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Greco nuovo procuratore di Milano

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eletto dal plenum del csm

Greco nuovo procuratore di Milano

È nel segno della «continuità» la nomina del Procuratore di Milano Francesco Greco. Il plenum del Csm lo ha scelto con un’ampia maggioranza: 17 sì (i togati di Area e di Unicost, i laici del centrosinistra e di Forza Italia), 4 no (i togati di Mi e di Autonomia e indipendenza, corrente che fa capo a Piercamillo Davigo, favorevoli ad Alberto Nobili) e 3 astensioni (i vertici della Cassazione e il laico di Ncd Antonio Leone). Numeri più alti di quelli che si prefiguravano alla vigilia, quando sul tavolo c’era ancora la candidatura di Gianni Melillo, capo di gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando, ritiratosi in mattinata. Lo annuncia, in apertura di seduta, il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, spiegando di aver ricevuto una email di Melillo, candidato proposto da Alberta Casellati (Fi), che ha poi votato Greco. Il ritiro, però, è giunto a giochi fatti, quando Unicost - ago della bilancia di questa sofferta partita - aveva già fatto sapere che avrebbe appoggiato Greco, non senza mal di pancia interni, superati grazie all’incessante opera di mediazione di Legnini per ampliare il consenso sulla guida di un ufficio simbolico qual è la Procura di Milano.

Il neoprocuratore Greco - che succede a Edmondo Bruti Liberati andato in pensione a novembre 2015 - è anch’egli un simbolo, essendo stato uno dei componenti del pool Mani pulite, negli anni ’90. Ma il suo nome, e la sua fama, sono legati alle inchieste più importanti della Procura milanese in materia economica e finanziaria degli ultimi 30 anni, dal caso Montedison alla tangente Enimont, dal crac Parmalat alle scalate bancarie sino alle più recenti inchieste sul Monte dei Paschi di Siena e sull’Ilva.

L’elemento decisivo - lo dichiara Maria Rosaria San Giorgio di Unicost - è stato proprio il profilo professionale di Greco: magistrato esperto in materia economica e, dunque, più idoneo a guidare la Procura della città che è la «capitale economica dell’Italia». Lo spiega Paola Balducci, laica di Sel, che propone Greco: «In un contesto in cui l’economia qualifica tutte le attività illecite, chi più di Greco è in grado di guidare e accompagnare l’ufficio nella lotta a questa criminalità?». Lo sottolinea Fabio Napoleone, togato di Area proveniente dalla Procura di Milano, rimarcando - anche rispetto a Nobili - che «Milano non ha bisogno di un esperto nella lotta alla criminalità organizzata, altrimenti non si comprenderebbe l’esclusione di Ilda Boccassini». Restano isolate le voci in favore di Nobili, proposto da Claudio Galoppi (Mi), mettendo l’accento sul suo progetto organizzativo della Procura, che «contempla un’ampia collegialità e valorizza il contributo di tutti».

Il primo presidente e il Pg della Cassazione, Gianni Canzio e Pasquale Ciccolo, dichiarano invece la loro preferenza per un «esterno», e quindi per Melillo. Canzio denuncia una «deriva culturale», e cioè la «pregiudiziale, malcelata diffidenza» per chi esercita funzioni «fuori ruolo», laddove «è un onore che un magistrato svolga funzioni di capo di gabinetto del ministro della Giustizia. Non ritengo ammissibili - aggiunge - dubbi etici sul valore istituzionale di questa esperienza». Replicano i togati di Area: «Non abbiamo mai pensato che Melillo non fosse all’altezza del ruolo ma che il profilo di Greco fosse superiore» dice Nicola Clivio; Lucio Aschettino chiude così: «Nessun pregiudizio su Melillo; il suo profilo è eccellente. Scelgo Greco per la sua esperienza professionale ma anche per un giudizio positivo sull’azione giudiziaria della Procura di Milano negli ultimi 10 anni: una stagione di cui Greco è stato uno dei principali protagonisti».

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