età, dopo i 7 mesi canonici di aspettativa di vita. «Vorremmo che il governo e l’Inps rendessero nota la possibilità per i lavoratori del settore privato nati nel '52 di andare in pensione prima» hanno sollecitato Damiano e la capogruppo Pd in commissione Lavoro, Maria Luisa Gnecchi, chiedendo all’Inps di correggere la circolare che restringe la platea prevista dalla legge e pone come condizione il fatto che il lavoratore o la lavoratrice interessata fosse occupata il 28 dicembre 2011.

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