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Poste guarda a Cdp per le acquisizioni

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Poste guarda a Cdp per le acquisizioni

  • –Laura Serafini

Il passaggio del controllo di Poste Italiane sotto la Cassa depositi e prestiti potrebbe influenzare alcune operazioni che la società guidata da Francesco Caio aveva cominciato a prendere in considerazione nelle scorse settimane. Se questo processo provocherà un rallentamento o un’accelerazione è tutto da capire, visto che una volta perfezionato lo spostamento del 35% della società dei recapiti alla Cdp tutte le operazioni tra le due controparti saranno da considerare tra parti correlate e quindi passibili di processi approvativi più lunghi. Sta di fatto che una delle acquisizioni che Poste sta valutando, possibilmente per creare valore in vista del collocamento della seconda tranche da parte del ministero per l’Economia, riguarda la Sia, la società leader nel sistema dei pagamenti, che oggi è controllata da Fsi Investimenti, il Fondo Strategico che fa capo alla Cassa depositi e prestiti.

Sia, si legge nel sito della società, «è leader europeo nella progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture e servizi tecnologici dedicati alle istituzioni finanziarie, alle banche centrali, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni, nelle aree dei pagamenti, della monetica, dei servizi di rete e dei mercati dei capitali. Il gruppo Sia serve clienti in oltre 40 paesi ed opera anche attraverso controllate in Ungheria e Sudafrica. La società ha sedi a Milano, Roma, Macerata, Bruxelles e Utrecht». In sostanza, per Poste sarebbe il partner ideale per crescere nel sistema dei pagamenti digitali e nell’e-commerce, uno dei pilastri del piano industriale della società dei recapiti. E in realtà la strada di Sia è già orientata verso un processo di dismissione, anche se sinora i piani di Fsi ne prevedono la quotazione in Borsa entro la fine dell’anno, lasciando poi una quota residua, il 15% circa, sotto il controllo di Cdp Equity, il braccio di controllo delle partecipazioni strategiche della Cassa. Oggi a Fsi fa capo il 49,5% del capitale di Sia, mentre il 17% è di F2i, e le restanti quote divise tra Orizzonte sgr, IntesaSanPaolo, Unicredit, Mediolanum, Deutsche bank e l’ex Banco popolare.

L’ad di Poste, Francesco Caio, ha portato una prima informativa molto generica su un’ipotesi di acquisizione all’esame del board della società nei giorni scorsi. Per ora l’operazione sembra ancora in una fase iniziale. Se andasse avanti, però, si fermerebbe il processo di Ipo di Sia. Sempre in riferimento ai potenziali conflitti di interesse, va detto che nel board della società di pagamento siedono già oggi due esponenti di Poste: Barbara Poggiali, direttore marketing strategico e Giuseppe Dallona, direttore dei sistemi informativi, il quale aveva avuto quel posto in consiglio quando era ancora direttore generale di Ubi.

Nel frattempo il ministero dell’Economia sta accelerando sul processo di dismissione della seconda tranche di Poste, pari al 29,7% del capitale. Il Dpcm che consentirà di collocare una nuova quota dovrebbe andare all’esame del Consiglio dei ministri già lunedì prossimo.

Le operazioni tra Poste e Cdp potrebbero non fermarsi alla Sia. Tra i dossier allo studio, anche se per ora a uno stadio molto preliminare, ci sarebbe la cessione della Banca del Mezzogiorno-Mcc, che da tempo Poste pensa di vendere in quanto non coerente con il proprio core business, alla Sace.

L’operazione avrebbe il senso di dotare la società dell’export di una licenza bancaria e trasformarla poi in una banca per le esportazioni. Ma in questo caso i tempi sono molto prematuri: per la Sace non c’è ancora accordo per la scelta del candidato ideale per il vertice. Sa la nomina non verrà fatta entro il 31 maggio tutto potrebbe slittare di un altro mese.

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