Le incognite sui progetti del dopo Expo
Il milione di metri quadrati su cui è stato allestito l’Expo, pagato dagli enti locali 160 milioni e infrastrutturato con un investimento da 1,2 miliardi prevalentemente statale, dovrà trovare una nuova vita e una nuova destinazione d’uso. Il progetto ipotizzato è il polo tecnologico dedicato alle scienze umane, lanciato dal premier Matteo Renzi a Milano. Ma ancora non ci sono linee guida, che prenderanno forma non prima di un anno. Sono molte le incognite: quali aziende si sposteranno qui e quali laboratori nasceranno? Quali università apriranno qui le loro facoltà? Riuscirà quest’area a prendere vita con negozi, centri sportivi e forme di intrattenimento? Al momento l’unica certezza è che 30mila metri quadrati sono stati affidati all’Istituto italiano di tecnologie di Genova. I candidati cercano di dare le loro risposte. Secondo l’ex commissario Expo Giuseppe Sala, candidato del centrosinistra, l’area deve attrarre imprese cercando forme di defiscalizzazione. Inoltre l’università dovrà essere supportata per il trasferimento delle facoltà (si parla soprattutto delle facoltà scientifiche della Statale di Milano). Anche per Stefano Parisi, manager e candidato del centrodestra, si dovranno cercare forme di defiscalizzazione ma soprattutto andrà potenziata l’attività di marketing cittadino per presentare la città agli imprenditori, illustrando opportunità e infrastrutture. Inoltre Parisi polemizza con Renzi che ha affidato solo all’Iit di Genova la regia di un progetto lombardo. Per Gianluca Corrado, del M5S, non ci sono altri soldi pubblici da spendere e il progetto dovrà essere rivisto. Mentre per il candidato di sinistra Basilio Rizzo, il Comune dovrebbe uscire dalla società dei terreni.
Emergenza casa, 23mila domande in stand by
È uno dei grandi temi della città e uno dei principali argomenti della campagna elettorale. Come in tutte le grandi città, c’è un’emergenza costante da gestire: ci sono 23mila domande di alloggi pubblici in lista di attesa. Il Comune possiede 30mila case, di cui si è ripreso recentemente la gestione sottraendola all’Aler, società regionale specializzata, e affidandola a Metropolitana milanese, controllata di Palazzo Marino, che già gestisce l’acqua, servizi ingegneristici e che quindi sta diventando una sorta di holding di servizi. Le case inagibili del Comune da ristrutturare sono 1.500. A questa proprietà diretta si aggiungono altri 40mila appartamenti di proprietà dell’Aler, situati a Milano e in provincia, di cui 4.500 da riqualificare. Questi sono i numeri che descrivono il problema, che si concentra maggiormente nelle periferie, già più disagiate rispetto al centro. Trattandosi di un tema delicato, è stato affrontato da tutti i candidati. Per Giuseppe Sala, del centrosinistra, l’emergenza casa si può superare ristrutturando ciò che esiste e magari incentivando i proprietari a mettere sul mercato o in affitto i circa 20mila appartamenti sfitti. La gestione per Sala va mantenuta in mano pubblica. Così come per Gianluca Corrado, del M5S e per il candidato di sinistra Basilio Rizzo. Per Stefano Parisi, del centrodestra, si possono invece ipotizzare nuove costruzioni e anche gestioni di tipo privatistico, comunque non necessariamente pubbliche.
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