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    Dossier | N. 123 articoliElezioni comunali 2016

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    Roma, il Colosseo (Marka)
    Roma, il Colosseo (Marka)

    Ridurre il debito per abbassare le tasse
    Per il debito monstre della Capitale precedente al 2008 (ad oggi 12 miliardi di euro) è stata istituita una struttura ad hoc affidata a un commissario governativo che ha il compito di completare il percorso di rientro fino al 2048. Per smaltire questa passività, ogni anno sono stanziati 500 milioni: 300 dei quali a carico dello Stato e 200 milioni a carico dei romani con il contributo di un’addizionale Irpef aggiuntiva dello 0,4%. Per Virginia Raggi, candidata del M5S, «sulla gestione straordinaria serve un audit che nessuno ha mai fatto, 44% dei debiti non sono noti e non sappiamo a chi i romani pagano 200 milioni l’anno. Non prometto di abbassare le tasse, sarebbe meschino in campagna elettorale. È un obiettivo». Roberto Giachetti, candidato del Pd, punta invece a «rinegoziare il debito per riportare i tassi d’interesse enormi a quelli attuali. Spero – ha spiegato – di destinare in parte le risorse che recupereremo per abbassare l’Irpef e aumentare i servizi sociali, almeno 200 milioni l’anno derivante dalla rinegoziazione». Un tema, quello della rinegoziazione del debito, comune anche ad altri candidati: Giorgia Meloni (Fdi e Noi con Salvini) parla infatti di «rinegoziare il debito», passo «fondamentale per abbassare le tasse in modo orizzontale, mentre alcune si possono rimodulare». Alfio Marchini (Lista civica, Fi e Lista Storace) propone invece «un’emissione ad hoc di Btp dello Stato risparmiando sugli interessi e dimezzando, così, l’addizionale Irpef». Stefano Fassina (Si-Sel) rivendica di aver posto per primo «il problema del debito. Il mutuo del 2011 con Cassa depositi e prestiti (Cdp) è al 5%. Ma la Bce ora presta a zero, dobbiamo rinegoziare quel mutuo. Con queste risorse si può fare un intervento sull’Irpef delle famiglie numerose e a basso reddito e stabilizzare le precarie della scuola d’infanzia».

    Trasporti, i nodi Atac e metropolitana
    L’emergenza trasporto pubblico è stata sempre stata un nodo delle giunte capitoline. Atac, l’azienda per la mobilità (100% del Comune), è stata per anni il buco nero dell’amministrazione con continue ricapitalizzazioni, superiori al miliardo. Il nuovo piano di risanamento avviato è il presupposto per una possibile privatizzazione. Poi c’è la questione della metro: solo due linee in città e la terza, la C, in costruzione e ancora un’incognita. In gara nel 2005 per 3 miliardi il suo costo è lievitato a 3.739 milioni. Per ora è in funzione un solo tratto. Da sciogliere il nodo progettuale e quello degli arretrati al general contractor. Per Roberto Giachetti (Pd) ,che propone nei primi 100 giorni 150 bus nuovi di cui 70 all’idrogeno, su Atac « occorre intervenire con decisione arrivando al 2019 in condizioni di competere con il mercato per il rinnovo del contratto di servizio». Mentre la metro C deve essere tirata «fuori dalla legge obiettivo come consente il nuovo codice degli appalti». Virginia Raggi (M5S), è cauta sulla metro C («la faremo arrivare al Colosseo poi valuteremo»). Atac «deve rimanere pubblica», vanno ridotti sprechi e abusivismo, e propone una funivia Casalotti-Boccea. Per Alfio Marchini(Fi, Lista civica e lista Storace) prima di parlare di privatizzazione di Atac « bisogna studiarne attentamente il piano industriale». La rete va rivista e vanno sfruttati di più i sistemi tecnologici, serve «un piano antievasione» e rinnovo del parco mezzi. Si dice favorevole all’«ingresso di altri soggetti nella gestione del Tpl» se entro il 2020 Atac non centrasse gli obbiettivi di efficienza Giorgia Meloni (Fdi e Noi con Salvini) che propone il bigliettaio sul bus contro l’evasione mentre la metro C va completata. Secondo Stefano Fassina(Si-Sel) «è possibile riorganizzare radicalmente Atac senza privatizzare» . E per la metro C propone un débat public nei primi sei mesi.

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