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Bankitalia: aumento occupazione favorito da sgravi contributivi e Jobs act

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la relazione annuale

Bankitalia: aumento occupazione favorito da sgravi contributivi e Jobs act

Con il ritorno alla crescita «si è consolidato nel 2015 l'aumento dell'occupazione, che ha beneficiato degli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato in vigore dall'inizio dell'anno e, in misura inferiore ma non trascurabile, della revisione della disciplina sui licenziamenti prevista dal Jobs Act». Le due misure hanno «inoltre agevolato la ricomposizione dell'occupazione verso posizioni stabili». Lo si legge nel focus della relazione annuale di Bankitalia dedicato al mercato del lavoro.

Occupazione in aumento nei servizi, in calo nell’industria
L'occupazione è aumentata nei servizi, è diminuita meno che in passato nell'industria. A fronte della sostanziale stabilità dell'offerta di lavoro, il tasso di disoccupazione è sceso di 0,8 punti percentuali, rimanendo tuttavia su valori elevati.

Crescita occupazione maggiore nel Mezzogiorno
La crescita degli occupati è stata comune a tutte le aree del Paese, ma è stata
«maggiore nel Mezzogiorno», la cui economia è tornata a crescere dopo sette anni. Nel corso della crisi l'andamento degli occupati in quest'area è stato più strettamente correlato a quello dell'attività economica. Rispetto ai valori massimi raggiunti nel 2008, il Centro Nord ha recuperato quasi completamente i livelli occupazionali, nonostante il Pil resti inferiore del 6 per cento; nel Mezzogiorno, a fronte di un calo dell'attività pari all'11 per cento, l'occupazione è rimasta più bassa del 7 per cento.

Retribuzioni in crescita moderata
Il Jobs Act ha «riformato il mercato del lavoro nel suo insieme, modificando le norme che regolano i licenziamenti individuali, gli ammortizzatori sociali, la disciplina dei contratti di lavoro e delle mansioni e le politiche attive». Le retribuzioni contrattuali sono «cresciute moderatamente». Dalla fine dell'anno circa un dipendente su due del settore privato è in attesa di un rinnovo del contratto nazionale. Date le recenti e ricorrenti revisioni al ribasso della dinamica dei prezzi, la possibilità di adeguare più frequentemente gli aumenti retributivi agli eventuali scostamenti tra l'inflazione attesa al rinnovo e quella realizzata, prevista da alcuni contratti da ultimo rinnovati, «potrebbe comprimere la dinamica salariale».

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