Poste Italiane si prepara al secondo round della privatizzazione. Il consiglio dei ministri ha approvato ieri il decreto del presidente del consiglio che consente la cessione di una ulteriore quota del capitale, dopo il collocamento del 35% della società in Borsa lo scorso ottobre, superando il limite del precedente decreto che impediva al ministero dell’Economia di scendere sotto il 60 per cento del capitale. Il decreto ripropone le stesse modalità di cessione previste nella precedente edizione: sul mercato andrà il 29,7 per cento del capitale, la quota residua dopo che il ministero avrà girato alla Cassa depositi e prestiti una partecipazione del 35% della società dei recapiti.
Il decreto ricalca il modello già seguito in ottobre. Prevede dunque che l’alienazione possa avvenire anche in più fasi (anche se l’obiettivo è cedere l’intero 29,7% entro la fine dell’anno) e sia realizzata attraverso un’offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del gruppo Poste e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali. Sarà ancora una volta previsto che, per favorire la partecipazione all’offerta del pubblico indistinto dei risparmiatori e dei dipendenti, ci siano forme di incentivazione, che potrebbero riguardare quote dell’offerta riservate e/o il prezzo (anche differenziato per pubblico indistinto e dipendenti).
«Siamo molto soddisfatti dell’approvazione del decreto - spiega al Sole24Ore Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia -. Con la seconda tranche potrà essere completato un processo di privatizzazione che era stato iniziato con successo lo scorso anno. Le modalità del collocamento saranno simili, con forme di incentivazione o bonus share, anche se ancora non abbiamo deciso i dettagli. Anche le banche del consorzio di collocamento(Banca Imi, Unicredit Mediobanca, Citigroup, Bofa Merrill Lynch, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Credit Suisse, Jp Morgan, Ubs; Rothschild advisor della società, Lazard advisor del ministero, ndr) saranno le stesse, in linea con le operazioni fatte in passato, e questo non rende necessario ricorrere a una nuova procedura di selezione».
L’operazione è attesa nella seconda parte dell’anno. «L’obiettivo resta quello di realizzare il collocamento nella seconda parte dell’anno - continua Pagani -. Prima dell’estate è prevista la privatizzazione di Enav. La finestra di settembre-novembre sarebbe privilegiata per Poste, anche se sceglieremo il momento migliore in base all’andamento dei mercati».
Nelle prossime settimane dovrebbe essere formalizzato il passaggio del 35% di Poste a Cdp. La governance, i poteri di nomina e di indirizzo resteranno al ministero dell’Economia. «Il meccanismo è identico a quello esistente per la governance dell’Eni, di cui la Cdp controlla il 25,76% del capitale», spiega Pagani. Una separazione necessaria perchè la Cassa controlla e gestisce altre partecipazioni, come Snam, che la porrebbero in una posizione di conflitto di interessi.
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