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Dossier Legalità e infrastrutture, Roma all'anno zero

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    Dossier | N. 123 articoliElezioni comunali 2016

    Legalità e infrastrutture, Roma all'anno zero

    Recupero della legalità e della capacità amministrativa, crescita, risanamento dei conti. Saranno le sfide della nuova amministrazione per ridare normalità a una città colpita dalle inchieste e dalla corruzione. Provata dal degrado e dalla crisi economica. Roma si trova oggi ad affrontare una doppia emergenza: quella dell'onorabilità morale e di un aggravamento strutturale, soprattutto sul fronte dei servizi, dalla gestione dei rifiuti e della mobilità alla situazione di degrado delle strade, delle ville e degli spazi pubblici. Un contesto difficile che richiede un governo e una guida capace per la città. Perché se la capitale crolla, crolla tutto il Paese.

    Certamente il nuovo sindaco dovrà proseguire e rilanciare il primo difficile risanamento iniziato dal Commissario straordinario, il prefetto Francesco Paolo Tronca, insediato lo scorso novembre dopo le dimissioni di Ignazio Marino. Tra i dossier in primo piano i conti capitolini, su cui pesa il Piano di rientro per rimborsare il debito pregresso di Roma Capitale. Una voragine da 12 miliardi che drena 500 milioni l'anno destinati alla gestione commissariale: 300 dei quali a carico dello Stato e 200 milioni a carico dei romani con il contributo di un'addizionale Irpef aggiuntiva dello 0,4%. L'ultimo bilancio varato da Tronca lo scorso marzo è stato incentrato su rigore e prudenza. Per il 2016 sono stati varati tagli da 164 milioni, con 500 milioni liberati per gli investimenti. La tassa sui rifiuti è diminuita del 2%. Ma molto resta da fare: secondo uno studio Uil, tra addizionale comunale Irpef (con super addizionale per ripianare il debito), addizionale regionale Irpef, Tasi prima casa, Imu-Tasi su altri immobili, tariffa rifiuti, il gettito medio pro capite delle tasse locali a Roma è arrivato nel 2015 a 2.726 euro, il più alto d'Italia.

    Un record per un Comune esteso 7 volte Milano e circa 11 volte Napoli, con quasi 2,9 milioni di residenti, che tendono a lasciare i quartieri centrali (quasi un terzo vive ormai fuori dal raccordo anulare, contro il 18% del 1998). Eppure gli uffici pubblici sono quasi tutti concentrati al centro o al massimo all'Eur, con un flusso di oltre 800mila pendolari che ogni giorno dalla provincia si sposta all'interno del raccordo anulare. Non sorprende quindi che il trasporto pubblico sia la croce di ogni amministrazione a Roma. A cominciare dall'Atac: l'azienda del trasporto pubblico (100% del Comune) è stata per lunghi anni il buco nero dell'amministrazione, con continue ricapitalizzazioni nel complesso superiori al miliardo. Ora Atac ha avviato un piano di riorganizzazione con il nuovo direttore generale, Marco Rettighieri: il debito, quasi 1,7 miliardi a fine 2013, dovrebbe scendere a 1,3 miliardi quest'anno. La perdita 2015 è stata di 78,9 milioni, che dovrebbe diminuire a 40,3 nel 2016 per poi azzerarsi nel 2017. Il tutto per alimentare un piano di investimenti da 430 milioni nel 2016-18 per potenziare l'offerta di mezzi pubblici. Il risanamento di Atac è anche presupposto per il progetto, che ogni tanto riemerge, di una possibile apertura dell'azienda ai privati. O magari alle Fs che già si sono candidate a una gestione integrata ferro-gomma della mobilità romana.

    C'è poi la questione delle metro: appena 2 linee in città, con una terza in costruzione. Proprio la Metro C rappresenta più di una incognita. L'opera è andata in gara il 15 febbraio 2005, per un costo totale di 3.047 milioni. Costo poi lievitato agli attuali 3.739 milioni, valore che è però secondo l'Anac sottostimato, perché deve essere ancora fatta la progettazione per il tratto Venezia-Clodio (si stima un costo totale effettivo di almeno 4,5 miliardi). La Metro C a oggi è in funzione da Pantano a Lodi; la prossima stazione da aprire (forse nel 2017) è San Giovanni, per garantire almeno l'incontro con un nodo della Linea A. Il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, sta mettendo a punto un piano metropolitane in cui ci sarebbero risorse anche per la linea C ma va sciolto prima il nodo progettuale e quello degli arretrati al general contractor.

    Ma oltre al trasporto pubblico che non funziona, tra le emergenze più sentite dai cittadini c'è quella delle buche: i costruttori romani hanno stimato che per risolvere il problema servirebbero 250 milioni l'anno per 5 anni. Cifra cui vanno aggiunti almeno 100 milioni l'anno per la manutenzione ordinaria delle strade.
    Tra i temi in primo piano anche quello della sicurezza: se da una parte i reati denunciati nel 2015 (254.991) sono calati del 9,1% sul 2014 (dati Questura di Roma) non si è ancora scesi ai livelli di 5 anni fa (rispetto al 2010 i reati segnano un +4,6%). Ma è la penetrazione della criminalità organizzata nelle istituzioni e nell'economia che ha lasciato sotto shock i romani. Dopo lo scandalo di Mafia capitale portato alla luce a fine 2014 dalle indagini del procuratore Giuseppe Pignatone, tutti ricordano il funerale stile padrino di Vittorio Casamonica, immagini che hanno fatto il giro del mondo. Ci sono poi le organizzazioni mafiose tradizionali (soprattutto 'ndrangheta e camorra), che, come scrive la Dna nel suo ultimo rapporto, a Roma «acquisiscono, tramite loro rappresentanti, immobili, società ed esercizi commerciali nei quali impiegano ingenti risorse economiche provenienti da delitti». Il commissario Tronca ha dato priorità alla legalità, prendendo di petto lo scandalo affittopoli (gli affitti irregolari, su cui era intervenuta già l'amministrazione Marino), la lotta all'assenteismo (a marzo ci sono stati due dipendenti licenziati con preavviso e 95 procedure disciplinari aperte, tra cui 19 nei confronti di dirigenti), procedendo alla rotazione del personale. Un lavoro che va continuato. Come la partita sui rifiuti.

    Nel 2013 è stata chiusa la mega-discarica di Malagrotta. E la raccolta differenziata è salita dal 24,6% nel 2011 al 45% nel 2015. Per Ama, azienda rifiuti al 100% del Comune, c'è l'urgenza di completare il ciclo dei rifiuti per evitare crisi dovute alla necessità di portare scarti fuori città a seguito di picchi nello smaltimento. Si parla da tempo del possibile ingresso dei privati, nonché di sinergie Ama-Acea sul fronte valorizzazione rifiuti. Acea, la multiutility di acqua, energia e ambiente, al 51% del Comune, è la gallina dalle uova d'oro del Campidoglio: nel 2015 ha staccato a favore del comune un assegno di 53 milioni in dividendi.

    Sullo sfondo un sistema produttivo che ancora non si è risollevato dalla crisi post 2008. Il valore aggiunto, cioè la ricchezza prodotta dalla Capitale, vale 134 miliardi, con 478mila imprese registrate nel 2015. Tuttavia, solo nel commercio, sono state 1.500 le attività chiuse nei primi tre mesi del 2016. A preoccupare è anche la disoccupazione giovanile record che nel 2015 ha raggiunto il 43,5% (era 30,1% nel 2010), più della media nazionale (40,3%). Il turismo, invece, si sta riprendendo lentamente dopo la crisi seguita alle minacce dell'Isis: questione che pesa non solo sui bilanci delle aziende ma anche sui conti del Campidoglio. Nel 2015 la tassa di soggiorno pagata dai turisti ha portato in cassa 118 milioni.

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