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Tris di opzioni per diffondere la contrattazione decentrata

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Il piano del Governo

Tris di opzioni per diffondere la contrattazione decentrata

Il governo ha messo in campo un tris di opzioni per diffondere la contrattazione decentrata e contribuire alla crescita della produttività. Dopo un anno di sospensione - dovuta alla mancanza di risorse - quest’anno è stata ripristinata la cedolare secca al 10% per i premi di produttività (introdotta nel 2008), estesa anche agli utili distribuiti dall’azienda ai dipendenti, con un ampliamento della platea dei beneficiari (fino a 50mila euro di reddito), entro 2mila euro di importo (2.500 in presenza di commissioni paritetiche). Con un’importante novità: i lavoratori potranno optare, in alternativa, per i servizi di welfare aziendale che saranno completamente esentasse (sostegno all’istruzione, assistenza sociale e sanitaria, asili nido, borse di studio per i familiari).

Con questo menù a disposizione, il governo punta a estendere la contrattazione decentrata, che secondo le sollecitazioni che arrivano dai principali organismi internazionali (Bce, Commissione Ue, Fmi) rappresenta una leva importante per far crescere la produttività e, con essa, le retribuzioni. Già adesso l’organizzazione del lavoro, i turni, gli orari, le mansioni possono essere modificati da imprese e sindacati attraverso la contrattazione aziendale, anche in deroga al contratto nazionale, per effetto sia del Dlgs sul riordino delle tipologie contrattuali attuativo del Jobs act sia dell’articolo 8 della “legge Sacconi” sulla contrattazione di prossimità. Ma la contrattazione decentrata finora ha avuto una diffusione piuttosto limitata: Marco Leonardi, consigliere economico del premier, cita i dati dell’Agenzia delle entrate - nel 2014 l’importo medio del premio di produzione è stato di 1.150 euro, ne hanno beneficiato 2milioni e 700mila lavoratori - e dell’Inps, relativi a 10mila aziende che hanno utilizzato gli sgravi di produttività nei contratti aziendali e 30mila nei contratti territoriali. «Sono ancora poche le aziende in cui si fa contrattazione decentrata - afferma Leonardi-, ampliando le opzioni il governo vuole incentivarne il ricorso. Mancano dati ufficiali e da quest’anno, con il deposito del contratto, bisognerà fornire tutte le informazioni necessarie per il monitoraggio».

“La contrattazione decentrata finora ha avuto una diffusione piuttosto limitata”

 

La dimensione aziendale ha rappresentato un freno alla diffusione della contrattazione aziendale. Un report della fine del 2015 del Centro studi di Confindustria evidenzia che il 20,6% delle imprese associate ha un contratto di secondo livello che prevede l’erogazione di premi variabili e riguarda il 60,1% degli occupati. Mentre nelle imprese fino a 15 dipendenti è coperto circa un lavoratore su 10, in quelle con 16-99 dipendenti un terzo (33,8%) e in quelle con 100 e più addetti il 74,6 per cento. Dinamiche analoghe si registrano anche per il welfare aziendale che interessa il 52,1% della forza lavoro nel 29,6% delle imprese associate a Confindustria. Se estendiamo lo sguardo al di fuori del perimetro di Confindustria la diffusione è inferiore. L’osservatorio della Cisl sulla contrattazione di secondo livello (Ocsel) stima una diffusione al 15% dei contratti di secondo livello nel 2014 (3% nel primo semestre 2015): nell’ultimo biennio prevalgono gli accordi per la gestione delle crisi aziendali (52%), sulle intese per erogare salario (30%), mentre il welfare integrativo è oggetto del 14% degli accordi.

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