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Pubblico impiego, spesa previdenziale a 66 miliardi…

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Pubblico impiego, spesa previdenziale a 66 miliardi (+2,1%)

roma

C’è una dinamica costante ormai da alcuni anni all’interno dei macro-aggregati della spesa corrente: si riduce quella per gli stipendi dei dipendenti pubblici e cresce quella per le loro pensioni. È l’effetto del blocco del turn over. Che ieri ha trovato l’ennesima conferma nei dati di flusso sui pensionamenti forniti dall’Inps sulle Gestioni ex Inpdap.

Il primo gennaio scorso il loro numero complessivo è arrivato a 2.841.815 (+0,8%) per una spesa che ha superato quota 66 miliardi (66,3 per la precisione, +2,1% sul 2015). Nel corso del 2015 sono state liquidate complessivamente 121.165 pensioni, con un incremento del 20% rispetto al 2014, per un importo complessivo di 3,1 miliardi e importi medi mensili pari a 1.973 euro (in aumento del 5,3% rispetto al 2014, quando l’importo medio mensile era pari a 1.872 euro). Guardando alla tipologia degli assegni s’incontra un’altra conferma: prevalgono le anzianità o le anticipate, il 55,4%, con importi complessivi annui pari a 40,5 miliardi di euro; segue il 13,8% rappresentato dalle pensioni di vecchiaia, per un importo complessivo di 11,3 miliardi; mentre le pensioni di inabilità sono l’8,2% e il restante 22,7% è costituito, complessivamente, dalle pensioni erogate ai superstiti di attivo e di pensionato. Come si diceva dietro questi importanti trend c’è la forza dei tagli alla Pa, partiti dieci anni fa quando vennero introdotte le prime parziali strette sul turn-over e i blocchi lineari; allora i dipendenti pubblici erano circa 300mila in più di oggi e anche i contrattisti a termine si sono molto ridotti (da 113mila del 2007 a circa 79mila). Se nel 2012 il totale delle pensioni vigenti per cassa del pubblico impiego erano 2.785.946, a gennaio di quest’anno s’è arrivati a 2.841.815.

Tornando ai dati di ieri è interessante la fotografia degli assegni per livelli di reddito. La distribuzione delle pensioni degli ex dipendenti pubblici per categoria e classi di importo mensile mette infatti in evidenza che circa il 18,2% delle pensioni pubbliche ha un importo mensile inferiore ai 1.000 euro, il 51,3% tra 1.000 e 1.999,99 euro e il 22,8% di importo tra 2.000 e 2.999,99; infine, il 7,8% ha un importo dai 3.000 euro mensili lordi in su. La classe modale del totale dei trattamenti è quella compresa tra 1.250 ed 1.499,99 euro, che corrisponde al 13,9% del totale. Guardando all’area geografica, circa il 38,8% della spesa pensionistica complessiva della Gestione dipendenti pubblici viene erogata nell’Italia settentrionale, contro il 36,3% del Mezzogiorno ed isole ed il 24,8% dell’Italia centrale; solo lo 0,1% delle pensioni è erogata all’estero. Il 58,6% del totale dei trattamenti pensionistici del ex dipendenti pubblici, conclude l’Inps, è erogato alle femmine, contro il 41,4% che va ai maschi.

Ieri l’Istituto guidato da Tito Boeri ha diffuso i dati relativi anche la gestione ex Enpals (lavoratori dello spettacolo e sportivi professionisti). Le pensioni in vigore al 1° gennaio scorso sono in questo caso 57.637, di cui 55.495 (il 96,3% del totale) a carico della gestione dei lavoratori dello spettacolo e 2.142 (il 3,7%) a carico del fondo degli sportivi professionisti, per un importo complessivo annuo pari a 928,3 milioni di euro, di cui il 94,4% (876,6 milioni) erogato dalla gestione lavoratori dello spettacolo e il 5,6% (51,7 milioni) dal fondo sportivi professionisti. Rispetto al 2015 queste tipologie di pensioni risultano in calo sia riguardo il numero degli assegni sia degli importi annui in pagamento, con però una netta differenziazione per gestione. Infatti, mentre per i lavoratori dello spettacolo il numero delle prestazioni e l’importo complessivo annuo sono diminuiti rispettivamente dello 0,7% e dello 0,5%, per gli sportivi professionisti l’andamento è opposto, con un incremento del 4,9% del numero di pensioni e del 6,1% dell’importo complessivo annuo in pagamento.

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