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Voragine Firenze: inchiesta per crollo colposo, rimpallo…

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nardella: ad publiacqua valuti dimissioni

Voragine Firenze: inchiesta per crollo colposo, rimpallo Comune-Publiacqua su responsabilità

Tecnici e autorità locali sono ancora al lavoro a Firenze per mettere in sicurezza lo sbancamento che ieri all'alba ha squarciato un lungo tratto del Lungarno Torrigiani, in pieno centro storico, inghiottendo una ventina di auto. In queste ore, a Palazzo Vecchio, sede del Comune, si cerca anche di far luce sulle eventuali responsabilità per l'improvvisa voragine - larga sette e profonda oltre tre metri e mezzo, con un fronte di circa 200 metri, dovuta con ogni probabilità alla rottura di una grossa condotta idrica – in attesa dei risultati dell'inchiesta aperta fin da ieri dalla Procura di Firenze e coordinata dal Pm Gianna Tei che procede per il reato di crollo colposo. Non si ferma intanto il fiume di polemiche sulle responsabilità politiche per l'accaduto: a scendere in campo oggi è il leader del M5S Beppe Grillo, che sul suo blog attacca l'amministrazione locale guidata dal Pd, mentre il sindaco dem Dario Nardella prende di mira l’Ad di Publiacqua: Alessandro Carfi dovrebbe «valutare in cosicenza» le dimissioni.

Grillo all’attacco: Nardella e Pd responsabili di negligenza
«L'apertura della voragine sul Lungarno a Firenze, provocata da un problema alla tubatura dell'acquedotto, è l'ennesima prova della cattiva gestione piddina della cosa pubblica che prima con Renzi e oggi con Nardella dimostrano tutta la loro incapacità nell'amministrare una città, ma grande capacità nel percepire stipendi dalle municipalizzate», si legge sul post intitolato “Renzie: un selfie sul lungarno? #MammaPubliacqua” e firmato Grillo. Publiacqua, la società che gestisce il servizio idrico a Firenze, attacca ancora Grillo, «è stata trampolino di lancio e mangiatoia per moltissimi esponenti dell'attuale governo e dello stesso Pd. La Boschi è stata nel Cda». Sotto accusa anche il sindaco renziano Dario Nardella «politicamente responsabile di negligenza, imperizia e imprudenza, visto che ha ignorato non solo i due allarmi che si sono registrati uno dopo mezzanotte e l'altro alle 6.15 di ieri mattina, ma anche le diverse segnalazioni che già da tempo arrivavano sulla situazione critica dell'acquedotto e sui rischi che incombevano in quella zona».

Sinistra Italiana: sindaco chiarisca responsabilità
Ad accusare la gestione dem della città sono oggi anche le parlamentari toscane di Sinistra Italiana Marisa Nicchi e Alessia Petraglia, che considerano il crollo di Lungarno Torrigiani «un fatto grave e inaudito per una città come Firenze», mentre «le mancanze da parte del Comune di Firenze e di Publiacqua si fanno, di ora in ora, sempre più evidenti». «Il sindaco Nardella - proseguono le parlamentari di SI - chiarisca e si assuma la responsabilità per l'intervento tutt'altro che tempestivo da parte della polizia municipale e pretenda da Publiacqua una chiara assunzione di responsabilità. Occorre grande attenzione alla cultura della prevenzione ma il dato incontrovertibile rimane la responsabilità di chi gestisce la rete idrica: la rottura di oggi colpisce di più perché avvenuta nel cuore di Firenze, ma non si contano gli allagamenti e i problemi legati alla condizione in cui versa la rete di Publiacqua in tutta l'area».

Rossi (Pd): «L’acqua sia pubblica, non bastano i cerotti»
Non mancano poi episodi di “fuoco amico” all’interno del Partito democratico. Per il governatore della Toscana e candidato alla segreteria del partito, Enrico Rossi, il problema sta a monte, nel modello di gestione del sistema idrico. «Occorre che l'acqua sia pubblica, gestita, man mano che scadono le concessioni, da società che, diversamente da quelle miste, reinvestano tutti gli utili», scrive Rossi su Facebook riferendosi al crollo di Firenze, dopo il quale sollecita «un piano nazionale di investimenti basato su una tariffa differenziata in base al reddito». E poi: «trasparenza, giustizia distributiva e soprattutto acqua buona nelle case, insieme a tanto, tanto lavoro». E conclude: «Anche qui i pannicelli caldi di un riformismo debole non servono. Non bastano cerotti».

Nel fascicolo della Procura il rapporto dei vigili del Fuoco
Il primo documento entrato nel fascicolo sul crollo dell'argine dell'Arno dalla parte opposta degli Uffizi è il dossier con la ricostruzione degli eventi presentato questa mattina ai magistrati dai Vigili del Fuoco, ma per avere un quadro completo dell'accaduto si dovrà attendere il rapporto di Publiacqua, impegnata in un duro braccio di ferro con il Comune sulle responsabilità, i cui toni stanno salendo di ora in ora.

Il braccio di ferro Comune-Publiacqua
La dirigenza della società è convinta che non vi sia alcun nesso tra il guasto registrato intorno a mezzanotte e mezzo di mercoledì a Lungarno Torrigiani e il tracollo avvenuto qualche ora più tardi. «Alle tre e mezzo tutto era rientrato nella normalità», afferma Publiacqua. Il Comune, tanto il sindaco Dario Nardella (che ieri ha ipotizzato «l'errore umano») quanto il dirigente Giacomo Parenti, è convinto invece che, una volta chiuse le condutture interessate, si sia sottovalutata la forza che, a quel punto, la pressione delle condotte avrebbe esercitato in quella zona. Insomma, non sarebbe un problema di usura e “anzianità” delle tubazioni, che comunque hanno 60 anni, ma di regolazione della pressione. Mentre, per Publiacqua, si tratterebbe di uno smottamento del fiume che poi ha portato alla rottura del tubo. In entrambe le versioni, si esclude così il tema dell'età delle condutture.

Nardella: Ad Publiacqua valuti in coscienza le dimissioni»
Una delle prime vittime delle polemiche in corso e del pressing del Comune potrebbe essere l'amministratore delegato di Publiacqua, Alessandro Carfi, al quale il sindaco Nardella ha suggerito questa mattina di «valutare in coscienza» l’ipotesi delle dimissioni. Ripondendo ai giornalisti il primo cittadino ha sottolineato che «le condizioni della rete idrica sono sotto gli occhi di tutti, ogni anno ci sono 5 mila interventi», ma che quanto è successo sul Lungarno Torrigiani « non è da attribuire in alcun modo al caso o alla natura». Nardella ha poi dettato l’agenda della ricostruzione: per prima cosa partiranno i «lavori di somma urgenza per impermeabilizzare tutta la parte sottostante nel caso arrivassero le piogge e per stabilizzare il sito». Poi si passerà «a ricostruire il munro di argine e ar ipristinare la viabilità». Per questi interventi, ha assicurato Nardella, «non possiamo superare il imite di settembre. Dopodiché vogliamo fare il Lungarno più bello di come era prima, e vogliamo che la data di fine lavori non vada oltre il 4 novembre, anniversario dell'alluvione di Firenze».

In città approvigionamento d’acqua ancora a singhiozzo
Tra i problemi da risolvere anche l'approvvigionamento idrico della città, che ieri ha funzionato a singhiozzo per abbassamenti di pressione e mancanze d'acqua che si registrano anche oggi, in particolare nelle abitazioni ai piani alti. Secondo Publiacqua i il rifornimento “stop and go” che si sta ancora verificando in alcune zone della città sarebbe causato da « un generale disequilibrio del sistema di approvvigionamento cittadino». «La produzione dell'impianto di potabilizzazione dell'Anconella è nella norma fin dal pomeriggio di ieri. I nostri tecnici - spiega oggi Publiacqua - stanno verificando le misure necessarie per riequilibrare il sistema e normalizzare l'approvvigionamento anche nelle vie e zone dove si stanno registrando ancora problemi»

Geologi: in acquedotti italiani perdite anche del 70%
A margine delle polemiche, trova spazio anche l'analisi di chi per lavoro è abituato a valutare gli interventi strutturali per la salvaguardia delle città e del territorio. Come Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi, che prende spunto dai fatti di Firenze per confermare il problema di fondo del sistema idrico italiano, che si chiama poca manutenzione e assenza di monitoraggi costanti. Due fattori che spiegano lo stato pietoso dei nostri acquedotti che registrano perdite in media del 35% con punte che possono arrivare anche al 70%. «Il fattore scatenante della voragine di Firenze - spiega Peduto - è stata la rottura del tubo e tubi di quelle dimensioni possono avere punti deboli, in particolare le giunture e le filettature delle giunture. Tuttavia è necessario chiarire la causa della rottura, se, appunto, ha ceduto una giuntura oppure se si tratta di altro, forse un cedimento del terreno o di altro che ha schiacciato e danneggiato il tubo. Questo sarà l'indagine, accurata, che verrà condotta a dircelo».

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