Italia

Le priorità del presidente Boccia

  • Abbonati
  • Accedi
Attualità

Le priorità del presidente Boccia

FINANZIAMENTI ALLE IMPRESE
«Dobbiamo innovare i modelli di finanziamento e di governance». Boccia ieri ha chiesto una trasformazione culturale agli imprenditori, chiamati a misurarsi con gli strumenti finanziari alternativi e a diventare meno legati a un sistema di finanziamento tradizionalmente bancocentrico. «L’ingresso di un fondo di private equity nel nostro capitale è un’opportunità, non va guardato con timore». Senza «rimanere soggiogati dalla paura della perdita del controllo». Il presidente di Confindustria si è anche rivolto alle banche, chiedendo loro di «tornare dentro le imprese» nei capannoni, per vedere da vicino quel che si produce, come, con quali persone, per calcolare in modo appropriato anche gli asset intangibili, elementi qualitativi da valutare al pari delle voci quantitative di bilancio. «Dovete assumervi questo rischio e questa responsabilità».

SPENDING REVIEW
Non solo un meccanismo di risparmio finanziario, «ma anche una potente leva per cambiare la mentalità e il modo di operare della pubblica amministrazione, verso una maggiore efficienza e una maggiore responsabilità». È una mission “strategica” quella della spending review. E la relazione del presidente di Confindustria lo evidenzia in modo chiaro sottolineando anche che «chi spreca risorse pubbliche commette un furto».

Anche perché gli sprechi tolgono risorse e potenzialità allo sviluppo. Ma l’intervento sulla spesa deve essere ben calibrato. «Noi dobbiamo sforzarci di essere “intelligenti” nell’aggiustare, pezzo dopo pezzo, la nostra spesa pubblica», dice Boccia. Che riconosce al Governo di «averne avviato il contenimento», ma aggiunge: «Noi pensiamo che ancora molto vada fatto».

ENERGIA E INFRASTRUTTURE
affrontare il problema energia «in primo luogo a livello europeo» mettendo al centro dell’azione di governo le esigenze del sistema produttivo italiano. Boccia nella sua relazione parte dalle strategie Ue per dare spazio alla questione energetica. Perché gli orientamenti in atto sulle politiche energetiche europee «non sempre valorizzano il potenziale del nostro Paese, in termini di posizionamento geopolitico e di tutela dei settori manifatturieri». Il presidente di Confindustria chiede un cambio di rotta «ribadendo l’ambizione dell’Italia di diventare hub internazionale del gas».

È necessario creare «un quadro di regole per il mercato elettrico non distorsivo per gli stati membri». Sul piano nazionale, in linea con gli accordi di Parigi sul clima e con gli impegni europei di sostenibilità, si deve lavorare «a un progetto per l’efficienza energetica» nell’interesse di tutti e «senza contrapposizione ideologica tra fornitori e utilizzatori di energia». Nel segno dell’efficienza energetica serve un programma nazionale di riqualificazione di edifici pubblici e abitazioni. Partendo dalle periferie, «fabbriche di desideri» dice Boccia citando la definizione di Renzo Piano, perché salvarle è «la sfida di questo secolo». Vanno rilanciati i progetti infrastrutturali. «Le infrastrutture sono la base per lo sviluppo. Strade, ferrovie, porti, aeroporti: l’economia di un paese progredisce attraverso le sue vie di comunicazione».

CULTURA E TURISMO

«Saremo lavoratori e cittadini migliori se diventiamo consapevoli di cosa sia il nostro Paese e di quale privilegio abbiamo noi tutti nel vivere in una terra dalla bellezza unica».

Il binomio cultura e turismo viene citato più volte dal nuovo presidente di viale dell’Astronomia convinto che «imprese e cultura sono molto più vicine di quanto si creda». Boccia nel suo intervento fa sue le parole del presidente Sergio Mattarella («ogni investimento per la cultura è speso anche ai fini della crescita del nostro Paese») e sottolinea come anche gli imprenditori siano convinti che la cultura sia «motore di sviluppo. Umano ed economico». «La cultura - spiega il numero uno degli industriali - emoziona ed esalta l’esperienza della vita, la cultura accende il fuoco dell’industria creativa».

Da qui l’invito alle imprese che già oggi sono «alfieri di qualità e di bellezza nel mondo» ad attrezzarsi «per accogliere i visitatori da tutto il mondo con un’offerta all’altezza delle aspettative, che unisca servizi e prodotti, facendo leva sul marketing e i marchi e su quel Brand Italia dall’enorme potenziale». Per Vincenzo Boccia non solo la cultura è motore di sviluppo ma anche «la nostra industria del turismo può essere volano e moltiplicatore di sviluppo».

EUROPA

Il primo pensiero del presidente di Confindustria va al referendum del 23 giugno nel Regno Unito che sceglierà se restare o meno all’interno dell'Unione europea. «In caso di “Brexit” - dice Vincenzo Boccia - a essere indebolita sarebbe la credibilità stessa del progetto europeo». Ma quale dev’essere questo progetto? Non quella del solo rigore. Non quella che alza muri. Un’Europa capace di «proporre soluzioni mature». Che sia «coraggiosa, visionaria, che non costruisce barriere, ma opportunità per i propri cittadini». E soprattutto un’Europa della crescita, capace di mettere come priorità lo sviluppo della propria industria». Un’Europa «consapevole delle sue potenzialità»: essere il mercato più ricco del mondo con un debito aggregato minore di quello degli Usa.

RIFORME

«Confindustria si batte fin dal 2010 per superare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione. Con soddisfazione, oggi, vediamo che questo traguardo è a portata di mano». Così Boccia interviene sulle riforme costituzionali anche se poi chiarisce che «la nostra posizione e le conseguenti azioni sul referendum verranno decise nel Consiglio generale convocato per il 23 giugno». Per il presidente di Confindustria le riforme sono la «strada obbligata per liberare il Paese dai veti delle minoranze e dai particolarismi, che hanno contribuito a soffocarlo nell’immobilismo. «Una democrazia moderna - ha aggiunto - prevede che chi si oppone a una riforma, a un governo o a una misura avanzi proposte alternative subito praticabili e non usi l’opposizione per temporeggiare».

FISCO

Un fisco più leggero su lavoro e imprese. Il cammino di rilancio della competitività passa giocoforza da interventi sul sistema tributario. «Spostare il carico fiscale, alleggerendo quello sul lavoro e imprese e aumentando quello sulle cose» è il percorso suggerito dal neopresidente Vincenzo Boccia. «Le risorse derivanti dalla revisione delle tax expenditures e dalla diminuzione dell’evasione - ha aggiunto Boccia - devono andare all’abbattimento delle aliquote fiscali». Del resto «la competizione tra Paesi si gioca anche sul fisco. Per questo è ottima - ha sottolineato il presidente di Confindustria - la riduzione dell’Ires al 24% a partire dal 2017. Che però non basta». Per favorire la crescita, Boccia ha chiesto di potenziare il bonus ricerca e rinnovare il superammortamento sui beni strumentali. Il tutto nel rispetto dei vincoli Ue.

CONTRATTI

Gli aumenti retributivi devono corrispondere a incrementi di produttività, lo scambio si realizza a livello aziendale in linea con il decentramento contrattuale che interessa l’Europa. Il contratto nazionale «resta per definire le tutele fondamentali del lavoro e offrire una soluzione a chi non desidera affrontare il negoziato in azienda». Con i profitti al minimo storico, «lo scambio “salario/produttività” è l’unico praticabile», e va aiutato con una politica di detassazione e decontribuzione strutturali.

La definizione del nuovo modello contrattuale è una leva fondamentale, ma adesso «non si può interferire con i rinnovi aperti», in primis quello di Federmeccanica. Alla ripresa del confronto con il sindacato, la bussola sarà «lo scambio salario/produttività»: le nuove regole siano scritte dalle parti sociali e non dal legislatore.

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Le filiere sono considerate da Boccia un traino del sistema produttivo per migliorare la capacità di stare sui mercati globali. È importante «mettere insieme tutti gli attori, pubblici e privati, in un progetto strategico per accompagnare il made in Italy all’estero, rafforzando i servizi di assicurazione e di finanziamento». In questo senso da tempo si lavora verso una vera Exim bank sul modello di altri Paesi. C’è anche un problema dimensionale. «Dimensione qualitativa significa anche statura internazionale: portare i nostri prodotti e i nostri servizi nel mondo, intercettando quella classe media che nei nuovi mercati si allarga e apprezza sempre di più il “bello e ben fatto” italiano».

MISURE PER INVESTIMENTI

Confindustria sollecita una politica fiscale a sostegno degli investimenti, a partire da quelli in ricerca e sviluppo. Il credito di imposta previsto dal Governo - è la tesi - «va potenziato superando la logica incrementale». Quest’ultimo meccanismo, sostengono gli industriali, basandosi sul delta della spesa rispetto al 2012-2014 penalizza le imprese che hanno sempre puntato sugli investimenti in ricerca, anche durante gli anni della crisi. In generale - dice Boccia - «chiediamo di sostenere gli investimenti con politiche di lunga durata». Un esempio, in questo senso, è il superammortamento al 140% introdotto dall’ultima legge di stabilità: la misura, che ha dato in alcuni settori buoni risultati in termini di ordini e fatturato, scadrà alla fine del 2016 e Confindustria chiede di rinnovarla.

PRODUTTIVITÀ

Con i profitti al minimo storico lo scambio “salario/produttività” è l’unico praticabile per ridare slancio alla crescita dell’economia nazionale. Nell’analisi sulla politica dei redditi il nuovo presidente di Confindustria ha riassunto in pochi ma assai significativi numero il distacco cumulato dall’Italia sugli altri paesi europei. Dal 2000 a oggi la produttività nell’intera economia è salita dell’1% in Italia, contro il 17% dei nostri maggiori partner europei. Al contrario, il costo del lavoro è aumentato più che in altre economie: nel manifatturiero, sempre dal 2000, è salito del 56% in Italia, rispetto al 58% di Francia e Spagna, il 55% del Regno Unito e il 36% della Germania. Per invertire lo squilibrio serve più contrattazione aziendale e una politica di detassazione e decontribuzione strutturali sul lavoro.

POLITICA INDUSTRIALE

Per Boccia si deve puntare a una politica industriale «fatta di grandi obiettivi, di “stelle polari” e finalizzata a creare le condizioni per un’industria innovativa, sostenibile e interconnessa». Alcuni punti essenziali sono la capacità di sfruttare il potenziale di sviluppo legato alle tecnologie digitali e alla cosiddetta quarta rivoluzione industriale. Occorre «chiarezza nelle priorità, centralità dell’innovazione, valorizzazione del ruolo dell’impresa, uso convergente di tutte le leve dell’intervento pubblico». Vanno poi rilanciati i progetti infrastrutturali e bisogna sfruttare «con intelligenza e pienamente» i fondi strutturali europei per il Mezzogiorno, senza adottare politiche straordinarie.

LEGALITÀ

«Una sfida che non vorremmo dover combattere, ma che ci vede da anni impegnati in prima linea». È quella per la legalità, secondo Vincenzo Boccia. Nell’esprimere solidarietà ai rappresentanti delle istituzioni che «ogni giorno toccano con mano il disprezzo per le leggi dello Stato e sono costretti a lottare, spesso da soli, contro la mancanza di qualsiasi senso civico e di rispetto per il bene comune», il presidente di Confindustria dice che «l’illegalità va punita. E prima che nelle aule dei tribunali va punita socialmente». A suo giudizio va isolato «chi viola il patto sociale, frena il progresso economico oltre che civile del Paese, fa concorrenza sleale, scoraggia l’accumulazione di capitale umano e peggiora la qualità delle istituzioni. L’illegalità si estirpa con Istituzioni che funzionano, non con nuove norme».

IMMIGRAZIONE

Trasformare l’emergenza «dei biblici flussi migratori in un’occasione storica di sviluppo sociale ed economico». È questo l’auspicio di arrivato ieri da Boccia che ha ricordato come «senza i cittadini provenienti da altre nazioni, l’Italia si fermerebbe». Il loro ruolo va pienamente riconosciuto e «noi imprese siamo pronte a fare la nostra parte». Perché «una società coesa e inclusiva si costruisce offrendo una risposta al tema dell’immigrazione». In questo contesto una parte importante spetta alla scuola, un preziosissimo canale di integrazione. E dal presidente di Confindustria arriva un secco no «alla costruzione di muri», a cui bisogna opporsi «con tutte le nostre forze». Shengen è «una conquista di civiltà» a cui «sarebbe imperdonabile» rinunciare.

© Riproduzione riservata