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Greco, il magistrato dotato sempre «del giusto distacco»

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il nuovo procuratore di milano

Greco, il magistrato dotato sempre «del giusto distacco»

Francesco Greco. (Ansa)
Francesco Greco. (Ansa)

È finita com’era giusto che finisse per la Procura di Milano, l’ufficio giudiziario che con le sue inchieste ha contribuito a fare la storia dell’Italia grazie ai tanti magistrati che lì hanno lavorato, sono cresciuti, hanno saputo fare squadra. Francesco Greco è uno di loro. Perciò sarebbe stato a dir poco bizzarro che - al netto di qualità professionali, successi conseguiti, attitudini organizzative - il Csm fosse andato a pescare un «papa straniero» per raccogliere il testimone di Edmondo Bruti Liberati. Milano, capitale finanziaria dell’Italia, ha bisogno di una Procura guidata con «raffinata intelligenza» e con il «giusto distacco» nel contrasto all’illegalità economica. Qualità che Greco, nei suoi 37 anni di carriera in quell’ufficio, ha dimostrato incontestabilmente di avere, tanto quanto la capacità «di fare squadra» con i colleghi. Una scelta diversa sarebbe stata incomprensibile, autolesionistica, insensata, punitiva, controproducente. Incomprensibile per l’opinione pubblica, autolesionistica per la magistratura, insensata sul piano professionale, punitiva rispetto all’ufficio milanese, controproducente per la lotta alla criminalità economica.

Senza nulla togliere agli altri candidati - compreso Gianni Melillo, capo di Gabinetto del ministro della giustizia - Greco era e doveva essere il successore naturale di Bruti Liberati anche per marcare una continuità storica con le precedenti gestioni della Procura. Che - al di là di criticità contingenti talvolta trasformate in veleni - sono state tutte «gestioni democratiche».

La storia di Francesco Greco è nota: la vastissima competenza sui reati dell’economia, la capacità di «fare squadra», l’impegno per affermare le regole del mercato, i 3 miliardi e 600milioni recuperati all’Erario tra il 2010 e il 2014 nel contrasto alla criminalità economica, l’attenzione a evitare danni inutili al tessuto economico e produttivo del Paese e a salvaguardare il capitale umano e il valore sociale dell’impresa.

Ma nei pareri espressi durante la sua carriera c’è un’espressione ricorrente, particolarmente significativa del suo lavoro di Pm, là dove si parla di «giusto distacco». «Giusto distacco» nel valutare i fatti di indagine, «senza nessun accanimento accusatorio, ma con rigore e senso critico non comune» - si dice - sapendo costruire, sui fatti, «un quadro giuridico solido e difficilmente attaccabile». È questa, forse, una delle qualità più importanti di Greco, che gli ha consentito di attraversare gli ultimi trent’anni della difficile vita economica italiana come un “mastino” dotato di equilibrio, del rispetto delle garanzie e della capacità di cogliere i nessi delle vicende affrontate. Il che ne ha fatto un vero protagonista della contemporaneità.

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