
Ci sono in tutto nove candidati. Ma a Milano lo scenario, almeno al primo turno, sembra avere ben poche incognite: i due favoriti, Stefano Parisi per il centrodestra e Giuseppe Sala per il centrosinistra, si preparano ad andare al ballottaggio, con percentuali di voti abbastanza vicine. Dovrebbe essere favorito l’ex commissario Expo, ma non abbastanza da passare al primo turno.
I più votati dovrebbero essere quindi i due ex city manager della città: Sala ha ricoperto questo ruolo per un anno con Letizia Moratti sindaco, prima di andare a guidare l’Expo (e dopo essere stato manager di Telecom); Parisi durante la giunta Albertini, prima di fare l’ad di Fastweb e successivamente di fondare Chili Tv. Curiosità: Parisi è stato proprio il primo city manager di Milano.
Il confronto è dunque fra due manager, non tra due politici di professione, sebbene entrambi conoscano le logiche delle stanze del potere, avendo avuto a che fare con partiti e governi durante le loro esperienze professionali.
Entrambi hanno anche avuto lo stesso merito di tenere unita la propria coalizione, mentre in altre città avvenivano spaccature profonde. Non senza mal di pancia: nel centrosinistra Sel ha impiegato un paio di mesi per capire se rimanere dentro l’alleanza sancita durante la giunta Pisapia o uscire per andare a formare anche a Milano il raggruppamento di “Sinistra Italiana”, ma alla fine ha scelto di restare; nel centrodestra non è stato facile far convivere l’Ncd con la Lega, e alla fine il compromesso si è trovato con la rinuncia da parte di Maurizio Lupi al simbolo di partito e con la creazione di una lista civica “sostitutiva”. Entrambi i candidati si presentano come dei moderati e anche i toni della campagna elettorale hanno rispecchiato questa immagine.
A incidere sull’esito del ballottaggio del 19 giugno potrebbero essere altri due candidati: Gianluca Corrado, del Movimento 5 Stelle, e Basilio Rizzo, della lista “Milano in Comune” (cioè la sinistra in cui è confluito “Possibile”, il movimento di Pippo Civati, e Rifondazione comunista). Infine una piccola quota di consensi potrebbe arrivare a Marco Cappato, leader dei Radicali di Milano. Si è invece ritirato Corrado Passera, ex ministro e ex ad di Intesa Sanpaolo, confluendo con la sua lista nella coalizione di Parisi.
Il movimento di Beppe Grillo a Milano dovrebbe prendere molti voti in meno rispetto alla media italiana (si parla della metà). Ma si tratta pur sempre di una percentuale sopra il 10%. Una fetta di consensi importante quindi, appetibile per un ballottaggio. Solo che a Milano il candidato Corrado non darà, almeno apertamente, indicazioni di voto, preferendo suggerire l’astensione come segno di protesta nei confronti dei due candidati “gemelli”. Gli esperti di politica a Milano ritengono che il voto del movimento qui si ripartirà abbastanza equamente tra destra, sinistra e astensione.
Poi c’è Basilio Rizzo, memoria storica di Palazzo Marino, molto conosciuto negli ambienti di sinistra a Milano e presidente del consiglio comunale con Pisapia sindaco. Lui, che conosce i partiti e la storia politica della città, punta ad un accordo con Sala. Che però non è detto che venga davvero sottoscritto: molto dipenderà dall’esito del voto di domenica. Quanto ai Radicali, promettono di dire dopo il primo turno cosa faranno. Possibile che scelgano il più liberista in termini economici e il più liberale in fatto di diritti civili.
Gli altri candidati sono: Natale Azzaretto (Partito comunista dei lavoratori), Maria Teresa Baldini (Lista Fuxia), il candidato di destra Nicolò Mardegan, Luigi Santambrogio (Alternativa municipale).
Intanto si comincia già a a ragionare sul fenomeno dell’astensione. Potrebbe crescere addirittura del 10% in questa tornata elettorale. Nel 2011 alle amministrative di Milano votò il 67% della popolazione, su un milione circa di aventi diritto. Quest’anno si teme che la percentuale possa scendere sotto il 60. Gli effetti di questa possibile scelta non sono ancora chiaramente calcolabili.
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