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La pm: Sara poteva essere salvata ma nessuno si è fermato

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La pm: Sara poteva essere salvata ma nessuno si è fermato

  • –Ivan Cimmarusti

ROMA

«Volevo solo spaventarla, poi ho fatto un casino». Ha cercato un’attenuante Vincenzo Paduano, 27 anni, accusato dell’atroce omicidio dell’ex fidanzata, Sara Di Pietrantonio, 22 anni. Le telecamere a circuito chiuso dell’ingresso di una cava a Roma in via della Magliana, hanno, però, fatto luce su due circostanze raccapriccianti: la volontà premeditata di uccidere dando fuoco alla vittima con una bottiglia di alcol che si era appositamente portato e l’indifferenza di alcuni automobilisti stigmatizzata dal procuratore aggiunto Maria Monteleone: «Se qualcuno si fosse fermato Sara sarebbe ancora viva».

Questo c’è nel decreto con cui la Procura della Repubblica di Roma ha disposto il fermo di Paduano, di professione guardia giurata, accusato di omicidio volontario premeditato e aggravato da motivi abietti. Il procuratore aggiunto Monteleone ha chiesto al gip la convalida del fermo ed emesso contestuale richiesta di misura. Una decisione che si basa soprattutto sull’interrogatorio di Paduano, torchiato per otto ore dai magistrati e dagli investigatori della squadra mobile di Roma, al comando del dirigente Luigi Silipo. Stando all’accusa Paduano non riusciva ad accettare la fine del rapporto sentimentale e che l’ex fidanzata frequentasse un altro ragazzo: Alessandro, ex compagno del liceo, che Sara vedeva da pochi giorni. Alcuni mesi fa, hanno raccontato alcune amiche della vittima, al culmine di una lite, Paduano ebbe un atteggiamento violento con Sara, all’epoca ancora sua fidanzata: la giovane rimase molto turbata dallo scatto d’ira e dalla violenza dimostrata dall’allora fidanzato. Sara però decise di non sporgere denuncia anche per non creare problemi. Nella notte tra sabato e domenica scorsi il violento epilogo di questo tormentato rapporto. Paduano ha raccontato che «stavo seguendo Sara», dopo che aveva lasciato il nuovo ragazzo a casa. L’imboscata è avvenuta su via della Magliana. Il 27enne ha speronato con la sua automobile il mezzo sul quale viaggiava Sara, costringendola a fermarsi sul ciglio della strada. Sono le 4:06 di domenica mattina. Le telecamere a circuito chiuso riprendono la violenta lite. Prima all’esterno dell’auto della vittima, poi di nuovo nell’abitacolo. Le telecamere riprendono tutto per 14 minuti. Si vede il vigilantes che strattona più volte la ragazza. Sono momenti di terrore. Sara implora aiuto ai numerosi passanti, ma nessuno si ferma per aiutarla. Solo due persone, dopo aver avuto notizia dell’omicidio, sono andate dalla polizia a raccontare di aver visto qualcosa. Il racconto dell’assassino, poi, ha chiuso il cerchio. Ha cosparso la ragazza di alcol – che aveva appositamente portato – e le ha dato fuoco, consentendo che Sara bruciasse viva nel suo veicolo. «In 25 anni di lavoro non avevo mai visto un delitto così atroce», ha commentato il capo della squadra mobile, Silipo. Mentre il procuratore aggiunto Monteleone ha voluto mettere in evidenza una verità amara: «Se qualcuno si fosse fermato Sara sarebbe ancora viva». Almeno due gli automobilisti che hanno visto e proseguito la corsa. I conducenti si sono giustificati dicendo che non avevano capito cosa stesse accadendo e avevano avuto paura. Nel suo ultimo giorno di vita, Sara, proprio poche ore prima di morire aveva accettato di vedere il suo ex, forse proprio per un incontro chiarificatore dopo averlo definitivamente lasciato circa 20 giorni fa.

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